TAMARA la ragazza di Bubi

TAMARA la ragazza di Bubi un luogo, una storia. Parma 1969: fra soldi, piaceri, intrighi divampa il «caso Baroni» TAMARA la ragazza di Bubi PARMA DAL NOSTRO INVIATO La sagoma della mongolfiera che doveva volare sulle ville con piscina della Parma-beach, un duello Eva contro Eva con ricorso a sicari sgangherati, il profilo del killer che da lassù doveva puntare al cuore della vittima, rivale in amore di colei che aveva architettato l'impresa: queste le immagini che - per qualche tempo - furono il simbolo stesso di Parma. L'amore fra Tamara Baroni e Bubi Bormioli era finito sui rotocalchi e nei tribunali. La città di Maria Luigia, da sempre indiscussa maestra di raffinatezze, era diventata il teatrino di un intricato happening recitato dal ricco industriale, l'elegante consorte da far fuori, l'amante ricattatrice, e assegni falsificati, sberle, diari rubati, killer inabili e confusionari. Era la fine del '69, il tempo dell'autunno caldo, delle bombe di piazza Fontana, dei misteri e del sangue che ferivano il Paese. Quel «giallo senza cadavere», dai risvolti piccanti, deliziò l'Italia intera. La pietra dello scandalo era stata Tamara Baroni, star di caroselli e fotoromanzi, ventenne di opulenta e ineguagliata avvenenza. Era nata a Borgo del Naviglio, nella vecchia ' Parma, che era ben diverso dà come appare adesso con le sue boutique, i negozietti d'antiquariato e le piccole case restaurate grazie ai fondi del terremoto degli Anni Ottanta. Quello, allora, era il quartiere popolare più povero: durante il ventennio i fascisti non avevano mai osato metterci piede. Uscire da lì per entrare a far parte della città che conta era una scommessa e un sogno. Tamara, figlia di un ex carabiniere e di un'operaia, quel progetto lo coltivò subito. Fece le magistrali dalle suore Luigine e prese il diploma. Ma diede presto una brutta «zuccata» nella vita, come lei diceva: rimase incinta a diciotto anni e si dovette sposare in fretta. Però non si fece tarpare le ali. Dopo il viaggio di nozze piantò lesta il marito, cui fu affidata la figlia, e andò dritta per la sua strada puntando sul tesoro di cui disponeva, la sua bellezza. «Era bellissima. Le fotografìe non le hanno mai fatto onore», dicono gli ex figli di papà che subito adocchiarono quella mora dalle gambe strepitose quando fece la sua apparizione sulla passerella della città, via Cavour. Oggi la strada, isola pedonale, è ingombra di biciclette, motorini, ragazzi seduti sui marciapiedi - maschi e femmine quasi difficili da distinguere gli uni dagli altri, tutti carini, con abiti griffati, indolenti, incollati agli auricolari dei transistor. Allora la guerra dei sessi aveva un altro sapore. Qui ci si esibiva, e si predisponevano i rituali della sera, le armi della seduzione. I bar, quello di Otello in piazza Garibaldi, e lo Sport subito dietro l'angolo, non erano più le piccole accademie diventate mitiche quando a quei tavolini sedevano Attilio Bertolucci e Pietrino Bianchi, Pasolini e Zavattini. Adesso, all'ora del passeggio, e poi verso le undici di sera, qui si davano appuntamento i giovani leoni con le loro macchine sportive. Le loro spedizioni avevano una meta precisa, Salsomaggiore: il Poggio Diana, con dancing e piscina d'estate, il Caffè del Teatro Nuovo d'inverno. Il bersaglio: le signore sole andate a «passare le acque». «La legge era quella del tutto va», ricorda un protagonista di quelle stagioni, Guido Romano, farmacista, scapolo impenitente. Che aggiunge: «A noi ci ha rovinato il servizio sanitario nazionale, il termalismo di massa». E ammette: «Ai primi di settembre, quando si elegge miss Italia, ci torna la nostalgia di quelle serate. Ma non è più la stessa cosa. Quel Marigliano lì le aspiranti miss la sera le tiene chiuse sotto chiave!». Alcuni anni fa anche Bubi - Pier Luigi - Bormioli ritornò sulle piste di un tempo. «Ancora, Bubi?», gli chiesero. «Che cosa vuoi, si perde il pelo non il vizio!», rise lui. Incanti d'amore Già allora Bubi era il re del vetro. Aveva amato poco gli studi ma subito aveva rivelato un autentico talento sia per gli affari sia per le gioie della vita. Nel '50 aveva scoperto le Mille Miglia, e ci aveva partecipato con un'auto truccata. Da quando andava al liceo veniva mandato d'estate a visitare le migliori vetrerie d'Europa. Aveva amici in tutto il mondo. Era simpaticissimo. A metà degli Anni 50 subentrò al padre. I dipendenti allora erano mille e il fatturato di 300 milioni (nell'89 il fatturato è stato di 380 miliardi e l'azienda aveva filiali in Gran Bretagna, Usa, Francia, Germania). Con la sua gestione la Bormioli incominciò a ingrandirsi. Il vecchio paternalismo fu messo da parte. Il consiglio di fabbrica impose rapporti basati su nuove regole. Bubi portava anche nel lavoro il gusto per l'avventura e per la sfida. Il giorno del suo matrimonio, con la marchesa Maria Stefania Balduino Serra, arrivò con notevole ritardo alla cerimonia: si era fermato con alcuni amici in un prato, a innaffiarsi, per vincere l'afa. Una sera del febbraio del '73 nella sala del consiglio d'amministrazione risuonarono un paio di pistolettate: una reazione di Bubi che aveva sentito rumori sospetti, secondo la versione ufficiale; la conclusione di un «acceso colloquio» fra l'imprenditore e un ex socio, secondo altri. Naturale che Pier Luigi Bormioli mettesse gli occhi su Tamara, una così magnifica creatura. Si incontrarono - nel '67 alla mostra delle conserve dove lei faceva la standista, secondo alcuni; nel dancing King Club, secondo altri storici della love story. Tamara era una piccola celebrità: entrata in finale per il titolo di Miss Italia, era stata esclusa quando si era scoperto che era già sposata. Fu subito passione. E fughe, viaggi, incanti d'amore. Tutto avveniva alla luce del sole. Lui aveva quattro figli. La portava in vacanza, nei ristoranti migliori, nei circoli del tennis sorti fuori Parma e che erano la nuova passione dei nuovi ricchi. La copriva di doni. Adesso Tamara attraversava via Cavour con belle pellicce, borse firmate. Tutta la città parlava di loro. E rideva. Chiamavano lei «Tamiura», dalla Miura su cui Bubi la scarrozzava. «Bubi, non Tamareggiare», era scritto sui muri. Negli spogliatoi della vetreria venivano affisse le foto di Tamara pubblicate da una rivista per soli uomini. Finché un ordine di servizio non lo proibì. «Bubi, non t'amareggiare», insistevano i suoi dipendenti. Andò avanti per anni. In una città sempre più ricca («Qui non c'è mai stato boom economico. Mai crisi. Mai squilibri prodotti da un'eccessiva immigrazione»; dice Giorgio Orlandini, direttore dell'Unione Industriali). Una città con una voglia di apparire e di divertirsi sempre più accentuata (moriva il prestigioso Festival Universitario e aumentavano le fuoriserie, i jet privati si allineavano sulla pista dell'aeroporto pagato da enti locali e imprenditori, si chiudevano i tè danzanti dell'associazione universitaria, non si pensava più a trovare marito alle ragazze portandole al ballo annuale della Croce Rossa al Casino di Lettura, cominciavano a nascere - cattedrali inaspettate, sulla via Emilia - le maxi discoteche piene di ottone e velluti che avrebbero fatto storia: il Jumbo, il Marabù, il Picchio Rosso). Ogni gesto di lui, lei e l'altra era attentamente registrato. La marchesa - donna di gran lignaggio e ottima educazione era sempre impeccabile: non mancava un ricevimento importante, una manifestazione di beneficenza. Bubi spingeva il suo gioco fino alla provocazione. Una volta, dopo una «prima» al Teatro Regio - le grandi famiglie facevano a gara per questi dopo teatro cui partecipavano gli artisti e ospiti provenienti anche da Milano - i Bormioli aprirono la loro bella villa. Arrivò pure Tamara. La marchesa, sulla porta, strinse la mano a un invitato dopo l'altro senza battere ciglio. E Bubi, scamiciato, danzò con le due donne, alternativamente, imparziale. La commedia s'inceppò alla fine del '69. Due balordi, conosciuti da tutti come tali, apparvero in un bar carichi di soldi. Dissero che avevano vinto al casinò. Poi dissero che quei soldi glieli aveva dati Tamara, per far fuori la moglie di Bubi. Parlarono della mongolfiera, di coltelli, di pistole, fecero nomi. La marchesa, a sua volta, denunciò le minacce ricevute. Una sera fu quasi investita da un camioncino guidato da uno dei presunti sicari. Un'altra sera fu Tamara a raccontare di essere stata raggiunta da una raffica di colpi sparati contro la sua macchina. Insomma, si scatenarono denunce, sospetti, indagini, accuse, confessioni, ritrattazioni. Si aprirono - per alcuni - le porte del carcere. «Volete altre foto?» La sera in cui il «giallo» uscì dai confini della storia piccante di provincia e arrivarono gli inviati da tutta Italia, la marchesa si consigliò con un amico: «Cosa devo fare, li devo ricevere?», chiese, lei che per stile non era abituata né a mentire né a scappare. Bubi invece, con l'impudenza che lo contraddistingueva, si preoccupò: «Volete altre foto? Mica tirerete fuori le solite, vecchie chissà quanto!». Tamara fu una manna per i cronisti. Scrisse memoriali. Teneva conferenze stampa. Raccontò del potere che aveva sul suo innamorato. Degli assegni con molti zeri su cui aveva potuto contare. Dei presunti amichevoli rapporti con la moglie- rivale. Arrivò a dire: «La marchesa mi propose un ménage a tre. Pier Luigi ne sarebbe stato entusiasta. Ma io rifiutai». Tirò in ballo l'entourage dell'ingegnere: «Credevo che fosse vero amore. Poi si arrivò alla commedia del consiglio di famiglia. Mi accusarono di plagiare Bubi». Il balletto delle ritrattazioni e dei tiri rialzati andò avanti. Gli attentati su commissione alla marchesa furono sei o dieci? E Tamara fu vittima anche lei di tentati omicidi? Commissionati da chi? L'accordo fra l'industriale e la fotomodella perché tutto venisse messo a tacere, ci fu? E quanto costò? Fu lei a rubargli degli assegni, contraffacendone la firma? Sembrava che la storia non dovesse mai aver fine. Ogni giorno portava una notizia. Ci fu anche una denuncia di Tamara che accusava l'ingegnere di tentata violenza (al processo, Bormioli fu assolto). Un deputato socialista, Stefano Servadei, presentò in Parlamento un'interrogazione sul reddito dell'industriale. Tutti i presunti killer e la stessa Tamara poi furono scarcerati. Piano piano la marchesa riprese in pugno la situazione familiare: era lei, negli anni successivi allo scandalo, che organizzava nella bella villa di Mariano la grande cena - poco prima del Natale - per i dirigenti dell'azienda, con le loro famiglie, sotto un gigantesco abete. La città finalmente prese ad accendersi di nuove passioni. Oggi la storia sembra appartenere a un'altra epoca. I due protagonisti sono usciti dalla scena. L'ingegner Bormioli è morto, a 62 anni, nel '91. La ex «ragazza di Bubi» è diventata nonna e vive in Brasile, con altri tre figlioletti e un nuovo marito. Parma si è trasformata. «E' appiattita, invecchiata. Non ci si accorge che ci sono i giovani», dice Guglielmo Capacchi, già professore di ungherese all'Università di Bologna, che s'è ritirato a Parma dove dirige una raffinatissima libreria antiquaria e scrive libri sulla sua città che si vendono a decine di migliaia. «I giovani? Quali?», chiede ironico Massimo Pauri, docente di fìsica teorica noto a livello internazionale, attraversando il campus universitario - sorto grazie ai fondi Fio e ai miliardi degli sponsor locali - che è una straordinaria cittadella della scienza forse unica in Italia. «Ma davvero lei non fa cerimonie magiche? Davvero non vuole candele nere o rosse? Ne vendo a chili», assicura la direttrice della maggiore cereria della città. «Qui ci sono stati due principi: il pei e l'Unione Industriali, Loro nel bene e nel male hanno governato la governabilità. Adesso si apre un nuovo scenario: uno dei due principi, l'ex pei, è in difficoltà», dice Andrea Borri, l'unico de mandato da Parma a Montecitorio. Sono state notevoli le perdite di pds e de alle ultime elezioni. Le leghe hanno avuto il 18 per cento. Un successo che, nella città del diffuso benessere, è sintomo di un nuovo disagio. Gli uomini della Rete denunciano: «Qui non si muove niente. Si fanno pubbliche accuse agli amministratori e non succede niente. Le speranze sembrano morte. Un confronto col passato? Vent'anni fa Tamara Baroni si fece 45 giorni di carcere». RACCONTI D'ESTATE A fianco e nella foto grande due immagini di Tamara Baroni ai tempi della sua fama come attrice. In basso è con Rie e Gian, suoi compagni nella commedia «Il medico delle donne» Pier Luigi «Bubi» Bormioli