Queen Mary,da regina del mare a bisca
Queen Mary,da regina del mare a bisca E' gestita come albergo galleggiante a Palm Beach in California ma accumula passivi elevati Queen Mary,da regina del mare a bisca L'ammiraglia diventerà un casinò per evitare demolizione NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Tavoli di poker, roulettes, baccarat sembrano costituire il futuro della Queen Mary, quella che un tempo era la regina degli oceani. La prospettiva è triste, ma l'alternativa è anche peggio: se entro la fine dell'anno non si troverà qualche ricco signore o qualche compagnia disposti a spendere i soldi necessari per trasformarla in un casinò, la Queen Mary sarà infatti demolita, o addirittura affondata. Il suo ultimo ruolo, quello di albergoattrazione turistica nel porto di Long Beach in California, non regge più. La Walt Disney, cioè la società che gestisce la Queen Mary dal 1988, ha regolarmente perso dai sette ai dieci milioni di dollari l'anno. Ora la voglia di perdere è finita, e la Disney ha fatto sapere che questo 1992 sarà l'ultimo anno negativo: entro il 31 dicembre, o si trova qualcuno disposto a subentrare, o la Queen Mary cesserà di esistere. Da «leggenda vivente» si traformerà in leggenda del passato. Ma l'eventuale compratore dovrà fare bene i suoi conti, perché oltre al costo dei lavori necessari a trasformarla in un casinò, che in fondo saranno tanto alti quanto lui deciderà di rendere quel casinò lussuoso, dovrà affrontare anche quelli per le riparazioni, già calcolati in 27 milioni di dollari. Costruita nei cantieri scozzesi, varata nel 1934, la Queen Mary è stata sempre 0 simbolo di qualcosa. All'inzio, fu il simbolo delle lussuosissime traversate dell'Atlantico che i ricchi e famosi dell'epoca facevano e sulle quali gli avidi consumatori di cinegiornali sognavano. Poi, quando scoppiò la guerra, la Queen Mary fu il simbolo dell'abnegazione con cui tutto il mondo Ubero aveva risposto all'appello delle «lacrime e sangue» promesse da Winston Churchill, trasportando le truppe alleate nelle sue 365 stanze. Finito il conflitto, fu il simbolo della ripresa, resistendo bravamente alla concorrenza delle tante altre navi che presero ad affollare la rotta Europa-Stati Uniti. Ma nel 1967, quando gli armatori inglesi dovettero cedere alla realtà dei bilanci e la vendettero per tre milioni e mezzo di dollari alla città di Long Beach, la Queen Mary divenne il simbolo della decadenza della potenza britannica e del trionfante regno del dollaro. Il suo trasferimento in California fece versare lacrime, nella vecchia Inghilterra, almeno equivalenti a quelle che negli Stati Uniti, ultimamente, sono state versate in seguito all'acquisto giapponese del Rockfeller Center o della Century Fox. Ora la Queen Mary rischia di essere il simbolo del fatto che il móndo di oggi non sa proprio che farsene delle proprie leggende, e comunque non è in grado di mantenerle in vita. A chi va a vi¬ sitarla nel porto di Long Beach, il decadimento di quella nave salta subito agli occhi, struggente. Il suo elegante scafo è pieno di vistose macchie di ruggine, il suo famoso parquet è disseminato di buchi, il sistema di condotti idrici perde in svariati punti e l'impianto di riscaldamento e di aria condizionata ormai non è più in grado di essere riparato. Come attrazione turistica non «tira» più, come albergo è diventata decisamente scomoda, l'unica cosa possibile per «rilanciarla», dice uno studio commissionato dall'amministrazione di Long Beach, che entro la fine dell'anno, quando la Walt Disney se ne andrà, dovrà decidere che fare della Queen Mary, è di trasformarla in un casinò. L'unica consolazione è che almeno le verrà risparmiata l'onta delle slot machines. La legge californiana sul gioco d'azzardo non le consente. Franco PantareHi
Luoghi citati: California, Europa, Inghilterra, New York, Palm, Stati Uniti
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