In Kuwait ritornano i fanti di Bush di Foto Epa

In Kuwait ritornano i fanti di Bush Con l'invio d'un contingente di duemilaquattrocento uomini cresce la pressione su Saddam In Kuwait ritornano i fanti di Bush Baghdad replica: ci riprenderemo la nostra provincia Un leader dell'opposizione: gli Usa colpiranno presto WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'ultimo «messaggio a Saddam» da parte di George Bush, come lo ha chiamato il portavoce del Pentagono, è costituito dall'invio di un primo contingente di truppe di terra in Kuwait, mentre i giornali iracheni continuano a reclamare la loro «diciannovesima provincia». Duemila, e 400 uomini dei reparti corazzati della Prima Divisione di Cavalleria di Fort Hood, Texas, e del Quinto Gruppo di Forze Speciali di Fort Campbell, Kentucky, sono già in partenza per il Golfo. La missione «Azione Intrinseca», questo è il suo nome, è un po' flessione di muscoli, un po' sventolamento di bandiera, dal momento che, nel caso Bush decida di ordinare un attacco punitivo sull'Iraq, si tratterebbe di un'azione aerea e non certo di terra. Ma l'annuncio di ieri conferma che il governo americano ha deciso di tenere Saddam Hussein sotto pressione, mentre uno dei capi dell'opposizione irachena in visita a Washington ha espresso l'opinione che «gli Stati Uniti colpiranno molto presto». Laith Kubba, membro del Congresso Nazionale Iracheno, che, con altri cinque esponenti dell'opposizione a Saddam, la settimana scorsa ha incontrato il Segretario di Stato James Baker, ha espresso questa previsione durante un'intervista alla Bbc. Si è detto convinto che l'azione militare americana, anche se non nei prossimi «uno o due giorni», non tarderà molto e avrà la forma di incursioni aeree dirette ad «atterrare» elicotteri e aerei iracheni, con un'intensità crescente a seconda della reazione che incontreranno. Le incursioni dovrebbero concentrarsi soprattutto nelle aree paludose del Sud, dove gli iracheni stanno incrementando i bombardamenti sugli Sciiti, e potrebbero estendersi anche alle regioni del Nord, dove i Curdi subiscono un assedio sempre più stringente da parte delle forze del regime. Dopo la conclusione della crisi riguardante le ispezioni Orni al Ministero dell'Agricoltura, la repressione sempre più feroce, da parte di Saddam, delle opposizioni sciita e curda sta diventando il nuovo terreno di scontro tra la comunità internazionale e il regime di Baghdad. Mentre nel nord, Saddam si affida ad azioni terroristiche coperte per mettere in crisi il controllo curdo della regione, le operazioni contro gli Sciiti nel Sud vengono condotte da truppe regolari, che utilizzano anche, a quanto si racconta, missili terra-terra e napalm. A questo si congiunge un tentativo di forzare l'esodo e la dispersione degli Sciiti attraverso un enorme progetto di bonifica del¬ le paludi nelle quali vivono. L'ambasciatore americano all'Orni, Edward Perkins, ha reso noto nei giorni scorsi che il suo governo ha già chiesto al Consiglio di Sicurezza di approvare una risoluzione che autorizzi l'uso della forza per proteggere le popolazioni sciita e curda. Baker, incontrando i rappresentanti delle opposizioni a Saddam, ha assicurato che gli Stati Uniti si impegneranno a far rispettare pienamente all'Iraq le risoluzioni dell'Orni, nelle quali si impone al governo di Baghdad, oltre all'eliminazione delle armi di distruzione di massa, di non condurre alcuna azione repressiva contro gruppi di cittadini iracheni ostili al regime. La Casa Bianca sta riflettendo sull'ipotesi di applicare quello che chiama «il modello afghano», vale a dire la costituzione di governi in esilio per le regioni curda e sciita e la progressiva esenzione di quelle aree dalle sanzioni dell'Orni a mano a mano che si riuscirà a sottrarle al controllo del regime di Baghdad. Lo scopo sarebbe duplice: rafforzare i gruppi di opposizione e, nello stesso tempo, minare la sovranità di Saddam. L'operazione «Azione Intrinseca», che si aggiunge alle due grosse esercitazioni dai truculenti nomi di «Mazza impazien¬ te» e «Furia Indigena», già annunciate per le prossime tre settimane sulle coste del Kuwait, rientra in questa strategia di pressione politico-psicologica. Saddam, che, secondo molti osservatori, sta godendo di una fase di alta popolarità nel suo Paese, utilizza queste minacce per mobilitare le masse a suo sostegno. Ma, mentre i proclami antiamericani e le fiere professioni di invulnerabilità da parte dei suoi principali collaboratori rafforzano questo effetto, esse segnalano anche che le minacce sono state ricevute e, a Baghdad, ci si prepara al peggio. Paolo Passerini I soldati americani tornano in Kuwait esattamente due anni dopo l'operazione «Tempesta nel deserto» [FOTO EPA]