Sionismo cala il sipario su un sogno

Sionismo, cala il sipario su un sogno Poche righe sui giornali, molti erano convinti che l'organizzazione fosse stata sciolta Sionismo, cala il sipario su un sogno Indifferenza in Israele per il congresso ebraico TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO All'apertura dei lavori, il 32° Congresso Sionista - una specie di «assemblea nazionale» del popolo ebraico - prometteva di essere avvincente. I circa 700 delegati, provenienti da una trentina di Paesi, dovevano fare il punto sull'immigrazione in massa degli ebrei russi ed etiopici in Israele, discutere del declino demografico del popolo ebraico e del risorgere dell'antisemitismo nel mondo, e meditare sui legami tra lo Stato ebraico e la diaspora. Ma quando si sono chiusi i battenti del «Palazzo della Nazione» a Gerusalemme, i massmedia locali hanno quasi ignorato l'evento: «Haaretz» ha pubblicato uno stringato resoconto di 35 righe, a «Hadashot» ne sono bastate 15, e gli altri quotidiani lo hanno taciuto. Il commento più bruciante, anche se involontario, è giunto da un cronista della radio militare - un soldato di leva - quasi stupito nel rilevare che «il Congresso sionista esiste ancora, nonostante lo Stato d'Israele abbia ormai 44 anni». In passato, i Congressi avevano suscitato accese passioni. Nel 1900, a Londra, i delegati degustarono, estasiati, i primi vini prodotti dai pionieri ebrei della Palestina. Nel 1931, a Basilea, il laborista David Ben Gurion ingaggiò un'aspra schermaglia ideologica con il «revisionista» Vladimir Jabotinski. Quando, nel 1951, il Congresso sionista passò in Israele, i giornali dedicarono titoli di prima pagina. Alla fine degli Anni Settanta, dimostranti dei rioni proletari di Gerusalemme assediarono il «Palazzo della Nazione» per sensibilizzare i delegati stranieri delle loro condizioni. Adesso tutto si è svolto tra 1' indifferenza generale, e non solo in Israele. «Questo Congresso - ha scritto il quotidiano "Haaretz" - non ha niente da dire. Quasi in nessun Paese estero si sono svolte elezioni, i delegati sono stati scelti in una stretta cerchia di attivisti». «Il messaggio del sionismo - ha concluso - si va indebolendo». Un delegato francese, Alain Keller, ha paragonato l'Organizzazione sionista mondiale (Wzo) al partito comunista sovietico, accusandola di aver perso la carica ideologica. Per Uri Gordon, un alto funzionario dell'Agenzia Ebraica, la posta in gioco è elevata: «O il movimento sionista riuscirà a costituire il principale asse nelle relazioni tra Israele e la diaspora, oppure rischieremo di assistere, nel 21° secolo, al declino del sionismo». Due settimane fa, è stato il primo ministro Yitzhak Rabin, il primo leader «sabra» di Israele, a tentare di adeguare il sionismo al nuovo clima internazionale. Nel discorso programmatico del suo governo alla Knesset ha respinto l'assunto che gli ebrei siano destinati a vivere separati dalle altre nazioni, e che tutto il mondo sia per principio ostile a Israele. Secondo il politologo Eliahu Salpeter, quella visione si confaceva all'ideologia del Likud, ma era inconciliabile con il sionismo. «Se lo Stato ebraico fosse davvero un grande ghetto - ha notato - il sionismo avrebbe fallito il suo compito storico». A suo avviso, Rabin ha indicato la strada di un processo di ripensamento della storia ebraica (vista spesso come una serie di torture e persecuzioni), e in particolare dell'Olocausto. Un nuovo israeliano, forse etichettabile come «post-sionista», sembra adesso in gestazione. E' di questi giorni la notizia che il complesso israeliano «Duralex» intende eseguire la canzone «Cyclon-B», in uno speciale concerto rock'di fronte ai cancelli del lager di Auschwitz. Superstiti dell'Olocausto hanno definito l'idea «abominevole», ma i giovani musicisti hanno spiegato di voler dimostrare che «gli ebrei di oggi non hanno più complessi». Aido Baquis

Persone citate: Aido, Alain Keller, Baquis, David Ben Gurion, Duralex, Eliahu, Rabin, Vladimir Jabotinski, Yitzhak Rabin