Dal mare rivivono i «bronzi di Brindisi»

Dal mare rivivono i «bronzi di Brindisi» Dal mare rivivono i «bronzi di Brindisi» Due statue di età ellenistica, simili a quelle di Riace BRINDISI. C'è un tesoro archeologico in fondo all'Adriatico, almeno due statue di bronzo che gli studiosi, dopo due giorni di immersioni, definiscono «una scoperta di grandissima importanza». Da 18 metri di profondità) poche centinaia di metri da Apani, 6 chilometri da Brindisi, cominciano ad affiorare i primi reperti, e un brandello di testa fa già parlare, con evidente allusione ai due bronzi di Riace, custoditi nel museo di Reggio Calabria, di «bronzi di Brindisi». C'è, in quella testa, un profilo che ne ricorda l'imponenza, una barba che ne ripropone l'espressione. «Ma è troppo presto per parlare e trarre conclusioni spiega prudentemente Giuseppe Andreassi, soprintendente archeologico della Puglia -. Aspettiamo. E' bene non sbilanciarsi neppure sulla datazione; sono necessari altri approfondimenti». Ma per quanto se ne sa finora, le statue - due di ceito, ma in fondo al mare potrebbero essercene altre - sarebbero da far risalire al II sec. a.C. ' La scoperta è stata casuale e la si deve a un ufficiale dei carabinieri, il magg. Luigi Rubusto, comandante del Gruppo carabinieri di Brindisi. Il 16 luglio, indossate le bombole, s'è immerso a circa 300 metri dalla costa e ha scorto sul fondo un piede di bronzo. Al mattino ha informato la Soprintendenza ai Beni archeologici di Taranto. «Abbiamo tenuto la notizia in gran segreto - spiega Andreassi -. Temevamo che diffondendola avremmo scatenato la caccia al tesoro da parte dei predatori». Il 26 luglio, con una segretissi¬ ma immersione, si è avuta la conferma; è stata identificata una grotta, s'è capito quanto importante fosse la scoperta. Una statua è alta tre metri. Il prof. Moccheggiani ammette che l'autore potrebbe essere uno dei più grandi artisti della Grecia classica. Che cosa raffiguri, invece, quel brandello di testa già recuperato è ancora presto per dirlo, forse un condottiero, forse un personaggio politico. Ieri sono proseguite le immersioni e l'equipe guidata dal prof. Moccheggiani ha scandagliato i fondali alla ricerca di altri frammenti bronzei. Accanto a lui, i carabinieri cui è affidato il compito di vigilare sulla zona. A 300 metri dalla riva è grande il pericolo dei predatori: bisognerà vigilare giorno e notte, fino a quando, dopo la mappatura della zona, si dovrà procedere agli scavi per portare in superficie il tesoro. E non sarà cosa da poco. Oltre al tempo saranno necessari quattrini che la Soprintendenza potrebbe ottenere grazie alla collaborazione di gruppi privati. La società Tecnomare di Brindisi ha già manifestato l'intenzione di contribuire al recupero di statue e nave. Probabilmente è una nave romana, una delle navi che nel 146 a.C, dopo la presa di Corinto, trasportò a Brindisi carichi di opere d'arte razziate al nemico, non raggiungendo però la costa. Una naufragio che, facendo affondare un tesoro, lo avrebbe nascosto per secoli non soltanto agli archeologi, ma anche ai saccheggiatori di opere d'arte che lo hanno avuto per anni a portata di mano. [a.t.] La zona di mare, vicino a Brindisi, in cui sono state rinvenute le statue di bronzo che forse appartenevano a una nave affondata

Persone citate: Andreassi, Giuseppe Andreassi, Moccheggiani