Sarajevo bombardati i caschi blu

Sarajevo, bombardati i caschi blu Il leader cetnico annuncia: ci siamo fraternamente spartiti la Bosnia coi croati Sarajevo, bombardati i caschi blu Colpiti 5 ucraini, due sono in gravi condizioni ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Nei violenti bombardamenti di Sarajevo, ieri sono stati feriti cinque soldati delle forze di pace dell'Onu stazionate nella capitale bosniaca. Tutti e cinque fanno parte del contingente dei caschi blu dell'Ucraina che ha il compito di presidiare l'aeroporto di Sarajevo. Al momento dell'attacco, verso mezzogiorno, i cinque erano di servizio al radar che serve per identificare la provenienza dei proiettili. Si tratta di radar speciali di produzione sovietica, gli unici di cui dispongono le forze dell'Unprofor per localizzare l'artiglieria pesante che spara su Sarajevo. Due dei caschi blu che hanno riportato ferite gravi sono stati portati in Germania, mentre gli altri tre sono affidati alle cure del pronto soccorso delle forze di pace dell'Orni i cui chirurghi sono intervenuti pochi minuti dopo il ferimento. In mattinata l'aeroporto di Sarajevo ha dovuto essere chiuso. Lo scalo è stato riaperto soltanto nel tardo pomeriggio permettendo a una ventina di aerei del ponte umanitario internazionale di atterrare con i soccorsi per la stremata popolazione della città che ha vissuto un altro giorno di guerra. Dalle loro postazioni sul Monte Trebevic, i serbi hanno sparato decine di granate sul vecchio quartiere di Bascarsija. Nei pressi della presidenza sono state uccise due persone. Altri tre morti e decine di feriti nel quartiere assediato di Dobrinja, ininterrottamente sottoil fuoco dei miliziani serbi. Continua il dramma di Gorazde, la città musulmana sul fiume Drina, stretta nella morsa dei carri armati serbofederali. «Non ho parole per descrivere le sofferenze della popolazione nella città dove non c'è più una sola casa intatta. Le donne e i bambini sono chiusi nelle cantine, sotto la macerie. La fame e le epidemie dilagano. La gente beve l'acqua della Drina, ma nel fiume galleggino ogni giorno decine di cadaveri mutilati. Mancanti i medicinali. Ho visto eseguire un'amputazione con una semplice lametta. Di anestia non si parla nemmeno. Le poche bende rimaste vengono continuamente rilavate. Tantissime persone sono morte in seguito a ferite semplici, soltanto per mancanza di cure appropriate». E' la drammatica testimonianza di Nedzim Batic, vicecomandante delle forze che difendono la città di Gorazde. Ma l'esercito serbofederale continua ad attaccare in tutta la Bosnia Erzegovina. Ieri sono state bombardate le città di Mostar, Stolac, Bihac e Tuzla. I morti e i feriti non si contano più. Dalla sponda bosniaca del fiume Sava il fuoco è stato nuovamente aperto contro le città e i paesi della Slavonia orientale, colpiti da decine di granate. Ieri il leader dei serbi della .Bosnia Erzegovina, Rado va n Kàradzife, ha dettò che serbi e croati. hanno ormai di fatto raggiunto un accordo per spartirsi il territorio della repubblica. Di ritorno da Londra, Karadzic ha dichiarato in una conferenza-stampa che «serbi e croati hanno costituito i rispettivi stati sul territorio della Bosnia Erzegovina, che come stato non esiste più. Quanto ai musulmani, garantiremo loro un cantone». Ingrid Badurina

Persone citate: Batic, Ingrid Badurina, Karadzic, Rado

Luoghi citati: Bosnia, Germania, Londra, Sarajevo, Ucraina, Zagabria