Dopo le stragi, cacciato il prefetto di Ruggero Conteduca

Dopo le stragi, cacciato il prefetto Palermo, Musio al posto del contestato Iovine; il governo cancella l'Alto commissariato Dopo le stragi, cacciato il prefetto Sostituiti anche i responsabili dei servizi segreti ROMA. Terremoto ai vertici dei servizi segreti e nelle prefetture di diverse città, Palermo compresa. A 12 giorni dalla strage di via D'Amelio, il governo ha rimosso i capi di Sismi e Sisde e trasferito il responsabile dell'ordine pubblico del capoluogo siciliano. Al generale Luigi Ramponi succede alla direzione del servizio segreto militare il collega Cesare Pucci, comandante dell'Accademia di Modena. Al Servizio informazioni per la difesa democratica, l'alto commissario antimafia, Angelo Finocchiaro, prende il posto dell'ex prefetto di Roma, Alessandro Voci (in attesa della nomina a consigliere di Stato). Cambio della guardia, dopo le numerose indiscrezioni dei giorni scorsi, anche alla prefettura di Palermo: Giorgio Musio sostituisce Mario Iovine trasferito a Firenze. Inoltre il Consiglio dei ministri ha nominato Fausto Gianni prefetto di Brescia, Vincenzo Pellegrim prefetto di Livorno, Renato Profili prefetto di Potenza con funzioni di commissario di governo per la Basilicata e Alessandro Voci, che lascia il Sisde, ispettore dell'amministrazione del ministero dell'Interno. Con un unico colpo di spugna, insomma, il governo Amato - tramite il Ciis, comitato interministeriale per le informazioni e la sicurezza - ha azzerato i vertici dell'intelligence, su cui molto si puntava nella lotta alla mafia, e quelli dell'ordine pubblico in Sicilia. Dopo gli attentati e le stragi che hanno eliminato in pochi mesi l'europarlamentare Salvo Lima, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il governo ha pensato bene di nominare nuovi responsabili. La palla, ora, passa nelle mani del generale Cesare Pucci, che prende il posto di Ramponi nominato alla direzione del Sismi quando al Viminale c'era Vincenzo Scotti e al Quirinale Francesco Cossiga; e al prefetto Angelo Finocchiaro che sostituisce Alessandro Voci ad appena un anno dalla nomina. Sia Ramponi che Voci furono designati ai vertici dei servizi la scorsa estate: mai come nel loro caso un incarico di alta responsabilità è risultato tanto breve. La decisione - dice un comunicato del Ciis - è stata presa «nell'ambito di un avvicendaménto generale al quale si è ritenuto di dare avvio nel settore». Ma, nonostante le rituali formule di «apprezzamento per il lavoro svolto», a nessuno è sfuggito il significato di benservito da parte del Comitato, specie dopo gli insuccessi registrati contro la criminalità organizzata, e contro la mafia in particolare. Ora tocca al generale Pucci e al prefetto Finocchiaro, che resse la prefettura di Palermo ai tempi del maxi-processo contro Cosa Nostra, organizzare quel lavoro di intelligence su cui molto punta il nuovo decreto antimafia. Finocchiaro lascia l'alto commissariato antimafia senza che sia stato nominato un suo successore e questo fa pensare che l'alto com¬ missariato, destinato ad essere assorbito entro tre anni dalla Dia, la direzione nazionale antimafia, venga azzerato prima del previsto. Del nuovo direttore del Sismi si sa invece ben poco. Al di là del suo curriculum militare, il generale si è occupato per tre anni di questioni attinenti la sicurezza dell'esercito ricoprendo incarichi nel Sios e per altrettanto tempo è stato addetto militare a Washington, come il suo predecessore Ramponi. Il generale Pucci è stato designato dal ministro socialista della difesa. Salvo Andò, e il prefetto Angelo Finocchiaro dal ministro democristiano dell'interno, Nicola Mancino. Sembra però che sulla loro nomina una parte attiva l'abbia svolta anche il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. Più problematica, stando anche ad un commento della Voce repubblicana, sembra essere stata la sotituzione del prefetto di Palermo, Iovine. Dopo le indiscrezioni che erano cominciate a circolare su un suo possibile trasferimento sin dal giorno dei funerali dela scorta di Borsellino e sui tafferugli nella cattedrale di Palermo, su di lui era calato improvvisamente il silenzio. Ma alla fine è prevalsa l'esigenza di dare anche qui un segnale nuovo sbaragliando, dicono i repubblicani, «quelle voci, vere o false, su pressioni politiche» per lasciare Iovine a Palermo. Ruggero Conteduca sì»