I rapitori della Ghidini progettavano la fuga di R. Cri.
I rapitori della Ghidini progettavano la fuga Dal carcere di Brescia, complici due agenti I rapitori della Ghidini progettavano la fuga BRESCIA. Sognavano un Ferragosto in libertà, i signori dell'Anonima sequestri. Ma qualcosa è andato storto e quella di Papillon, almeno per loro, rimarrà un'impresa inimitabile. Sono stati smascherati prima ancora che il piano di fuga fosse messo in pratica. Con loro, sono finiti dietro le sbarre, due agenti di custodia, indiziati oltre che di corruzione, anche di detenzione e spaccio di stupefacenti. Secondo gli investigatori, «cervello» della mancata evasione era Vittorio Ierinò, 32 anni, di Gioiosa Jonica, in carcere per il sequestro di Roberta Ghidini, la diciannovenne bresciana rapita il 15 novembre dello scorso anno a Centenaro di Lonato (Brescia) e rilasciata un mese più tardi in Calabria senza che la famiglia avesse pagato alcun riscatto. Arrestato il 20 febbraio nei pressi di Roccella Jonica, Vittorio Ierinò si trovava nel carcere bresciano di Canton Mombello da quattro mesi. Con lui dovevano evadere altri due calabresi arrestati per lo stesso sequestro: Vincenzo Seminare, 36 anni, di Gioiosa Jonica, cognato di Ierinò e ritenuto il «carceriere» della Ghidini, e Cosimo Franco, 41 anni, di Roccella Jonica, uno degli autori materiali del rapimento. Del gruppo facevano parte anche Orlando Campo, 38 anni, di Campo Calabro rinviato a giudizio per il sequestro di Mirella Silocchi (rapita nel luglio di tre anni fa a Collecchio e mai tornata a casa) e un quinto detenuto, di cui non è stata resa nota l'identità, in carcere per spaccio di stupefacenti. Il gruppo di reclusi aveva organizzato il piano di evasione dopo aver offerto una grossa somma di denaro ai due agenti di custodia, che avrebbero anche portato droga all'interno del carcere di Canton Mombello, in cambio di laute ricompense. La prigione l'altra notte è stata passata al setaccio da numerosi agenti di custodia, tra i quali una trentina giunti appositamente da Milano. Un blitz in piena regola, che ha dato buoni frutti. Nella casa di pena, che si trova in via Spalto San Marco, nel centro della città, sono stati trovati - secondo quanto riferito dal magistrato - anche i nascondigli preparati per le armi che i due agenti di custodia avrebbero dovuto fornire al gruppetto di detenuti. Nel piano di fuga di Ferragosto, era prevista un'appendice di sangue. I cinque banditi avrebbero progettato di prendere in ostaggio e di eliminare una delle guardie addetta al cancello di uscita del braccio Sud del carcere, ultimo ostacolo da superare prima della libertà, [r. cri.]
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