Delitto nei vicoli del Barrio Chino

Delitto nei vicoli del Barrio Chino olimpico. Il giallo firmato per La Stampa da Manuel Vàzquez Montalbàn Delitto nei vicoli del Barrio Chino SNCHE se Carvalho uscì di corsa con tutta la velocità che gli consentiva la bottiglia di vino di Franconia che si era bevuto, nessuna traccia dell'arciere che aveva cercato di ucciderlo con una freccia infuocata. Era la prima minaccia diretta ricevuta in questo caso ed era in qualche modo un riferimento simbolico alla freccia che aveva acceso la fiamma olimpica nel tripode dello stadio il giorno dell'inaugurazione. Senza riuscire a precisare il perché dell'insistenza, di tanto in tanto tornavano al cinematografo della sua memoria alcune scene esaminate nella videoregistrazione della cerimonia, come se non le avesse del tutto di- ?;erite e gli tornassero su come anno i cibi troppo pesanti. C'era qualcosa in quelle immagini che comunicava rumori ma non messaggi. 0 forse un rumore non è un messaggio? Telefonò all'ospedale per aver notizie della culturista serba. I muscoli le si erano richiusi con aggressività contundente lasciando appena una cicatrice. La ragazza aveva ripreso i suoi esercizi culturisti e del proprio passato marxista rinverdiva la tendenza all'apostolato e incitava quindi alla pratica del suo sport chiunque le capitasse a tiro, con relativi disastri muscolari in persone poco dedite a indagare cosa avessero sotto la pelle oppure convinte, come Oscar Wilde, che il legame più profondo tra un uomo e una donna è sempre l'epidermide. Aveva cercato addirittura di costringere il ministro dell'Interno, Corcuera, a cambiare dieta e a dedicarsi al sollevamento di pesi, perché lo notava piuttosto molliccio per la sua carica di massimo rappresentante della sicurezza dello Stato. Quando un ministro dell'Interno o capo del governo tende a diventare molliccio, cerca di compensare tale debolezza semantica con il cipiglio e il malumore, uniti a decisioni violente in grado di controbi lanciare l'insicurezza dei suoi muscoli, pensava l'atleta serba senza notare l'irritazione che stava accumulando il ministro che a un certo punto non potè più trattenersi e ordinò che gliela togliessero di mezzo. Approfittò della stanchezza dell'apparato repressivo statale per fuggire ed era la voce di Corcuera in persona che sgridava Carvalho ricordandogli di essersi preso la responsabilità della ragazza. — Signor ministro, per chiarire i fatti avrei bisogno di riprodurre da cima a fondo l'intera cerimonia di inaugurazione. Il ministro lo sottopose a tre minuti di silenzio e respiro ansimante dall'altro lato del telefono. — E' forse impazzito? Come pensa che si possa organizzare in quattro e qualtr'otto un simile casino? Tanto per cominciare ci servirebbe uno sponsor. Che ditta sarebbe disposta a sovvenzionare una nuova messinscena dell'inaugurazione? E tutto perché un detective in brache di tela possiede un intuito femminile. Carvalho si pentì di essere entrato nel gioco di conversare con un ministro dell'Interno. Con i ministri più repressivi non si può conversare, bisogna aspettare la loro caduta. Decise quindi di servirsi delle proprie fonti informative e preparò un elenco degli ex militanti della sinistra che avevano collaborato ad organizzare i Giochi olimpici di Barcellona. Quasi tutti, tranne due macrobiotici seguaci di Indro Montanelli e Jean-Francois Revel e quattro zitelle dell'Opus Dei della tendenza Gonnacorta. La maggior parie dei fautori olimpici aveva militato nella sinistra e aveva persino partecipato a qualche gitarella sulla Sierra Maestra prima di trasferirsi sull'Olimpo. Ma bastò una chiamata dì Carvalho, che chiese loro di collaborare alle ricerche, perché recuperassero la memoria storica e dimenticassero i Giochi, soprattutto quelli che sapevano che il loro contratto sarebbe stato irrimediabilmente scisso il giorno dopo la chiusura dell'Olimpiade. Tutti avevano informazioni di primissima meno da offrirgli, ma il più disposto a parlare fu il colonnello Parrà, nome di battaglia con cui i gruppi clandestini chiamavano uno studente che aveva stupito i suoi torturatori franchisti con il sistema di risparmiargli il lavoro. Quando i poliziotti stavano per spegnergli delle sigarette accese sul torace, il colonnello afferrava le sigarette, dava qualche tiro e poi si bruciava da solo. Quando lo costringevano a starsene accovacciato per un'ora, il colonnello Parrà se ne stava per due e a volte dovevano rimetterlo in piedi a calcioni, perché il colonnello offendeva il senso di iniziativa torturatrice dei sicari del franchismo. Ebbene, adesso Parrà, dopo aver servito a dovere il team olimpico informando sui | servizi culturali nei suoi rap. porti alle televisioni straniere, ! gli dimostrò la propria delusio| ne dal filo del telefono. — Sono disperato, Carvalho. Questa gente non crede nella cultura. Di che gente parlava? — Hanno fatto in tempo a inaugurare tutto ciò che rende possibili i Giochi olimpici dal punto di vista sportivo, ma non uno, nemmeno uno, degli impianti culturali previsti: né la sala d'udienze, né il Museo d arte moderna, né il calzino gigante di Tapies... niente di niente. Ma non è prudente parlare per telefono. Ceniamo a Casa Leopoldo? Casa Leopoldo era il restaurante mitico dei bassifondi del Barrio Chino dove si recava Carvalho nei momenti di nostalgia del Paese della sua infanzia, quando era un piccolo principe del dopoguerra. Era lì che soleva incontrarsi con Parrà. Il quartiere era stato pastorizzato. Le vecchie puttane costrette a prendersi le ferie e i bar più sfigati chiusi a doppia mandata. Si voleva che il voyeur olimpico non partisse da Barcellona con l'immagine del sesso varicoso e poco avvezzo ai deodoranti. Era come visitare un quartiere condannato al piccone e al non essere, e con una simile malinconia a Carvalho non costò troppo venir colpito dall'apprensione quando scoprì che Parrà non lo aspettava in Casa Leopoldo. Se qualcuno non si fida di parlare con te per telefono e poi non si presenta all'appuntamento, non c'è ombra di dubbio (e soprattutto da quando esistono cinema e letteratura gialla): è probabilissimo che qualcuno sia stato assassinato. E così fu. Carvalho trovò Parrà nel vicolo che comunica calle del Hospital con quella di San Rafael, dentro un container. La morte gli aveva cancellato i lineamenti olimpici ed era ridiventato il ragazzo pronto a perdere la vita per conquistare la storia. Manuel Vàzquez Montalbin (7. continua) traduzione di Hado Lyria Copyright «La Stampa» sabotaggio il riassunto L'elenco dei possibili sabotatori dti Giochi Olimpici si allunga: oltre a terroristi, gruppi islamici e sponsor danneggiati, potrebbero essere coinvolti anche Carolina di Monaco, Andre-otti, la mafia, la Cia e il Ku Rais Klan. Le indagini dell'investigatore privato Pepe Carvalho sono costellate da misteriosi attentati: la culturij sta serba che vuole aiutarlo a i trovare i tedofori rapiti viene ■ trafitta da un giavellotto. Lo | stesso detective sfugge miracolosamente a una freccia incendiaria. II colonnello Parrà sta per parlare ma viene eliminato L'arciere che ha acceso la fiamma olimpica di Barcellona Forse ha ispirato il tentato assassinio di Carvalho con una freccia infuocata R|rw ;l1 ' ■* ■ R r m ) \ h 7* PUNTATA

Luoghi citati: Barcellona, Casa Leopoldo, Franconia