Ore 15,56, Italia nello spazio

Ore 15,56, Italia nello spazio Il sogno si realizza dopo 15 anni. Il lancio da Cape Canaveral per la missione «satellite al guinzaglio» Ore 15,56, Italia nello spazio Oggi Malerba vola sullo Shuttle CAPE CANAVERAL DAL NOSTRO INVIATO Il conto alla rovescia sta andando avanti regolare da martedì. Il lancio dello Space Shuttle Atlantis, missione STS-46. è fissato alle 9.56 di stamani, ora locale della Florida. Le 15 e 56 minuti in Italia. Franco Malerba, genovese, 45 anni, fisico, primo italiano a volare nello spazio, ce l'ha quasi fatta. Da quindici anni aspetta questo momento. Da quando un giorno del 1977, un po' per curiosità, un po' per caso, rispose a un annuncio dell'Agenzia Spaziale Europea sul Financial Times. Allora gli andò male e il tedesco Ulf Mcrbold divenne il primo astronauta del Vecchio Continente. Era il 1983. Poi l'occasione vera. Il programma Tethered, il satellite appeso a un filo ideato, costruito e finanziato in gran parte dall'Italia. E la promessa, strappata da Fanfani a Ronald Reagan, che a salire sullo Shuttle ci fosse un italiano. L'incidente del Challenger, nel 1986, fa slittare tutto di anni. Alla nuova selezione dell'Agenzia Spaziale Italiana è gara furiosa fra i nostri candidati astronauti. Malerba, ormai dipendente della Digital di Ginevra, la spunta fra mille polemiche. Adesso in campo è lui, anche se dietro le quinte sta pronto Umberto Guidoni, la riserva. Dopo due anni di preparazione al centro spaziale di Houston, da martedì sera Malerba è chiuso in ritiro assoluto insieme ai suoi sei compagni volo all'ultimo piano dcll'Opcrational Check-Out Building dello spazioporto di Cape Canaveral dove avverrà il lancio. «Gli astronauti devono rilassarsi e concentrarsi al massimo sul programma»,spiega la signorina Kari Fluegel della Nasa che segue il team. In pratica, ripassano il piano di volo, leggono, guardano la tv, mangiano e dormono normalmente, ma seguendo orari rigidi c turni sfalsati squadra per squadra. Malerba e i «Blue» ora dormono di giorno come se fossero in Italia. Quando saranno in orbita, i «Blue» (oltre all'italiano, Andrew Alien e lo svizzero Claude Nicollier) e i «Reds» (tutti e tre americani, compresa una donna, Martha Irvin) si alterneranno nel lavoro, con l'eccezione del pilota. Nello spazio senza giorni né notti le missioni non hanno pause. «Gli astronauti stanno bene, sono eccitati per la partenza» racconta la bionda Kari. «Franco è solo un po' seccato perché il suo turno lo costringerà a dormire di nuovo appena arrivato in orbita». Ieri notte, durante il suo tempo libero. Malerba ha potuto salutare la moglie Marie Aube (ma non il figlioletto Michele, che ha visto solo martedì sera arrivando, e a distanza, perché i bambini sono portatori di germi). Poi un altro breve sonno di tre ore, prima della sveglia decisiva, alle 4.01. Segue breakfast abbondante, alla faccia dell'accelerazione e del mal di spazio. Volare sulla navetta è davvero una passeggiata e anche la vestizione è ridotta al minimo. Sotto la tuta da lancio, solo shorts e maglietta. Il casco di perspex viene avvitato sotto la base di lancio, a Ile 7.11, nella cosidetta «White House». Il portello dello Shuttle si chiude un'ora e mezzo prima dell'«o- ra zero». Controlli, incrociati, le rampe allontanate, e via. Solo 8 lunghissimi minuti e mezzo di sofferenza durante l'accelera''.ione, e lo Shuttle è a 296 chilometri di altezza, sulla prima orbita, ben fuori dall'atmosfera. Ancora 45 minuti di viaggio alla velocità di 27.000 chilometri l'ora e la pausa. Per un'ora e mezzo gli astronauti si guardano intorno, sistemano la roba personale, aprono e chiudono i cassetti della navetta come se fosse la stanza di un motel collettivo. Si tolgono la tuta di lancio e gli stivali, restano in pantaloncini e calzini, o in scarpe da tennis e tuta. La divisa di tela blu con il distintivo della missione (lo stesso disegnato sulla torta bianca che, conser¬ vata simbolicamente per i sette giorni della missione verrà consumata al rientro) resta nell'armadio fino al momento del ritorno. K'questo il periodo critico della nausea, in cui, in assenza di gravità, il sangue va via dalle gambe e sale alla testa. Ma gli astionauti, allenatissimi, non se ne curano gran che. Ed ecco i magnifici 7 pronti al lavoro. Che quella del Tethered, un satellite di 150 tonnellate appeso a un filo di ramo e kevìar lungo 20 chilometri, sia una missione nuovissima, impc^t^nte ma non priva di rischi, é scontato. Il «New York Times», che martedì le ha dedicato due intere mezze pagine della sezione scientifica, parlava deU'«esperimento forse più complesso mai tentato dagli astronauti dello Shuttle, il cui successo potrebbe aprire una tecnologia interamente nuova». Sistemi simili, con un corpo sospeso a un cavo sottile, potrebbero essere usati come gigantesche antenne per comunicare sulla Terra; per osservare la Terra calando capsule giù nell'alta atmosfera, là dove nessun aereo si può spingere, né i satelliti possono stazionare; per costruire stazioni spaziali rotanti, i pezzi sparsi legati insieme che produrrebbero l'auspicata gravità artificiale; o addirittura per procurare gravitazione e energia a future astronavi in viaggio verso Marte. Fantasie? Non tanto. Se l'esplorazione dello spazio andrà avanti malgrado i problemi sulla Terra. E se l'esperimento di lunedì prossimo, che dovrà verificare la possibilità del sistema Shuttle-filo-satellite di produrre corrente elettrica, funzionerà. Tagliando il campo magnetico terrestre.il cavo di rame protetto dal kevlar, collegato ai due poli dello Shuttle e del satellite dovrebbe caricarsi di elettricità e trasmetterla, come una gigantesca dinamo, alla navetta. Così almeno dicono le migliaia di simulazioni fatte dai costruttori, l'americana Martin Manetta e l'italiana Alenia. Un'idea geniale, Jusila di usare un filo di decine i chilometri attaccato a uno Shuttle come un'antenna. Venuta, non per caso a un ingegnere elettrico. Mario D. Grossi lavorava alla Raytheon a Cambridge, Massachusetts e allo Smithsonian Observatory e, fantasticando sulla semplicità dell'invenzione di Marconi, la propose alla Nasa nel 1972. Due anni dopo Giuseppe Colombo, dell'Università di Padova, capitò allo stesso Osservatorio e riuscì a provarne la fattibilità e dimostrò altre applicazioni. Nessuno ci credeva, allora. Ma 8 anni dopo arrivò il contratto della Nasa. Colombo non sopravvisse alla sua creatura. Grossi, oggi, a 67 anni, è trepidante. Maria Grazia Bruzzone Libri e film durante il count-down Nell'equipaggio anche una donna Due Immagini di Franco Malerba, primo italiano a volare nello spazio. Qui accanto è in mezzo a due dei sei compagni. Nella foto piccola saluta la moglie prima di lasciare la base per il count-down Nella foto accanto il Tethered satellite system sta per essere collocato in una struttura conica che verrà poi agganciata allo Shuttle per essere lanciata in orbita