Un geniaccio bisbetico

Un geniaccio bisbetico Un geniaccio bisbetico Dalle lampadine ai mostri di FI Nell'ambiente lo chiamano Genius. Lui lo sa e a volte ne approfitta, comportandosi come uno di quegli scienziati pazzi che litigano con tutti. E' pignolo, sciovinista, a volte molto antipatico e anche maleducato. Ma sa fare le vetture di FI forse meglio di ogni altro, in ogni caso nell'ultimo decennio, con Patrick Head (Willians) è il migliore. E non è neppure ingegnere, ma un semplice diplomato. John Barnard è nato a Wembley, nei pressi di Londra, e ha 46 anni. Il suo primo impiego fu presso una fabbrica di lampadine, progettava i bulbi. Ma la sua vera passione era per la meccanica. Diciassettenne, aveva già elaborato una Austin, poi aveva sostituito il motore a una Aston Marlin. Ebbe subito un lavoro alla Lola, dove disegnò vetture di diverse categorie, compresa una Can- Ani utilizzata da Jackie Stewart. Nel 1972 fu chiamato alla McLaren dove partecipò a diversi progetti. Tre anni dopo partiva per gli Usa. In America per Pamelli realizzò diversi modelli di successo, fino a concepire una rivoluzionaria vettura a effetto suolo, la Chaparrall 2K. Ma una serie di prevaricazioni da parte del padrone del team lo costrinse a tornare a Londra. Ron Dennis lo chiamò a costituire il famoso «Projet Four», il gruppo che poco alla volta diede vita a una squadra quasi invincibile, portando al titolo mondiale Lauda e Prost e poi anche Senna con una vettura concettualmente ancora legata alle idee di Barnard. Il quale però se ne era andato nel 1' 86 alla Ferrari (la sua vettura nell'89 e '90 vinse 9 corse e portò Prost a un passo dal Mondiale). Ancora incomprensioni e litigi e Barnard passò alla Benetton, creando quella monoposto che ancora oggi con qualche modifica aerodinamica permette alla squadra di Schumacher e Brunelle di essere seconda in campionato. Via anche dal team italo-inglese in maniera burrascosa, un anno passato a portare avanti uno studio per la Toyota e altro divorzio. Ed eccolo rispuntare alla Ferrari con questo vasto programma. Barnard lavorerà in una sede vicina a Londra, disporrà di una decina di tecnici per arrivare entro un anno e mezzo-due a gesti¬ re una quarantina di persone. Entro una decina di giorni sarà a Maranello per raccogliere i dati sulla vettura per il '93 già elaborati, che accoppierà a quelli in suo possesso, visto che - a quanto pare - ha le idee chiare sulla monoposto che dovrà progettare in base ai nuovi regolamenti. Normalmente non è velocissimo, ma stavolta dovrà fare miracoli. I punti di riferimento di Barnard saranno Montezemolo stesso e Postlethwaite. Fra i due inglesi in passato non corse buon sangue (Harvey se ne andò alla Tyrrell) ma ora non dovrebbero più esserci incompatibilità. Forse John chiederà a Lombardi, responsabile dei motori, di fare un «dieci cilindri». Ma non sarà una soluzione per l'immediato: il tecnico piemontese dovrà prima migliorare il propulsore attuale e poi pensare a quello molto modificato in programma per il '93. (c. eh.]

Luoghi citati: America, Londra, Maranello, Usa