La pallida Hong Kong russa

La pallida Hong Kong russa estate nei paesi dell'est: kalininorad. Nella patria di Kant La pallida Hong Kong russa Luci rosse, turismo e libero scambio KALININORAD DAL NOSTRO INVIATO Una coppia di giovani nudi, lui bruno e riccioluto, lei con una lunga chioma bionda, si rotola nella sabbia, si abbraccia, si slaccia, si copre di baci in ogni parte del corpo, la ragazza geme. Siamo sul Baltico inondato dal sole e battuto da un forte vento di tramontana, all'altezza della Baltijskaja Kosa, la duna deserta lunga cento chilometri che separa il mare dalla costa russa. La scena di petting spinto non è dal vivo, ma fa parte di un film (quelli che noi chiamiamo a luci rosse) che corre sullo schermo del catamarano russo Dragomys che tre volte la settimana congiunge il porto polacco di Danzica con Svetlyi, il porto russo di Kaliningrad. Agli atti e agli spasimi d'amore dei due bellissimi giovani avvinghiati assistono impietriti dall'emozione una cinquantina di turisti russi, per la maggior parte donne. Hanno gli occhi sbarrati e di tanto in tanto inghiottono saliva. Il silenzio è totale, si ode soltanto il rumore ritmico dei motori del catamarano. «E' la prima volta - dice una delle turiste russe, ancora turbata per l'emozione • che vedo un film del genere». «Fa parte dell'incoraggiamento al turismo», dice strizzandomi l'occhio un membro dell'equipaggio del Dragomys, che biascica qualche parola d'inglese. Gli effetti dei film porno Gli effetti del film porno si vedono più tardi. Le turiste, che vengono da Perni negli tirali, lontana 26 ore di treno da Kaliningrad, sono corteggiate da un gruppo di smaliziati polacchi, e cedono facilmente. Bevono vodka in abbondanza e si sfrenano mettendosi a ballare, a cantare, a ridere, a piangere, prima di scomparire insieme con i giovanotti. Le giovani donne russe sono venute dalla lontana Perm con alcuni accompagnatori maschi per fare a Danzica nel contempo vacanza e commercio. Hanno portato in Polonia caviale, vodka, serrature e chiavi, pesce in scatola rivendendoli per buoni marchi tedeschi e ritornano in patria con enormi scatole e fagotti pieni di elettronica giapponese, scarpe, biancheria e tendaggi di pessimo gusto, compera i dai polacchi che a loro volta li hanno acquistati in Germania. Kaliningrad, la ex Kònigsberg della Prussia orientale tedesca, è diventata la testa di ponte del turismo e dei traffici della Russia con l'Occidente (sono già arrivate le mafie georgiana, ucraina e moldava, mi dicono) e ha preso il posto di quella che prima della guerra era la città libera di Danzica. Il nome ufficiale della città è sempre Kaliningrad, benché Kalinin fosse un comunista, il Presidente sovietico prima di Stalin. Ma quassù, quando parlano con noi occidentali, usano il nome tedesco Kònigsberg. Molti, anzi, vorrebbero ripristinarlo, altri vorrebbero sostituire tanto il nome sovietico quanto quello prussiano e dare alla citta un nome nuovo. Escluso il nome polacco Krolewiec, gli intellettuali propongono di battezzare la città Kantograd, in onore del suo figlio più illustre, il filosofo tedesco Immanuel Kant, quello della «Critica della ragion pura» che tanto fa soffrire gli studenti di tutto il mondo, nato, vissuto, morto e sepolto quassù. Anche ai comunisti va bene Kant, padre della dialettica alla quale - dicono - si è ispirato il marxismo. La tomba di Kant è intatta su un isolotto del fiume Pregel, accanto all'abside del Duomo semidistrutto dalle bombe inglesi che nell'agosto 1944 raserò al suolo la capitale della Prussia Orientale. I russi non hanno toccato la tomba, così come hanno rispettato il monumento al poeta tedesco Friedrich Schiller dinanzi al Teatro Civi¬ BùiVO• co. Nell'aprile '45, quando l'Armata Rossa occupò la città, una mano ignota scrisse in russo sul piedistallo della statua «Non sparategli, è un poeta». E così il monumento fu salvo. Cadde invece il busto del «cancelliere di ferro» Bismarck, il suo posto fu preso dal generale Kutuzov, il vincitore di Napoleone. A Kònigsberg, a differenza dalle altre città dell'ex Unione Sovietica - mi dice la guida, Leonid Torent, un giovane russo-tedesco con simpatie germaniche -, i comunisti, che sono sempre forti, hanno rispetto per la storia. Nella piazza della Vittoria, la ex piazza Adolf Hitler e in precedenza piazza Kaiser Wilhelm, la statua di Lenin è sempre in piedi, a nessuno viene in mente di abbattere il «buon vecchio Ulianov». La nuova nomenklatura democratica, che è poi la vecchia nomenklatura comunista, ha capito che mantenendo tanto i ricordi prussiani quanto quelli comunisti la città rimane interessante per i turisti dell'Occidente. Perciò hanno puntato su Kant. Il 27 giugno, dinanzi alla nuova Università (la vecchia fu distrutta dalla guerra), hanno inaugurato un monumento bronzeo al filosofo, con una festa popolare, presenti centinaia di persone per metà russi e per metà tedeschi venuti dalla Germania. L'iniziativa di rimettere Kant sul suo piedistallo - a dire il vero - è venuta dalla Germania, l'ha presa la contessa Marion Dónhoff, editrice del settimanale politico Die Zeit, originaria di queste parti. Nell'autunno del '44, ha raccontato la signora sul suo settimanale, qualcuno la chiamò per mettere in salvo la statua di Kant e lei la fece nascondere sotto un albero a una ventina di chilometri dalla città. Finita la guerra, però, della statua non si trovò traccia. Allora la signora organizzò una colletta per* farne una copia. E ora, dopo oltre quarantanni, grazie alla svolta nell'ex Unione Sovietica, Kant è tornato in patria In suo onore, tutt'intorno alla sua statua, strade e viottoli, dove la gente fa la fila per comperare la vodka, sono stati asfaltati. La base navale Fino a un anno fa, Kaliningrad era zona militare assolutamente vietata agli stranieri, la vicina base navale di Baitijsk, avamposto occidentale della potenza sovietica, l'unica base mai bloccata dai ghiacci, era dominata dall'onnipresenza della Marina. Nessuno, neppure i selezionatissimi visitatori ammessi nell'area off-limits, poteva portare con sé una macchina fotografica. Oggi, dopo la svolta, il catamarano Dragomys sfila a poche decine di metri dalla potentissima base navale, per la gioia dei turisti fotografi. I militari russi non dicono nulla, anzi sorridono compiaciuti, fino a nuovo ordine. L'ex Prussia Orientale, enclave della Germania in territorio polacco, è di nuovo un'enclave - stavolta russa - separata dalla patria dalla Lituania e dalla Polonia. «E' impensabile immaginare la creazione di un corridoio, una specie di cordone ombelicale, attraverso una delle due Repubbliche», dice un giornalista del quindicinale russotedesco con la curiosa testata bilingue Kònigsberyski Kurier, il quale, non avendo il permesso di parlare con un collega straniero, non vuole venire identificato. «Non miriamo a creare una Repubblica baltica indipendente, perché siamo russi. Vogliamo invece creare una zona di libero scambio, fare di Kònigsberg una specie di Hong Kong nella quale, fin tanto che il rublo non sarà convertibile, si possa negoziare in marchi. Già sono nate quassù quasi duecento joint-ventures con tedeschi, svedesi, polacchi, un gruppo americano e uno scandinavo sono interessati alla costruzione di un albergo. Vogliamo il mercato, vogliamo il turismo, desideriamo modernizzarci». Ne hanno invero bisogno. Il giornalista che viene dall Ovest non trova posto in città (il paio di alberghi esistenti è occupato da turisti tedeschi, le locande e le case private da turisti polacchi) e viene mandato a pernottare a Svetlogorsk, a una quarantina di chilometri, nella pensione «Lokomotiv» che ospita ferrovieri venuti da tutta la Russia per fere i bagni nel Mar Baltico (temperatura intorno ai 16 gradi). La cLokomotiv» è l'unico posto decente, le altre quattro pensioni e l'unico albergo, il «Volna», della cittadina balneare non hanno acqua, né calda, né fredda. Al ristorante, dove splendide ragazze in minigonna all'inguine ballano fino alle prime luci dell'alba, manca il pane, ma in compenso ci sono caviale e pessima vodka in abbondanza e spumante dolcissimo della Crimea che gli operatori turistici russi vogliono per forza imporre agli occidentali. Naturalmente in cambio di una somma in dollari o in marchi equivalente a una settimana di un salario medio russo. Sono nate come funghi le agenzie turistiche private nel¬ l'ex Prussia Orientale: la Euromarkt, la Feniks, la Gloria, la Rosengarten che organizzano voli charter di vecchi nostalgici nati quassù, da Amburgo e Hannover, i quali vengono in lacrime a riconoscere i mattoni delle loro case distrutte. Hanno tutti nomi tedeschi queste agenzie, sta per nascere la Eintracht (che in tedesco vuol dire unione) per organizzare anche viaggi a buon mercato fuori dalla Russia per una settimana in Germania o in Turchia. Da qualche settimana Kònigsberg è collegata ogni giorno con Danzica anche da un aliscafo, il «Kometa 15». Durata del viaggio meno di due ore. «Il futuro di Kònigsberg - dice Leonid Torent - è legato alla zona di libero scambio e al turismo». Interviene un giovane storico che mi regala fotografie della vecchia Kònigsberg, splendida città di architettura tedesca anseatica e guglielmina. Dice: «Il nome Kònigsberg piace. Ma noi storici proponiamo un compromesso linguistico. Vogliamo chiamare la nostra città con il nume originario Kònigsberg (montagna del re) tradotto in russo, Korolevskaja Gora. Suona bene anche per orecchie straniere, e penso che farebbe felici tutti quanti». Tito Pochi alberghi, alcuni senz'acqua in camera, ma al ristorante cameriere in mini Il sogno di oggi è diventare il porto franco di Mosca // lungo traghetto «erotico» che arriva da Danzica. Ifacili fidanzamenti delle ragazze degli Urali. Un valico tra Est e Ovest li porto di Kaliningrad (ex Kònigsberg per i prussiani e Krolewiec per i polacchi). Sotto: li targa cirillica sul monumento di Kant, luogo di culto e contrabbando di sigarette H'. V.ÀA. AH Vf lÀ A ' KM IT A. BùiVOBWS coern - :>.o & i9?4rcs&# •-.tv.-.vv."tn;« :,>xt :>?v. k Giovedì 30 Luglio 1992Kant a o Immain undi Lo(copyper l'«La So «erotico» nzica. enti gli Urali. e Ovest m : è collegata ogni gDanzica anche da un «Kometa 15». Duratagio meno di due ore. «Il futuro di KònigsLid T è l Immanuel Kant in un disegno di Loredano (copyright per l'Italia «La Stampa»)