«Microcrimine il primo nemico»

«Microcrimine, il primo nemico» Il maggiore dei carabinieri Pasquale Muggeo lascia la città dopo 15 anni «Microcrimine, il primo nemico» L'investigatore disegna la Torino Anni 90 Per quindici anni ufficiale nei carabinieri a Torino. Dal terrorismo al clan dei catanesi, dallo scandalo tangenti alle cosche calabresi: Pasquale Muggeo, 40 anni, lascia da maggiorela città che l'aveva accolto tenente, appena uscito dalla scuola. Una carriera dipanatasi integralmente nell area torinese, in prestigiosi ruoli di comando: prima nel nucleo radiomobili, po: alla compagnia di Venaria, alla prestigiosa compagnia San Carlo, al delicato nucleo informativo, infine al nucleo operativo, la struttura di punta contro la criminalità. L'attende, al Comando Generale di Roma, un incarico all'Ufficio Operazioni, posto ideale per mettere a frutto un'esperienza eccezionale. «Lascio una Torino molto diversa da quella che ho trovato nel '77. Allora - racconta nel suo ufficio di via Valfrè, in una pausa del trasloco - c'era l'angoscia del terrorismo. La gente era smarrita, temeva anche di uscire di casa. Poi ha trovato la forza per riappropriarsi degli spazi, di riconquistare una vita normale. E' stata l'arma più efficace per sconfìggere il terrorismo, per dimostrare ai brigatisti che non facevano più paura, che erano battuti». Dal terrorismo a Zampini: «Un fatto insolito, all'inizio quasi incredibile: una gola profonda che racconta meticolosamente i meccanismi delle tangenti. Fra i carabinieri ed i magistrati si stabilì un ottimo rapporto: si riuscì a lavorare al meglio ed arrivarono risultati. In piccolo accadde allora quanto sta accadendo oggi a Milano: peccato che Zampini fosse un dilettante di provincia rispetto ad un Chiesa. Ma sono convinto che fu dato un segno: la corruzione, il sistema delle tangenti non erano impunibili. Credo che quel precedente abbia frenato il fenomeno a Torino, e che qui non ci sia la stessa situazione di Milano». Delitti risolti, delitti insoluti. «Le esecuzioni di mala sono quelle che preoccupano di meno. Abbastanza in fretta si riesce a comprenderne il movente, a tempi più lunghi si aniva molto spesso al nome degli esecutori. Anche se magari non si riesce a provarne la colpa. Diverso il caso dei delitti del vicino di casa, di quelli con vittime gente comune. Cui si incontrano le maggiori difficoltà, so¬ prattutto nei casi di personalità complesse. Esempi classici sono Franca Demicnela, la "donna in rosso", che aveva un mare di conoscenze diffìcili da inquadrare, oppure Silvana Biadetti, la ragazza del burrone, che forse aveva nascosto a tutti l'esistenza della persona che sarebbe poi diventata il suo assassino». Più facile indagare quando le vittime sono persone semplici: «Il caso Brigo, il pensionato ucciso perché scambia¬ to per un medico, oppure quello della mummia di Avigliana, l'altro pensionato ucciso dalla moglie e dal figlio e poi buttato nel lago, sono stati risolti perché le vittime non avevano segreti. E' stato possibile escludere subito una serie di variabili e concentrare gli sforzi in poche direzioni». Difficile indagare a Torino? «No, c'è collaborazione: la gente è riservata per carattere, ma si apre con le persone che ha conosciuto, anche solo di nome, magari leggendo i giornali». Come sarà la Torino in questi Anni 90? «Il pericolo numero uno resta la microcriminalità, superabile solo con il controllo del territorio, cioè con tanti poliziotti, carabinieri, vigili per le strade. E' possibile che si mantenga alto anche il numero delle rapine, perché gli specialisti dei colpi in banca restano sempre troppo poco in carcere. Non vedo pericoli sul fronte delle estorsioni: il racket qui non esiste, ci sono solo piccole bande improvvisate, sicuramente contrastabili. Quanto alla grande criminalità, i più temibili oggi sono i calabresi, che però non sono integrati nel tessuto sociale. Continueranno a gestire i grandi traffici di droga e ad eliminare i loro avversari. Ma non toccheranno la Torino sana, che resta vincente». Angelo Conti «L'unico modo per combatterlo è un maggior controllo del territorio Sul fronte estorsioni nessun pericolo, qui il racket non esiste» Il maggiore Pasquale Muggeo. comandante del nucleo operativo dei carabinieri In 15 anni ha affrontato terrorismo, clan dei catanesi, scandalo tangenti e cosche calabresi

Persone citate: Angelo Conti, Pasquale Muggeo, Silvana Biadetti, Zampini

Luoghi citati: Avigliana, Milano, Roma, Torino, Venaria