Su Thern l'ombra di Diego

Su Thern l'ombra di Diego NAPOLI Il «cervello» svedese entusiasta del trasferimento in un Paese che ha sempre sognato Su Thern l'ombra di Diego «Noti sono Mar adona e non ho la sua classe, però sono un duro Meglio qui che alla Santp, posso puntare allo scudetto e giocare in Coppa» SAN LOW1NZO IN «AMALI DAL NOSTRO INVIATO Il lago, in cui si specciiiano le Dolomiti di Brenta, ha il colore dei suoi occhi. Lo sguardo si perde lontano. Fra poco Napoli sarà la terza patria per Jonas Thern, svedese di 25 anni venuto in Italia dopo tre stagioni al Benfica. Forse, quella che sta per cominciare, diventerà la più importante. Tra un mese la moglie Ann Sofie darà alla luce il primo figlio. Fra un mese Jonas, figlio di un modesto calciatore, potrà rinverdire i fasti di Jeppson e Hamrin, i connazionali che hanno vestito l'azzurro partenopeo 40 e 23 anni fa. Prende il posto di Alemao, con più responsabilità da regista, alle spalle di Zola-Careca-Fonseca, il nuovo «trio meravigliao» che fa sognare Napoli dopo la Magica (Maradoua, Giordano, Careca). A marzo sembrava che dovesse seguire la strada di Eriksson, l'allenatore che lo volle al Benfica nell'89 strappandolo al Mulinili;, là società che l'ha cresciuto, fino ad imporlo in Nazionale e a farlo eleggere tre anni fa migliore calciatore di Svezia. Sembrava tutto fatto con la Sampdoria, il Napoli giocò d'anticipo anche se capì che non era facile schiodare uno svedese da Lisbona con la sola lusinga del campionato più bello del mondo. Due miliardi e mezzo in tre anni (cinque al Benfica) ed ecco Thern rinunciare ai privilegi dell'Estoni e di Cascais (villa e club) e buttarsi nell'inferno sotto il Vesuvio. «So che a Napoli ci sono cose cattive - dice - ma ci sono dappertutto e le cose buone sono più numerose, come l'ammon:, la pizza, gli spaghetti. Dalla Svezia all'Italia via Portogallo, un percorso obbligato: nel mio Paese il calcio è poco più che il calcetto, mentre a Lisbona ho scoperto un ambiente e un campionato assai simili a quelli italiani. E giocando tre anni in Portogallo ho perduto la freddezza dei nordici, solo il colore dei miei occhi e i capelli biondi mi tradiscono». Di lui, Eriksson disse qualche mese fa: «La testa gli serve solo per pensare (Thern non è molto alto a dispetto della media scandinava, ndr) quindi non chiedetegli di usarla per colpire il pallone. Ma con i piedi, il destro in particolare, ci sa fare». Nato mediano destro, Thern si è imposto come vero e proprio playmaker. E nel Napoli di Ranieri sarà lo svedese a dirigere le operazioni a centrocampo, affiancato ai lati da Pari e Grippa con l'apporto di Policano sulla fascia. Un centrocampo tosto, perché Thern, oltre che produrre gioco, sa farsi valere in fase di interdizione. Un altro motivo ha spinto Thern a Napoli: «La Sr. mp è una squadra giovane, qui invece si punta allo scudetto e si gioca in Coppa Uefa». Non le sembra esagerato parlare di scudetto con Milan e Juventus favoriti? «Con i giocatori che hanno, i rossoneri e i bianconeri sono favoriti, ma ciò non vuol dire che vinceranno. Anche Olanda e Francia dovevano dominare gli Europei ed è venuta fuori la Danimarca». Di se stesso dico: «Sono un regista, è vero, non mi vedrete mai dribblare. Per questo c'è Zola». L'erede di Maradona? «Non esageriamo, non credo sia possibile fare questo genere di paragoni. Sono talenti diversi. Non credo che nessuno, al Napoli, sarebbe dispiaciuto di poter rigiocare al fianco di Diego. Ma non divaghiamo, mi piace essere qui sapendo di poter dire la mia in un campionato difficile. L'esperienza portoghese è stata imperante». Noi intendevamo dire che forse a Napoli aspettano il suo esordio al San Paolo con lo stesso amore con il quale attesero Diego... «Non potrò mai essere come l'argentino, non so fare le cose che sapeva e sa fare lui. Però il fuoriclasse argentino non è mai stato un calciatore duro, come invece sono io...». Franco Battolato Eriksson, allenatore della Samp. esprime su Thern (nella foto) un giudizio positivo: «E* piccolo perciò usa la testa soltanto per pensare-