Pollicino Maenza a due passi dall'oro

Pollicino Maenza a due passi dall'oro LOTTA Oggi il tedesco Yildiz, poi la finalissima Pollicino Maenza a due passi dall'oro BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO Ancora uno sforzo piccolo piccolo questa mattina contro il tedesco Fuat Yildiz e per Macnza si apriranno le porte della terza finale olimpica dopo le vittorie di Los Angeles e di Seul. L'appuntamento è per le cinque della sera, ora di grandi suggestioni in Spagna. Sembra quasi normale vederlo lì, il Pollicino di Faenza, a lottare per l'oro, forse perché il senso dell'impresa viene sminuito dalla facilità con cui riesce a vincere le qualificazioni e dall'allegria con cui vive ore che per altri sarebbero tremende. Invece siamo davanti a un fenomeno di longevità agonistica. Maenza è un filo .1 ferro, 48 chili, piccolinò e magro da far paura, però e un mostro di volontà. Nelle occasioni che contano lui c'è, gli altri gli scompaiono attorno, travolti dalla sua superiorità. Ieri Pollicino si è disfatto in fretta dei fuscelli che gli hanno messo davanti: appena due mi nuti e mezzo per match, un 150 al siriano Hassoun, lo stesso punteggio all'indiano Yadav, lontani anni luce dalla sua classe. Contro Yildiz. che gareggia per la Germania ma è un turco e non ci vuole troppa fantasia a capirlo dal nome, oggi non sarà la stessa passeggiata. Qualche rischio c'è. «Ma il tedesco e un buon lottatore, non un fuoriclasse. Al 90 per cento Vincenzo ce la fa, anche se non l'abbiamo mai incontrato», garantisce il et azzurro Romanacci. Con questa prospettiva a Maenza toccherà poi il vincitore dell'altra «poule», cioè il russo Koutcherenko oppure il cubano Sanchez, più fantasioso, però con qualche; problema nel fare il peso. Koutcherenko sarebbe una brutta bestia. Ha già battuto Maenza per 3-1 nella finale dei Mondiali del '90, «Un incontro strano, infatti andai a protestare per il verdetto. Insomma noi non ci preoccupiamo di quella sconfitta e crediamo di farcela», insiste Romanacci. Pollicino, li a fianco, annuisce. Di lui si possono dire molte cose, tranne che sia il tipo da spaventarsi. Doveva essere così già da ragazzo, un tantino sfacciato davanti olio difficoltà. Ma adesso, al capolinea dei trent'anni, con due figli che ha portato a Barcellona per dirgli, un giorno, che c'erano anche loro, Maenza ha raggiunto la massima considerazione di se stesso. «Sono il campione olimpico - dice - e non lo sono stalo una volta sola. Mi sembra normale che gli altri mi guardino con rispetto e che io non debba temere nessuno. Sono partito sapendo che ero il favorito. Sto rispettando il pronosti co perché sono già in zona medaglia: ho fatto quello che do vovo fare, però non penso di fermarmi qui». Già, l'oro e alla portala. Con i giusti scongiuri, perche ci sono già state troppe delusioni in questa Olimpiade La situazione nella lotta apre comùnque nuovi spazi all'ottimismo. Ieri hanno vinto sia Mazzini negli H2 chili contro il venezuelano Rondon por schicnata, sia Campanella nei 90 chili, categoria in cui ha battìi to per 3-2 l'ex campione d'Eu rapa, il bulgaro Yordanov. Anche se i due azzurri possono teoricamente lottare per l'oro, non c'è da illudersi. Con gli in contri di oggi potrebbero pia/, /.arsi pero per la finale del lerzo posto o sarebbe già un trionfo I.a conferma elio non esiste sol tanto Pollicino [m. ansi

Luoghi citati: Barcellona, Faenza, Germania, Los Angeles, Maenza, Spagna