Lewis ha perdonato: son contento che Johnson sia qui di Giorgio Barberis
Lewis ha perdonato: son contento che Johnson sia qui ATLETICA LIOOBBA M II Club Santa Monica fa quadrato attorno a re Cari, occupato in un'operazione simpatia per trovare un posto nello sprint Lewis ha perdonato: son contento che Johnson sia qui 77 canadese è arrivato ma si è rinchiuso in un alberghetto vicino a Barcellona BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO Ma che bella famigliola il Santa Monica Track Club. Dopo che Cari Lewis aveva riempito una pagina del giornale El Periodico («Ma non sono io a scrivere direttamente, è un amico giornalista che mi intervista e poi firma come se fossi io», spiega l'interessato), la società del Figlio del vento ieri ha raccontatola «sua» Olimpiade. Lewis è l'indiscusso leader del gruppo, il fatto che ai trials si sia qualificato per una sola gara (salto in lungo) non intacca il suo prestigio. Re Cari si erge maestoso nelle sue dichiarazioni, dice di essere in forma strepitosa e quasi fa spallucce quando gli vien chiesto come mai tra i mass-media sia considerato un antipatico. «La gente mi vuol | bene - replica secco - e mi è vicii na. Ho ricevuto un sacco di au¬ guri per questa Olimpiade e spero di ricambiare disputando una grande prova di lungo. Sono Preparatissimo, i malanni mi anno danneggiato impedendomi di gareggiare al meglio nelle selezioni, ma adesso sono forte come non lo sono mai stato». Tanta sicurezza significa la previsione di un salto-record? Cari prende le distanze: «C'è Powell e io lo rispetto. Mike ha dichiarato di poter arrivare a metri 9,30, io non so se posso fare altrettanto ma credo comunque di migliorarmi (il suo top, oltre all'8,91 ventoso di Tokyo, è 8,87, ndr). La nostra rivalità è una fortuna per l'atletica, che trae vantaggio ad avere due campioni cne si scontrano tra loro». E la staffetta? «Sono riserva risponde Lewis - e mi sto allenando con cura nel caso si rendesse necessario il mio impiego. Lo faccio con la massima umiltà, visto che ai trials altri mi sono arrivati davanti. Se Krò dovessi correre, vorrei fare ne la mia parte. Comunque sono per il rispetto delle regole, la situazione è chiarissima». Di più, sull'argomento, non si riesce ad ottenere. Cari ribadisce che Burrell («Il più forte negli ultimi due anni») è il suo favorito sui 100 e ha persino una parola gentile per Ben Johnson: «Ci sono regole per punire chi sbaglia, dopodiché i colpevoli non devono pagare per tutta la vita. Sono contento cne Johnson sia qui e possa correre». Intorno a «re», la sua corte annuisce. Manca Leroy Burrell, bloccato dal suo sponsor che vuole una conferenza stampa tutta per lui, ma gli altri big ci sono tutti, con il manager Joe Douglas che se li coccola con lo sguardo. L'unico che fatica a sorridere è Danny Everett: il tendine destro gli fa male al punto che teme - lui vincitore dei trials e miglior tempo stagio¬ nale dei 400 - di dover saltare la gara individuale: «Adesso difficilmente potrei correre - spiega - ed anche per la staffetta non so proprio se ce la faro. Per fortuna c'è Valmon, quinto lo scorso anno ai Mondiali di Tokyo, pronto a prendere il mio posto. Jenkins subentrerebbe nella 4 x 400». Con i suoi modi gentili, Everett ricorda dunque le gerarchie delle selezioni di New Orleans, Smisi ad allontanare lo spettro i Michael Johnson che il selezionatore Mei Rosen - e non soltanto lui - vorrebbero nella staffetta. «Michael - interviene Steve Lewis - è un grande quattrocentista, senz'altro tra i più forti. Con lui potremmo anche essere più competitivi. Ma contano i trials e Johnson non c'era. La legge è uguale per tutti». La strada del grande baratto resta però aperta: Cari Lewis dentro alla 4x100, salvando così importanti contratti economici e una campagna pubblici¬ taria che lo vedeva impegnato come velocista, e Michael Johnson nella 4 x 400, tanto più se Danny Everett dovesse dare forfait. Anche perché, dopo aver perso incredibilmente l'oro in questa gara ai Mondiali dello scorso anno, gli Usa devono riscattarsi per non rimediare un secondo ko che li getterebbe con il potenziale che hanno - nel ridicolo. Intanto si è risolto il mistero Ben Johnson: il velocista canadese non è a Lisbona, come si pensava, ma è già in Spagna. Se ne sta nascosto in un piccolo albergo di un paesino cne si chiama Barberà del Val Ics, a pochi chilometri da Barcellona. Lì, in compagnia del suo attuale manager Kamil Azaan, sta rifinendo la preparazione per la gara individuai'.' dei 100, coltivando l'ambizione di una clamorosa rivincita di Seul. Giorgio Barberis
Luoghi citati: Barcellona, Lisbona, New Orleans, Spagna, Tokyo, Usa
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