Spara la Shan, gli uomini s'arrendono

Spara la Shan, gli uomini s'arrendonoPer la prima volta alle Olimpiadi una ragazza conquista il podio più alto in una gara mista Spara la Shan, gli uomini s Domina la cinese, un bronzo per il nostro Rossetti BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO Calamity Jane ha battuto i maschiotti. Ma costoro non l'hanno presa a male, le hanno stretto virilmente la mano, come si usa fra rudi colleghi, e l'hanno coperta di pacche e di elogi. Luciano Giovannetti, che di Fucili se ne intende avendo vinto due ori olimpici nella fossa, come tutti ben ricordiamo, ha detto a metà fra ammirazione e sorpresa che di fronte ad un campione cosi, meglio ad una campionessa cosi, non restava che abbassare le armi. Immagi\ ne calzante. Calamity Jane, che ha gli occhi a mandorla, occhi ridenti di vita, ha vinto la prova dello skeet ed è stata la prima donna nella storia dei Giochi a conquistare la medaglia d'oro nel tiro a volo. C'era un sole che seccava l'erba, un'afa che tagliava il respiro. Lei salutava cor. la manina, il volto gentile reso radioso dalla felicità che le saliva da dentro come un'onda di mare. Anche Bruno Rossetti rideva, ridevano gli italiani sull'erba del poligono, sudati, allegri, festosi: Bruno ha vinto il bronzo ed è stata una bella giornata. Alla premiazione, lui e il peruviano Gina, medaglia d'argento, hanno sollevato per le gambe la ragazza, sotto gli occhi alquanto allarmati del marito Yin Yucsen, e l'hanno quasi lanciata al ciclo. Lei, l'infallibile tiratrice, stava in tuta giallorossa e distribuiva alla folla cappellini dello stesso colore con la scritta Pechino 2000. Parole poche, Calamity preferisce sparare. Calamity Jane, in realtà, si chiama Zhang Shan ed è nata 24 anni fa a Nanchong, nella provincia cinese di Sicnuan. Zhang è il cognome più comune in Cina, e pertanto nel mondo, Shan invece significa Grande Montagna. Il padre di Shan, professore di liceo, non sapeva come chiamare la bimba e poiché aveva già due Figli pensò che- l'appellativo più semplice fosse Terza. Poi trovò una soluzione ancora più facile, basandosi sul simbolo grafico, e la figlioletta diventò per sempre Shan, la Grande Montagna. Sta già nascendo una specie di leggenda, come si può notare, e il curioso della vicenda è che i cronisti cinesi, che vanno faticosamente raccogliendo notizie sulla loro fresca eroina, non sanno bene quale rilievo dare alla storica vittoria. E per questo interrogano, chiedono lumi, fanno fatica a credere, malgrado tutto, che l'impresa della piccola Shan sia destinata ad entrare nel grande libro dei miti. Eppure nessuna donna, nei I prati di Olimpia, aveva mai battuto gli uomini in una prova mi- | sta, se si esclude il dressage dove però vince anche il cavallo. E' la prima donna a raggiungere un I traguardo simile, ma sarà anche l'ultima: a partire dai Giochi di Atlanta del 1996 infatti le donno non spareranno più in gara con gli uomini. Nel tiro ci vogliono concentrazione e carattere, sicuro, ma anche forza fisica. Il fucilo posa più di tre chili e mezzo e bisogna reggerlo di sbatto, alzarlo per 225 volte, senza contaro, è logico, la necessità di sparare con precisione e tempismo. «E' stato abbastanza facile perche sono una donna», ha detto la Grande Montagna dopo il trionfo, assediata da un esercito di cronisti. Perché è una donna? Cosa significa? «Una donna in queste con dizioni è più calma di un uomo». Giovannetti, sempre lui, ha ricordato che una volta, nello preolimpiche prima di Montreal, era stato battuto dalla canadese Susan Nattras, che spa rava meglio di un uomo a volto, ma che non è mai riuscita a salire sul podio olimpico. Come a dire che i Giochi sono un'altra cosa, e che per vincerli bisogna avere qualità psicologiche e tee niche veramente speciali. Nessun dubbio sulle virtù tecniche. La ragazzetta è aggraziata, leggera, quasi gentile nel trattare il fucile. Però i suoi ner vi sono d'acciaio. Riesce persino a dormire fra una serie e l'altra, e l'ha fatto anche ieri dopo aver frantumato altri 50 piattelli, ottenendo un 200 pieno, che fra l'altro significa record del mon¬ do eguagliato e nuovo primato olimpico. Questo per dire che il bello della storia non consiste solo nei suoi riflessi diciamo così di costume. Dietro a quegli occhi a mandorla, celati da vezzose lenti scure, c'è una sorta di efficientissima macchina da competizione. Si capisce che la macchina non ha un cuore di ferro e in un certo senso è meglio così perché ci piace immaginare la graziosa Shan nelle vesti di donna, piuttosto che in quelle di infallibile robot. Nella serie finale di 25, Shan ha sbagliato il 13° e 17° piattello e la folla che tifava per lei senza badare a bandiere ha avuto un attimo di smarrimento, magari di delusione al pensiero che la campionessa cinese potesse avere un crollo di nervi in vista del traguardo. Per un paio di minuti Snan è scivolata al terzo posto, poi è tornata al primo in un alternarsi tremendo di emozioni diverse. A questo punto la pìccola Shan, meglio la Grande Montagna, non ha più sbagliato e i piattelli sono andati in frantumi lasciandosi appresso una nuvoletta color arancio e portandosi via i sogni dei suoi degni rivali. Per un piattello Shan ha mancato il record del mondo, che appartiene all'americano Drykc con 124 su 125. Non importa. Sarà per la prossima volta. Carlo Coscia In alto, la Calamity Jane dagli occhi a mandorla, ovvero Zhang Shan, sorprendente medaglia d'oro nello skeet. gara mista di tiro a volo dei Giochi. Shan, nella grafia cinese, significa Grande Montagna e attorno al suo nome sta già nascendo un'autentica, simpatica leggenda. Nella foto a fianco l'italiano Bruno Rossetti, medaglia di bronzo, sembra arrendersi di fronte all'infallibile mira della cinese

Persone citate: Bruno Rossetti, Carlo Coscia, Giovannetti, Luciano Giovannetti, Susan Nattras, Zhang Shan

Luoghi citati: Atlanta, Cina, Montreal, Pechino