Polvere di stellette a Palermo E se Totò Riina guarda la tv? di Curzio Maltese

Polvere di stellette a Palermo E se Totò Riina guarda la tv? TIVÙ* & TIVÙ' Polvere di stellette a Palermo E se Totò Riina guarda la tv? VOSSIGNORIA don Totò Riina, con tutto l'agio di cui gode, non avrà mancato in questi giorni di guardare la televisione. Cose istruttive. Lunedì l'esercito s'insedia a Palermo. A sera la mafia ammazza Giovanni Lizzio, capo dell'antiracket, servitore dello Stato. I tiggì aspettano che finisca la partita dell'Italia. Poi fanno vedere l'Alfa grigia in fondo a una periferìa, vuota. Foto tessera dell'ispettore su fondale it>sso. Gente che parla. Le immagini vanno a Palermo. Per strada, gli alpini della Julia, appena arrivati, sudano l'anima sotto la divisa. Di lontano carabinieri e poliziotti osservano la scena. Due para col mitra spianato davanti al palazzo di Giustizia. Guardano per aria. La gente passa, guarda loro e quelli del tiggì. con la faccia che dice: quanto vi fermate? Che esercito ci hanno mandato alle genti di Palermo? A fare che? La guardia alle tombe. La passerella televisiva, commentò l'onorevole Ayala. di nostro è un esercito da parata» ha ammesso, sempre in televisione, il generale Domenico Cordone, capo di stato maggiore della Difesa. L'ha detto sulla prima rete, a «Dossier storia». Sottotitolo «Polvere di stellette». Una trasmissione seria. Mica la solita minchiata estiva. Si vede lo scompartimento d'un treno. Dev'essere di prima classe, perché ci salgono il generale, uno scrit¬ tore, Arrigo Petacco, l'ambasciatore Sergio Romano, un vescovo militare, Giovanni Marra, e il giornalista Cangini. Ogni tanto passa un militare di leva, come capita sui treni. In filmato, però. Perché di loro, dell'esercito si discute. Tante parole, come usa in tv. Pareri diversi. Ma su una cosa, tutti d'accordo: così com'è 'sto esercito non serve a nulla. «Un colabrodo» faceva lo scrittore e il generale assentiva. «Un mostro dai piedi d'argilla» aggiungeva un altro. Qualche brigata specializzata, per fare bella figura, questo sì. Ma il resto. Ragazzi presi da casa, con poca voglia, e sbattuti a fare il pre¬ sentatarm coi foni ve echi. Quasi tutti ammucchiati a Gorizia, schierati contro un nemico che non c'è più, l'Armata Rossa. E che non gli venga in mente di spostarli sul Mediterraneo. Che se a quel matto di Gheddafi una mattina gli gira, come quella volta nell'86 a Lampedusa, e stavolta ci lancia i missili nuovi, fa peggio dell'Etna. Che gli mandiamo contro? Gli FI 04 smessi da tutto il mondo, quelli che i tedeschi chiamano «bare volanti»? O i Patriota, buoni giusto per quegli straccioni di iracheni? Ogni tanto, dicevo, si vede un militare. Rapato, annoiato: «Sto perdendo un anno». Se passa la nuova legge sull'obiezione di coscienza, non ci va più nessuno sotto le armi. A parte i pregiudicati per reati di violenza, che non possono certo metterli ad assistere le vecchiette. «I giovani migliori sono gli obiettori di coscienza», dice infatti il cardinal Martini. Così va a finire che a difendere la patria ci debbono andare soltanto i picciotti. «Ma allora fece lo scrittore e pure il vescovo - perché non abolirla, 'sta leva?». Però ai politici serve poter dichiare ai giornalisti: «Gli abbiamo mandato l'esercito». Sì, ma a fare che cosa? La parata in tv, davanti al popolo di Palermo. E a vossignorìa che, con rispetto parlando, può continuare a fottersene. Curzio Maltese

Luoghi citati: Gorizia, Italia, Lampedusa, Palermo