Bush schiera missili e flotta

Bush schiera missili e flotta L'Iraq lancia proclami: abbiamo umiliato l'Orni, ci riprenderemo presto la provincia del Kuwait Bush schiera missili e flotta Un 'altra portaerei e i Patriot nel Golfo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La tensione resta alta. La nuova squadra di ispettori dell'Orni arriva oggi a Baghdad, mentre i principali esponenti del regime iracheno proclamano di avere ottenuto cuna splendida vittoria», imponendo alla comunità intemazionale le loro condizioni, e dichiarano apertamente il loro «disprezzo» per le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Bush, ieri notte, ha riunito per la terza volta in cinque giorni i suoi principali collaboratori allo scopo di definire i piani per un attacco sull'Iraq che, per il momento, ha solo rinviato. Il Pentagono ha annunciato ieri che una terza portaerei, la «Kennedy», sta muovendo verso le acque della regione medioorientale, dove già incrociano la «Saratoga» e l'«Independence», e una batteria di missili anti-missile Patriot è in viaggio per difendere il Kuwait e l'Arabia Saudita. Basta ormai molto poco perché la crisi si riapra e, questa volta, non ci sarebbero più paracadute diplomatici. Rolf Ekeus, il diplomatico svedese che ha definito l'ultimo compromesso con gli iracheni sulle ispezioni alla ricerca di armi da distruggere, si è apertamente definito «pessimista» sui possibili risultati della nuova missione Onu. Ekeus, autore di un compromesso non molto apprezzato dalla Casa Bianca, aveva sostenuto domenica che le ispezioni pacifiche hanno portato alla distruzione di molte più armi irachene che non la precedente guerra del Golfo. Corre anche voce che Ekeus, a un certo punto, abbia minacciato di dimettersi da responsabile della commissione Onu per le ispezioni se l'opzione militare avesse avuto il sopravvento. Però, quando gli hanno chiesto se le minacce di un attacco punitivo lanciate negli ultimi giorni l'avessero aiutato a convincere gli iracheni a far continuare le ispezioni, ha risposto: «Temo di dover rispondere di si». E ieri, facendo tappa a Londra prima di raggiungere Baghdad, Ekeus ha ammesso che le ispezioni dentro il ministero dell'Agricoltura diffìcilmente troveranno «quello che sicuramente c'era». Allora, a che cosa è servito il compromesso? «Far trattare Ekeus con Saddam - ha dichiarato ieri Ahmed Chalabi, coordinatore dell'opposizione irachena, ovviamente in esilio - è come mandare Woody Alien sul ring contro Mohammed Ali». «L'Onu segue le regole e tratta l'Iraq come uno Stato normale - ha continuato -. Saddam è nato per la guerra e fa quello che vuole». Ieri, mentre il primo ministro iracheno ha parlato di «splendida vittoria contro l'Onu», il quotidiano del regime «Babil» ha ricominciato a chiamare il Kuwait «la nostra provincia del Sud». E Abduliabbar Mohsen, portavoce di Saddam, ha dichiarato: «Non dobbiamo nulla al Consiglio di Sicurezza. Le sue risoluzioni e le clausole del cessate-il-fuoco sono state scritte da canaglie. Non dobbiamo fare altro che diprezzare quelle risoluzioni e marciare avanti, mettendocele sotto i Eiedi». Nel pomeriggio, Saddam a presieduto una riunione dello Stato Maggiore delle forze armate. Tema verosimile della discussione: i preparativi a un eventuale blitz americano. Bush, domenica, non poteva lanciare un ultimatum a Saddam proprio mentre dall'Onu Ekeus sosteneva che «questa crisi è chiusa». Tuttavia, il Presidente ha già sottolineato che la crisi del ministero dell'Agricoltura rappresentava solo una delle tante violazioni di Saddam, «la punta dell'iceberg», come ha detto il suo consigliere Brent Scowcroft. Sotto la punta Bush ha individuato due questioni: il rifiuto degli iracheni di accettare il ristabilimento dei confini con il Kuwait secondo le indicazioni dei commissari Onu, e le persecuzioni che Saddam continua a infliggere a sciiti e curdi. Gli oppositori del regime denunciano bombardamenti contro la popolazione civile con missili e napalm. Bush non può assumersi, a tre mesi dalle elezioni, il rischio di un blitz che non appaia fortemente motivato. Ma, a questo punto, ha già deciso che, se Saddam pUene offrirà un pretesto, ordinerà l'attacco. Saddam sembra collaborare. Paolo Passarmi

Luoghi citati: Arabia Saudita, Baghdad, Iraq, Kuwait, Londra