Terremoto nella Lega, i cattolici contro Miglio
Terremoto nella Lega, i cattolici contro Miglio Dure polemiche innescate dalla proposta del professore «di abbandonare la Sicilia al suo destino» Terremoto nella Lega, i cattolici contro Miglio Giulio Ferrari: «E' andato per la tangente, dice cose che condivide solo lui» Iretie Pivetti: -Noi non abbiamo mai messo in dubbio l'unità dello Stato» MILANO. Nei giorni del dopo strage-Borsellino, Gianfranco Miglio aveva detto: «Che l'Italia abbandoni la Sicilia al suo destino». Si era beccato un «Imbecille!», dal senatore Cappuzzo, c una ruvida ripassata dall'Osservatore romano: «Amorale, egoista». Ora tocca ai suoi compagni leghisti prendere le distanze e abbandonare il professore al suo destino. Terremoto politico in vinta? Si, a sentire Irene Pivetti, deputato, che parla a nome della Consulta cattolica della Lega Nord: «Smentisco nel modo più assoluto che le parole del senatore Miglio siano congrue alla linea del movimento». Chiarisce: «La Lega vuole una Italia federata. Nessuno ha mai messo in dubbio l'unità dello Stato nazionale. Nessuno ha intenzione di dividere, disperdere, abbandonare pezzi o regioni del nostro territorio». Per la terza volta, in poche settimane, la Consulta cattolica smentisce o contraddice il professore Gianfranco Miglio, nume (o ex nume) del pensiero leghista. Per la terza volta il conflitto si consi'T»: in pubblico, con pubbliche dichiarazioni, c con nessuna reazione di Umberto Bossi, loader che ama benedire l'unanimismo del movimento. E' successo sulla pena di morte, quando Miglio se ne è dichiarato favorevole. La Consulta cattolica ha reagito: «La sua è una posizione isolata che non rispecchia la scelta del movimento». E' successo sulla recente visita del Papa in Lombardia. «Viene per dare una mano alla democrazia cristiana in crisi», dichiara Miglio, suscitando un vespaio di polemiche. Ventiquattr'ore più tardi i cattolici leghisti contrattaccano: «Ma come si permette? Miglio sbaglia e offende il Papa». Ora tocca alla questione Sicilia. Dice Irene Pivetti: «Miglio perde di vista il senso storico del movimento. La Lega vuole combattere la mafia, non abbandonare una parte dei cittadini italiani al suo strapotere criminale. Voglia- ino che finisca l'assistenzialismo al Sud, ma siamo consapevoli che il suo sviluppo avverrà grazie alla cooperazione del Nord». Le parole del professore erano chiarissime: «L'unica via d'uscita e che lo Stato italiano si ritiri da una Sicilia dove si fanno manifestazioni e proteste pubbliche, si piange e si strilla, ma in mezzo a chi urla ci sono in percentuale elevatissima i conniventi, quelli che coprono i mafiosi». E ancora: «Il Parlamento può modificare lo statuto regionale siciliano dandogli poteri sovrani». Chi*rissima la reazione dell'Osservatore romano: «Sono parole che per cinismo, amoralità e improponibilità, nella loro pochezza politica e storica, si commentano da sole». La Consulta della Lega Nord, fa proprio questo giudizio. Dice Giulio Ferrari, portavoce dei cattolici: «Per noi è doveroso puntualizzare il totale dissenso del movimento alle parole di Miglio. Il professore è andato per la tangente. Dice cose che condivide solo lui». Toni forti, contro il professore. Semplici dissapori o premessa a un vero divorzio? «Lui è eletto come indipendente e da tale si comporta», dice cauta Irene Pivetti. Ma non è lui, fine costituzionalista, il vostro punto di riferimento teorico? «Lo dicono i giornali, non noi. Miglio parla, in molte occasioni, a titolo personale». E le reazioni si vedono. Pino Coirla» «Non è certo il nostro ideologo Questo lo dicono solo i giornali» Qui a fianco: Umberto Bossi A sinistra: Gianfranco Miglio
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