Terzo suicidio nell'inchiesta tangenti
Terzo suicidio nell'inchiesta tangenti Mario Majocchi era vicepresidente dell'Associazione nazionale dei costruttori edili Terzo suicidio nell'inchiesta tangenti Si spara imprenditore di Como interrogato dal giudice MILANO. Terzo suicidio in quest'Italia delle tangenti, il secondo nella vicenda milanese. L'imprenditore comasco Mario Majocchi, 56 anni, vicepresidente dell'Associazione nazionale costruttori edili, si è ucciso domenica pomerìggio con un colpo di pistola alla tempia. Quarantotto ore prima lTmprenditore era stato interrogato dal giudice Piercamillo Da vi go, uno dei magistrati che conducono l'inchiesta sulle tangenti. C'è un collegamento fra i due Tatti? Mario Majocchi come Renato Amorose, il segretario del psi di Lodi che due mesi fa, travolto della vergogna, si era suicidato dopo essere finito nell'inchiesta di Tangentopoli o come il messo comunale di Tre cate, suicida per un altra storia di tangenti? Sembra di no. Lo esclude il fratello, Giampiero, anche lui imprenditore: «Appena dopo l'interrogatorio, venerdì, ho sentito Mario; era sereno e composto pur dopo un incontro non facile, in cui ha sostenuto la sua estraneità ai fatti». I perché del suo gesto Mario Majocchi non li ha detti a nessuno. Non ha lasciato nemmeno un biglietto. Domenica, dopo pranzo, si è chiuso nella camera da letto della sua villa a Capiamo Intimiano, in provincia di Como. Da un comodino ha preso la sua pistola, una Smith and Wcsson calibro 38 special, se l'è puntata alla tempia e ha fatto fuoco. E' stata la moglie, Bice, a trovarlo ancora rantolante sul letto. Soccorso dalla donna l'imprenditore è stato portato all'ospedale di Niguarda, a Milano, con un elicottero dell'Elisoccorso. Una notte in coma e poi, ieri mattina il decesso. Amministratore delegato della Nessi & Majocchi, una delle più importanti imprese edili del comasco, attiva da oltre settant'anni, duecento di- Sridenti, Mario Majocchi era lito nell'inchiesta sulle tangenti per gli appalti dell'autostrada Milano Serra vai le. Un politico avrebbe raccontato ai giudici che anche su quell'appalto c'era stato il pagamento di mazzette. Davanti al magistrato Mario Majocchi era rimasto per trenta minuti spiegando che la sua impresa, minoritaria nel consorzio che aveva vinto l'appalto, aveva rinunciato al progetto ed era uscita dal consorzio. Insieme con il suo avvocato, Giovanni Levoni, Majocchi aveva poi accompagnato gli inquirenti per la perquisizione, a casa e in ufficio. Il suo avvocato ricorda anche un particolare, di quel gioroo. Per avere una copia del verbale, con le dichiarazioni rese al magistrato, l'imprenditore era uscito dal Palazzo di giustizia, aveva acquista¬ to una marca da bollo. Con questa era ritornato nell'ufficio del giudice per avere la copia del suo interrogatorio. Un particolare insignificante, quel giorno, che oggi può servire a ricostruire lo stato d'animo dell'imprenditore. Nulla faceva presagire che Mario Majocchi fosse sconvolto da quel faccia a faccia davanti al magistrato. L'azienda andava bene, anche se recentemente era stata sfiorata da altre inchieste giudiziarie. La Nessi & Maiocchi, infatti, aveva partecipato agli appalti per Villa Erba e per alcuni autosili, a Como, su cui sta ancora indagando la magistratura. Da tempo, si è poi appreso, l'imprenditore aveva problemi con la sua prima moglie, da cui era divorziato. «Chi l'ha conosciuto - dice ancora il fratello Giampiero Majocchi - può dire che la vita di Mario è sempre stata contrassegnata da serietà, rettitudine e dedizione alla famiglia e al lavoro». E aggiunge: «Il suo stato d'animo era provato dalla stanchezza anche per un piccolo intervento chirurgico che aveva subito da poco». «Quello che è accaduto - conclude - appartiene ai misteri della vita: mio fratello non aveva sensi di colpa. Quanto è accaduto non può essere interpretato da nessuno in modo distorto». FaMo Potetti L'imprenditore comasco Mario Majocchi
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