Alla ricerca del «pass» perduto di Gian Paolo Ormezzano
Alla ricerca del «pass» perduto Alla ricerca del «pass» perduto PBARCELLONA ICCOLI giornalisti scagliati nel mondo olimpico da febbri nuove e vaste di informazione, per esempio le febbri televisive di emittenti anche minime, passano dove il grande campione non solo non riesce a passare, ma stenta ad avvicinarsi, perche un poliziotto gli chiede cosa fa li, senza l'accredito, il «pass», ben visibile al collo. Il grande campione è salutato da tanti giornalisti, quelli che già scrivevano quando lui vinceva, quelli che magari devono ad una sua impresa annunciata un servizio importante, un viaggio bellissimo, e in quel viaggio la conoscenza di una bella donna o una colossale mangiala d'ostriche. Ci sono i saluti e poi ìe scuse: «Sai, devo andare, il lavoro». 11 grande campione aspetta, sotto il sole che lo rosicchia così come il tempo ha rosicchiato la sua fama. Vorrebbe un permesso per l'arsi un'oretta nel centro stampa, salutare vecchi amici, respirare l'aria condizionata e anche l'aria speciale dell'informazione sui Giochi, non può. Per arrivare nell'ufficio dove danno il permesso provvisorio ci vuole un permesso provvisorio, a dirlo è l'invenzione del moto perpetuo, a patirlo è il supplizio dell'immobilità perpetua. Pass .iKi intanto atleti che manco potevano lucidargli le scarpe, ed entrano facilmente perche accreditati da TelePizzighettone Libera. E ad un certo punto Eddy Ottoz, due volte campione d'Europa dei 110 ostacoli, medaglia di bronzo olimpico, ci ha detto: «Basta, vado ad allenare mio figlio». Per farlo diventare campione, così che possa aspettare il «pass» fuori dal centro stani pa dei Giochi del 2020. N, EL 1972 Giovanni Arpino, invialo per questo giornale ai Giochi di Monaco, si fece tradurre il titolo sull'apertura di uno dei più diffusi quotidiani locali: era io dialetto bavarese, diceva pressappoco «E accesa». E si riferiva ovviamente alla fiaccola Chissà sì.' domani i giornali di Barcellona ospiteranno una frase in lingua catalana, e se sarà una frase calda, famigliare. Proprio Monaco 1972 segnò, con la tragedia al villaggio per l'irruzione dei fedayn, la fine di una certa idea gaia dei Giochi e l'inizio di una drammatizzazione in costante levitazione, sino all'attuale bunkerizzazione degli uomini e delle cose. Ieri i titoli dei giornali locali sono stati tutti improntati alla serietà estrema, all'Appunta mentono: «Giudizio universale per Barcellona» (El Periodico); «Barcellona apre oggi i primi Giochi dopo la guerra fredda, davanti all'attesa mondiale» IBI Pais); «Barcellona apre i suoi Giochi al mondo» (La Vanguardia); «In cerca del fuoco olimpico» (Abc). Oggi chissà, bisognerà aspettare sino a notte fonda, una bomba nella cerimonia inaugurale potrà togliere il posto alle frasi auliche. Con Monaco sono finiti anche i tempi in cui si poteva preparare il titolo generale con largo anticipo, innamorarsi della bella frase, del gioco di parole, dell'aulicità scritta, nero su bianco, dell'ev :nto. Sempre più quella di allora, maledetto terrorismo, appari; come una perdita di innocenza, oltre che di viti' umane. 1giornalisti della radiotelevisione hanno accesso immediato al centro della stampa scritta. I giornalisti dolla stampa scritta possono ontrare soltanto provvisoriamente, e con permessi appositi, al centro della stampa cosiddetta elettronica. E' una ingiustizia, o è la giustizia dei tempi ultimi? Sono quelli della radiotelevisione : nuovi samurai dell'informazione, con diritto di vita e di morte sulla notizia, e noi della stampa scritta siamo diventati, 111 cambio magari di un po' di epiiania televisiva concessaci ogni tanto, plebe, plebe e nean[ che suburra? La domanda non e di quello chi! turbano: serve come alibi quando, 111 un futuro prossimo andremo all'Olimpiade per lare un servizio sui divi televisivi che fanno un servizio sui Giochi. Prossimamente. Qui? Gian Paolo Ormezzano .va-".': v ìì«'-. y -•>•<,•••;■• . „-
Persone citate: Eddy Ottoz, Giovanni Arpino, Pais, Pass
Luoghi citati: Barcellona, Europa, Monaco
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