TERRY BROOME sotto il vestito, tutto

TERRY BROOME sotto il vestito, tutto la donna dill'anno:1984. La modella americana protagonista di un delitto nella haute TERRY BROOME sotto il vestito, tutto ERA estate a Milano, giugno 1984, di notte. Luomo ucciso, un quarantenne romano corpulento, era 8U>to colpito a morte da due pallottole d'una 38 Special Smith & Wesson: un colpo al torace, poco sotto al cuore, e uno alla tempia, sparati da molto vicino. Di due altri colpi c'erano segni sulla parete della stanza, a sessantasettanta centimetri d'altezza. La ragazza che diceva d'averlo ucciso, un'americana carina di ventisei anni, è rimasta in prigione per sette anni e mezzo, poi è uscita nel febbraio di quest'anno ed è tornata al suo Paese. Il luogo del delitto era un appartamento di corso Magenta, lontano dal residence milanese del centro, grigio, malinconico, scoraggiante, dove nei giorni delle sfilate di moda abitavano molte tra le modelle più belle, più costose del mondo, e dove si trasferivano dunque alcuni ricchi perdigiorno cacciatori di donne. Queste restano le uniche cose sicure: perché nel delitto di ferry Broome, che appassionò Milano per oltre due anni, niente altro era certo. L'arma ben pulita e ricaricata non offriva prove. L'autoaccusata confessava, ma i suoi ricordi caotici, alterati dalla cocaina e dall'alcol, confusi dall'emotività e dal rimorso («non volevo fargli del male, volevo solo spaventarlo, mi dispiace infinitamente, vorrei non fosse mai successo»), risultavano imprecisi, non davano vere certezze. Non bastarono due processi a cancellare il dubbio che l'assassino fosse un altro, che l'americana fatta e non tanto intelligente fosse stata incastrata. Ma se ogni anno, nella stagione abbandonata e felice delle vacanze, c'è una Ragazza dell'Estate che meglio di tutte condensa la seduzione, rimane nella memoria e impersona l'aria del tempo, nel 1984 era Tcrry Broome. Giovane, bella, ex fotomodella e di nuovo aspirante modella, sorella della modella Donna, amica di modelle, appartenente cioè all'universo femminile più in voga e ammaliante, riflesso nel romanzo di Marco Parma Sotto il vestito niente e nei due film dallo stesso titolo, diretti da Carlo Vanzina e da Dario Piana. Però anche gravata da una biografia patetica di disordine e guai: la nascila nel Sud, South Carolina; l'infanzia nomade tra Denver, la Florida e la Georgia, al seguito del padre sottufficiale di carriera, ex Corea, ex Vietnam, duro, violento, cattivo; la luga di casa a quindici anni, autostop e stupro subito in un prato accanto all'autostrada, commesso da due motociclisti neri («quella sensazione di sporco, di vomito, di dolore...»); il matrimonio a diciotto anni con un coetaneo, durato pochi mesi («quattro di noi fratelli e sorelle ci siamo sposati e tutt'e quattro abbiamo divorziato»); l'approdo a New York, al lavoro di fotomodella a imitazione della sorella, all'abitudine alla cocaina a imitazione di tanti, tra feste intercambiabili, uomini sbagliati, frigorifero sempre vuoto, sesso senza desiderio e senza memoria, bei vestiti, brutti ritorni a casa di mattina; infine la partenza per Milano, sempre dietro alla sorella. E la cronaca nera, il tribuna- le, il carcere. Crìmine privato nel decennio italiano (che seguita a prolungarsi nei Novanta) delia ferocia pubblica, del sangue e del crìmine organizzato, il delitto di Terry Broome assunse caratteri speciali, colpì anche per quelle che parevano le sue implicazioni sociali. Sembrò un delitto esemplare del tempo dell'Io, dell'Ora, della Me Generation: degli Ottanta erotici, egotisti, abulici, nevrotici, apatici, narcisisti; degli Ottanta del corpo e dei soldi, senza altri miti che la ricchezza, l'impresa, il pragmatismo; degli Ottanta dell'Immagine, mediatici, telegenici, catodici; degli Ottanta vissuti alla giornata e per se stessi, coltivando il proprio benessere psicofisico, amandosi tanto da non aver bisogno di niente e di nessun altro per essere felici («La cura di se stesso gli tolse ogni altro desiderio», scrìveva Italo Svevo concludendo Senilità). Anche se l'ucciso Francesco D'Alessio era romano, padre di due figlie ma ancora definito come figlio (dell'avvocato Carlo, vicepresidente dell'Unire e proprietario della scuderìa Cieffedi), sembrò un delitto rivelatore della realtà d'una neoborghesia lombarda, tra Milano e la Brianza: al di là dei bei vestiti, dei begli oggetti, dei begli orologi, delle belle automobili, delle belle barche, dei gran soldi, il processo scoprì uomini giovani rozzi, oziosi c volgari, giocatori di carte, amanti dei cavalli, consumatori di cocaina, d'alcol e di notti cretine, sempre in cerca di divertimento («dove andiamo, che facciamo?») tra ristoranti e locali notturni, sempre in competizione tra loro per il possesso della macchina più potente e della ragazza col più bel sedere, ossessionati dalla conquista delle donne e subito svogliati nell'averle, ignoranti, maleducati. Sembrò un delitto appassionante per via del sesso, delle promiscuità sessuali che vi si disegnavano, del consumo sessuale più primitivo durante Earty sfilacciati, della disponiilità sessuale di ragazze eleganti e affascinanti che lascia■ va intravedere: una brutalità Sreve, un'assenza di pensiero, i sentimento e di nspetto a cui la società s'era disabituata con gli anni della nuova cultura introdotta o imposta dal femminismo, dominava il dibattimento in tribunale, che veniva seguito da molti con aperto divertimento, con segreto compiacimento ribaldo. Al primo processo, nel giugno 1986 (coimputati con accuse minori erano Carlo Cabassi, fratello del finanziere, l'assicuratore Claudio Caccia, il gioielliere Giorgio Rotti, nascosti dietro le lenti scure degli occhiali da sole) la discussione si concentrò assurdamente su un gesto osceno. Terry Broome raccontava come una notte, a una festa nella villa di Carlo Cabassi a Concorezzo, Francesco D'Alessio le avesse chiesto di fare l'amore, come lei avesse rifiutato, come da allora l'uomo impermalito l'avesse continuamente insultata e fosse andato in giro a dire che era una cagna, una ninfomane, una prostituta e una lesbica, come lei fosse offesa, innervosita, spaventata dall'aggressività di lui, come una sera, in un locale notturno, per sfregio «vidi che mi guardava e si masturbava, si toccava». Presidente del tri¬ bunale e avvocati di parte civile interrogano, obiettano: «La mano l'aveva in tasca o fuori dalla tasca?», «Andiamo, uno strofinamento dei pantaloni...», «Un gesto molto chiaro, non equivoco»; gli amici del morto informano «era un ragazzo con la patta sempre slisa», «portava spesso la mano sul pube, per lui era una posizione tipica, anche quando dormiva pareva che si grattasse*; l'avvocato del padre del morto precisa che il suo cliente «chiederà la convocazione di alcuni testimoni che confermeranno come Francesco non si masturbava affatto davanti alle signore: era un gesto, un tic nato ai tempi in cui giocava a tennis, il tic del tennista»; Terry Broome interviene «sono in grado di capire la differenza tra una grattata e...». Il dibattito grottesco non è privo di senso: la ragazza americana ha detto che era stata quell'estrema provocazione, unita alle precedenti vendicative insolenze, maldicenze e arroganze, a risultarle insopportabile e nauseante, a indurla alla rivolta, a spingerla all'omicidio. Il tribunale credette a 3uell'impulso, alla mancanza i premeditazione, all'alterazione per via dell'alcol, dell'insonnia, della cocaina e della confusione. Il resto lo fecero l'jmbicnte e la personalità della vittima, presentati come odiosi. Terry Broome, già moralmente assolta da un lungo applauso del pubblico al termine dell'arringa pronunciata dal suo difensore, fu condannata a quattordici anni, un anno meno di quanto richiesto dal pubblico ministero: non certo molti per aver ucciso un uomo, per spregevole o antipatico che fosse. Durante il processo, dopo i processi, sino allo scioglimento della vicenda, il delitto di Terry Broome sembrò condensare e rappresentare altri tic del costume italiano. L'esigenza, la richiesta, la pretesa del pentimento, la natura salvifica del pentimento, l'atto del pentimento come necessario e sufficiente alla reintegrazione nella società, tutte convinzioni ampiamente applicate a ex terroristi o ex mafiosi, vennero ben rapite e praticate dagli avvocati di Terry Broome. La ragazza americana così sfortunata, sbandata e poco intelligente risultò una pentita modello: profondamente addolorata, tanto oppressa dal rimorso per l'omicidio che sosteneva d aver commesso da tentare due volte il suicidio in galera (impiccandosi con le lenzuola a San Vittore, tagliandosi le vene nella prigione di Pavia); redenta, disintossicata, frequentatrice di corsi di ceramica nel carcere di Bergamo, studentessa d'italiano e insegnante d'inglese; filialmente legata a una monaca del carcere, certa suor Carmela della congregazione delle Poverelle di Maria Bambina, sua accompagnatrice al processo d'appello; amica affettuosa di due detenute ex terroriste di Prima Linea, recuperata all'operosità nella boutique-laboratorio di ceramiche aperta con loro nel borgo storico bergamasco di Pignolo («il lavoro mi ha salvata»); così sensibile da non voler neppure ripetere («E' morto, e non è giusto dire queste cose») le accuse pronunciate contro D'Alessio al primo processo; sempre affezionatissima alla sorella, alla mamma. Pure l'andamento delle condanne all'italiana è ben esemplificato dal caso Terry Broome: condannata a quattordici anni nel giugno 1986; condannata in appello a dodici anni e sei mesi, con un anno condonato, nel maggio 1987; nel luglio 1988, nuovo sconto di pena di un anno, per buona condotta; varie licenzepremio, semilibertà, altri due anni condonati per via del nuovo Codice; libertà definitiva il 22 febbraio di quest'anno, partenza per gli Stati Uniti. Ha trentatré anni, adesso, ed è sempre molto carina, sempre in jeans, maglietta, scarpe da tennis, giubbetto di pelle. Dei suoi coimputati d'allora, uno s'è sposato con un'ereditiera. Un altro ha fatto una dieta eroica, perdendo trenta chili. L'industria della moda è in crisi come tutte le altre, il Look e le modelle sono un po' out. E Milano dinamica, quattrinaia, arrivista, esibizionista, consumista, Milano dell'individualismo edonista, dei negozi più ricchi e degli stilisti più bravi, dei sindaci socialisti e degli amici degli amici, Milano del danaro e del piacere si ripiega, s'immobilizza: sotto i colpi della recessione economica e del giudice Di Pietro. Lietta Tornabuoni Lo stupro subito a 15 anni, l'ambizione del palcoscenico, lefeste fra coca e alcol, la notte dell'ira e il carcere '^^■i ® y ____Due pallottole 38 special e un playboy ucciso svelano la Milano di sfilate, sesso e droga In alto a sinistra: Tcrry all'uscita dal carcere e Cheryt Steven*, ex moglie della vittima Sotto: Giorgio Rotti e Carlo Cabassi al processo La modella americana nei giorni dell'arresto per omicidio. Accanto: Francesco D'Alessio, assassinato a colpi di pistola in un residence dove vivevano le mannequin nei giorni delle sfilate Terry Broome si accusò dell'omicidio raccontando violenze e umiliazioni