Saddam gioca l'ultima carta all'Onu

Saddam gioca l'ultima carta all'Onu L'ambasciatore iracheno annuncia: l'accordo è fatto, ma le Nazioni Unite smentiscono Saddam gioca l'ultima carta all'Onu Estremo negoziato, Bush pronto a colpire WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La situazione resta appesa a un filo. Fino alla notte di ieri, ora italiana, febbrili consultazioni si sono susseguite alle Nazioni Unite nel vano tentativo di trovare un compromesso diplomatico che sblocchi la crisi e consenta di evitare un nuovo intervento armato sull'Iraq. Ma l'accordo non s'è trovato e si ritenta oggi. Nonostante l'improvviso ottimismo dell'ambasciatore iracheno all'Onu, Abdul Amir al-Anbari, che, a partire da venerdì notte, ha cominciato ad annunciare che ormai un accordo era a portata di mano, il diplomatico svedese Rolf Ekeus, secondo cui un compromesso accettabile non aveva ancora proso forma, ha fatto presente che «ogni ora che passa le cose diventano peggiori». Il riaprirsi di uno spiraglio diplomatico, per quanto declassato dal segretario di Stato americano Baker al solito «gioco iracheno dell'imbroglia e ritratta», ha tuttavia costretto Bush, riunitosi ieri mattina a Camp David con i suoi principali collaboratori, a congelare, per il momento, ogni decisione. Ma il dito resta sul grilletto. Venerdì notte, quando era apparso chiaro che, all'indomani mattina, Bush avrebbe utilizzato la riunione di Camp David per lanciare a Saddam Hussein un ultimatum di poche ore come preannuncio di un attacco imminente, al-Anbari aveva abbandonato improvvisamente il tono di sfida tenuto per tutta la settimana e ha cominciato ad agitarsi per i corridoi del Palazzo di vetro, sostenendo di avere ricevuto da Baghdad «notizie molto positive». «Sono convinto che basta una nuova riunione per risolvere la crisi». "Poi, coreograficamente, la delegazione irachena all'Onu, invece di rimanere riunita nei suoi uffici dall'altra parte della strada, si è sistemata in un angolo della hall principale del Palazzo di vetro. Un segretario si è collocato a 20 centimetri da un telefono, senza staccarsi neppure per un secondo. Distribuita sulle poltrone attorno, la delegazione aspettava sotto gli occhi di tutti il trillo liberatorio, che, però, non è arrivato. Al-Anbari, probabilmente, ha poi avuto in altra sede un contatto telefonico con il suo governo all'alba di ieri mattina, prima di cominciare la lunga serie di riunioni con Ekeus, che è l'incaricato speciale dell'Orni per il controllo del programma di distruzione delle armi irachene. Ma la giornata di ieri era cominciata molto male. «Babil», un quotidiano (governativo gestito dal figlio più grande di Saddam, Uday, era uscito ri¬ portando provocatorie dichiarazioni di Abduliabbar Moliseli, portavoce del dittatore iracheno. «Il dovere di ogni cittadino del nostro Paese - sosteneva - è di sottoporre gli ispettori dell'Onu a tutte le umiliazioni possibili». «I camerieri continuava - non devono servire chi ha negato il latte ai nostri bambini. Nessuno dia loro un bicchier d'acqua, nessuno ac- cetti di guidare una macchina per loro. Sono selvaggi, puttane, criminali, assassini, ladri. E anche spie». Se qualcuno nutriva ancora un piccolo dubbio su chi, negli ultimi venti giorni, aveva organizzato le manifestazioni di piazza contro gli ispettori, il crescendo delle minacce, i tentativi di investimento e di accoltellamento, la lettura del «Babil» ieri mattina gliei 'ha definitivamente risolto. Dopo la prima riunione con Ekeus, al-Anbari ha informato che, ormai, era fatta e che sarebbe bastata un'altra riunione nel pomeriggio per definire il compromesso. Ekeus, invece, si definiva «molto meno ottimista». «E' vero - ha spiegato - che abbiamo fatto qualche progresso, ma solo dopo aver fatto un grosso salto indietro». Gli iracheni, intanto, facevano circolare i punti di un probabile compromesso, che, a quanto pare, rispecchiava solo la loro posizione. Le ispezioni all'interno del ministero dell'Agricoltura, dove i commissari Gnu ritengono siano stati nascosti importanti segreti militari, avrebbero potuto essere condotte, ma solo da funzionari delle Nazioni Unite la cui nazionalità non fosse né americana né inglese. Inoltre, l'ufficio personale del ministro avrebbe dovuto essere risparmiato, in quanto ritenuto dal governo di Baghdad «un simbolo della sovranità nazionale». Se si raggiungesse un compromesso con queste caratteristiche, la comunità internazionale non potrebbe certo dire di aver «piegato» Saddam. Riunito a Camp David con il Comitato per la sicurezza nazionale, Bush non poteva fare altro che prendere tempo. «E' stato esaminato tutto l'arco delle opzioni possibili», ha informato il portavoce Marlin Fit;:water dopo due ore di riunione. «Nessuna è stata esclusa, ma non è ancora stata presa alcuna decisione». Bush si manteneva in stretto contatto con l'Onu. Ma tutti sono convinti che, se nel ministero dell'Agricoltura di Baghdad c'era qualcosa da trovare, adesso non c'è più. E la situazione resterebbe sul filo anche nel caso di un compromesso a New York. Paolo Passarmi Baker: trucchi di Baghdad per guadagnare tempo Riuniti a Camp David i vertici militari americani TURCHIA EGUTO SUDAN quattro navi da juerra sono lislocate nel Mar Rotto ETIOPIA Bush e a fianco preparativi sulle navi Usa nel Golfo In alto (da sin.) Saddam. l'inviato Onu Ekeus e l'ambasciatore iracheno al-Anbari IfOTOAP]

Luoghi citati: Baghdad, Iraq, New York, Turchia, Washington