Borsaro perde una squadra
Borsano perde una squadra In undici lasciano il suo movimento per l'unità socialista Borsano perde una squadra I dissidenti «scoperti» dopo la visita a De Michelis E il presidente cambia le serrature all'ufficio studi Divorzio politico all'ombra del Garofano. Da una parte l'onorevole Gian Mauro Borsano e il suo Movimento per l'unità socialista; dall'altra quelli dell'Unità riformista, in testa l'ex socialdemocratico Piero Blandino, poi Russell?, Macrì. Ladik, Pilone, Morrone e altri. Undici firme, numero esatto dei calciofili, sotto il documento che sancisce la fine di un legame sempre più teso dopo il trionfo del 5 e 6 aprile: «Non siamo soli. Anzi, solo è Borsano». Gli undici se ne vanno senza sbattere la porta. Né potrebbero farlo: i! presidente del Torino ha fatto cambiare la serratura del centro elettorale di corso Vittorio, a due passi dal Jolly Ambasciatori: «Ho scoperto che mi stavano portando via documenti e indirizzario» spiega Borsano. Storia di rancori, di amicizie nate e finite lontano dai riflettori. Come quella tra il finanziere e Silvano Alessio, l'ex assessore comunale che fu consigliere politico del candidatoBorsano. «Da metà luglio ho ritenuto di rinunciare alla consulenza politica di Alessio, della quale mi ero servito durante tutta la campagna elettorale» si legge in un documento del deputato. La data è importante. In quel periodo Borsano stava fronteggiando il caso-Lentini, e i suoi collaboratori ammettono che «non aveva il tempo materiale i per ricucire o soltanto consci 1 vare i rapporti politici». Esponenti del movimento si recarono a Roma, diretti all'ufficio di Gianni De Michelis. «Un semplice scambio di opinioni» minimizza Donato Ladik, segretario dei riformisti. «Parlarono a mio nome, non lo potevo accettare» ribatte il deputato. Craxiano di ferro (è stato il segretario del Garofano ad imporre la sua candidatura) Borsano non voleva tollerare equivoci: «Ho chiesto di riflettere, aggiornandoci a settembre. Per risposta mi stavano portando via i documenti dall'ufficio». Come abbiamo visto, il dis¬ -.anso é condito da documenti politici. Gli undici contestano all'ex capo il «totale disimpe- £o dalla linea politica stabilita Ha segreteria e indirizzata a legittimare il movimento all'interno del psi». Ancora: «Prendiamo atto della sua latitanza nei confronti degli organismi del movimento e degli appuntamenti di partito, culminata con le assenze alla conferenza programmatica regionale». Replica Borsano: «Stante il mio rapporto con Craxi non ho bisogno di ulteriori legittimazioni. Non ho mai latitato nel psi, tant'è che sono membro di due commissioni parlamentari per volontà del gruppo sociali- sta. Ero assente da Borgaro ma ne ho spiegato i motivi, di ordine personale, al segretario Amato». Ognuno per la sua strada, dunque. Quale? «In questo periodo difficile vogliamo contribuire al rinnovamento del psi, ma senza padrini o punti di riferimento» annuncia Ladik. «Per me non è cambiato nulla, l'attivo del mio movimento è forte di 300 persone» precisa Borsano, che in Saia rossa conserva i suoi riferimenti: il socialdemocratico Raffaele Giangrande e l'ex pensionato Luigi Piccolo. L'onorcvoie Gian Mauro
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