la vergogna nel salotto buono

La vergogna nel salotto buono La vergogna nel salotto buono Amarcord via Roma, quando era bella e pulita Sa di stupore e mortificazione, l'aria di via Roma. Come se «certe cose» potessero avvenire altrove, non qui, proprio nel salotto buono. Qualcuno ammette, che questa strada cambia con i tempi, e non sempre i tempi cambiano in meglio, e c'è poco da fare. Ma la chiusura del Torino, fango su un simbolo, e il coinvolgimcnto di Astrua, che vuol dire Rolex e Piaget e «una certa clientela», sono uno spavento nei negozi di tradizione antica. In quelli più nuovi, imbarazzo. Ovunque si parla di «evoluzione sbagliata», si dice che il commerciante ha perso professionalità, che spesso quella del commercio è un'attività di copertura. Nemmeno via Roma s'è salvata. Stella Fasano, 84 anni, che all'angolo con via Buozzi è dal 1950, ricorda i valori di quando era bambina: suo padre le spiegava che ci vogliono generazoni per mettere insieme un patrimonio, e i patrimoni si fanno e si disfano, ma l'onore si deve salvare. Oggi invece tutti hanno fretta, e c'è un'altra morale. Signora, è un fenomeno recente? «Una decina d'anni, mi pare. Saranno dicci anni o poco più che via Roma ha incominciato a non essere più la stessa di quando è nata». Stella Fasano pensa al 1937, quando si chiude il cantiere, lungo un chilometro, aperto nel '31. C'erano state grandi facilitazioni fiscali concesse dal Governo per i lavori: dalla capitale si doveva rispondere alle polemiche, e dimostrare che il duce voleva bene a Torino. L'affetto si concretizzò in un esonero dalle imposte sui fabbricati per 25 anni, e in grandi speculazioni. Racconta la signora Fasano che allora molti trovavano brutta via Roma, troppo fascista: «Ma era comunque la vetrina della città. Negozi stupendi, sartorie d'alta moda, bellissima gente. Si diceva che Torino era una piccola Parigi. E' stato così per tanti anni. A mezzogiorno e alle sette di sera si veniva ai Principi di Piemonte per l'aperitivo di Tito, il barman de '1 Gentilom. Poi poco alla volta tutto si è degradato. Non si può arrestare il tempo che passa, ma c'è mo¬ do e modo di cambiare. Credo che oggi il problema principale sia la mancanza di cultura, di educazione. Venga con me qui fuori e mi dica quanti signori vede passare. Si guardi intomo e mi dica quante insegne di jeanserie e gelaterie non Te ricordano l'arlecchinata di una giostra». Stella Fasano dice che il cambiamento del centro, insieme con il disamore dell'amministrazione comunale e la chiusura il mattino, ha giovato ad altri quartieri, come la zona di piazza Vittorio, il Borgo Po: «Ne siamo contenti, è giusto. Ma noi, in via Roma, abbiamo molti rimpianti. Adesso si aggiunge la pena di veder finire in manette gli emblemi della città». «Pena», «sorpresa», «vergogna», «grande dispiacere». E' una lunga eco tra le 356 colonne della via, le voci rimbalzano da Zucca a San Carlo, da Bruschi a Paissa, da Ometto a Lo righi. Tutti pensavano che lo «scandalo» del 1984, quando la gioielleria Corsi fu chiusa dalla magistratura per ricettazione, fosse episodio isolalo. Non si è abituati a veder entrare la cronaca giudiziaria nei negozi di via Roma: «Ci sono stati controlli fiscali, in passato, ma ogni cosa s'è sempre risolta senza gravi condanne». Federico Uccello, l'ex Pasquali di via Teofilo Rossi che si affaccia su piazza Cln, è il solo a smorzare l'indignazione col realismo. Indica la signorina coi tacchi a spillo in bermuda a fiori e perline 11 fuori per strada, guarda la fila di ragazzoni coi capelli sporchi sul muretto della lampa del parcheggio, e dice che forse anche lì sta la spiegazione: «D'altra parte non credo sia un fenomeno soltanto torinese. Nei 600 metri di via Montenapoleone, a Milano, ci scranno 15 negozi di scarpe, ma la quantità non fa la qualità. Lo stesso accade a Firenze o a Roma: in via Condotti è rimasto Bulgari. Temo che molti dei negozi che spuntano ovunque come funghi non siano che attività di copertura. Qualcuno tra i vecchi si adegua». Ovunque, dice Federico Uccello. Persino nel salotto buono. Evi Ferrerò

Persone citate: Astrua, Bruschi, Fasano, Federico Uccello, Ometto, Piaget, Stella Fasano

Luoghi citati: Firenze, Milano, Parigi, Piemonte, Roma, Torino