«Mambo», la vendetta latina

«Mambo», la vendetta latina Nuova moda estiva, e Lione dedica 20 giorni di spettacoli alle danze sudamericane «Mambo», la vendetta latina Al cinema e nelle notti di New York a ritmo di tango, rumba e cha-cha-cha LIONE. Si la presto a diro mambo. Adesso che sugli schermi risuonano le canzoni di Antonio Bandenis e Armand Assante in «Mambo Kings». Adesso che le notti di New York e Riccione impazziscono al riscoperto ritmo afro-cubano. Una parola, mambo, che per molti rievoca un sapore nostrano. Anni 50, con Silvana Mangano scatenata nella sequenza più famosa appunto di «Mambo». Oppure richiama alla memoria portoricani e yankies che si fronteggiano trucemente a ritmo di mambo e di boogie nella palestra di «West Side Story». Ciclicamente, dunque tornano di moda le danze sudamericane. L'America latina musicale in eterna concorrenza con quella anglosassone prende il sopravvento. E il trend di oggi era an nunciato da molti sintomi. Le incursioni colte al di sotto dell'Equatore di David Byrnc, quelle più popolari dei Gipsy Kings. Dunque di tanghi e milonghe. di rumbe e di mambi è piena la storia delle nostre sale da ballo, riflessa in quello specchio dell'immaginario collettivo che è il cinema. A partire da Rodolfo Valentino tanguero argentino con ampie brache da gaucho, per passare attraverso la samba di Carmen Miranda dai vertiginosi copricapi alla frutta e dalle ancor più vertiginose zeppe ai piedi (era poco più che nana), approdare al cha cha-cha di tante commedie all'italiana Anni 60 e terminare finalmente col mambo di Banderas e compagni. Ora di fare il punto? Perché no? Soprattutto se per farlo si organizzano balli sino all'alba, e oltre venti giorni di spettacoli. Succederà dal 12 settembre al 4 ottobre a Lione, in occasione della quinta Biennale della danza, questa volta dedicata alla Spagna e al mondo latinoamericano Dna incursione onnicomprensiva di ogni danza nata a Sud dei Pirenei e che imperversa dal flamenco al tutù, dal tango alla rumba. E per l'occasione da Lione arriva il vademecum indispensabile al buon conoscitore di danze sudamericane. TANGO La sua mitologia, da Borges ai postriboli di Buenos Aires, è notissima. E' la prima danza esotica a conquistare l'Europa in questo secolo: nel 1908 a Parigi Monsieur Giraudet, famoso insegnante di balli di sala, distribuiva già un prospetto pubblicitario in cui proponeva corsi di tango. Danzato nei locali per male del porto di La Boca a Bue nos Aires nella seconda metà rìell'800 il tango, come ognuno sa, nasce come ballo fra uomini sotto forma di combattimento virile. Provocante, anarchico e sensuale, con una fama perversa di danza dei bordelli, sbarca in Europa e fa sfracelli sconvolgendo le consolidate abitudini imposte dall'un due tre del valzer. Passi complessi, ritmi ricchi, im¬ provvisazione, peccaminoso incrociarsi di gambe. E' stato un evento epocale che ha impregnato di sé tutto un periodo. Le nostre nonne parlavano ancora di «tinta tango» per indicare l'arancione «becco d'oca». KUWM. A Parigi fra le due gueire la gente di mondo si ritrovava nei cabaret per imparare le nuove danze. Alla Cabane Cubainc a Montmartre Monsieur Pierre insegnava la rumba, la madre di tutte le danze cubane, ritmo sincopato per eccellenza, fortemente intriso di sonorità africane. All'inizio del secolo, a Cuba, la danza dei ceti medi era il «dan- zón», mentre il «son» era il ballo del popolo. La rumba non era ancora allora «ma danza di coppia, ma una espressione collettiva di festa dei neri delle aree suburbanc. Dalla sua evoluzione nasce quell'impasto orchestrale composto da molti ritmi cubani (conga, guaracham guaguanco) addomesticato per il pubblico occidentale e che si incarna negli Anni 30 nei Cuban Boys di Ernesto Lecuona, l'autore di «Maria La O» e «Siboney». SAMM. Che dire che ancora non si sappia della danza regina del Carnevale di Rio? Che nasce, ovviamente, in Brasile, in un pe- riodo fra il 1890 e il 1917 perché proprio in quegli anni si assiste a una grande emigrazione dei neri verso le città e soprattutto verso Rio de Janeiro. Sono stati gli americani, o meglio Fred Astaire, Dolores del Rio e Carmen Miranda, a farla conoscere al mondo nell'indimenticabile «Carioca». OU-OM OM. Deriva dal edanzón» e nasce a Cuba nel 1951. Col mambo è venuto a riempire il vuoto lasciato salla rumba allora passata di moda. E' stato inventato dal violinsita Enriquc Jorrin che ha preso elementi del «son» e li ha mescolato con il «danzón». Ha così scoperto un nuovo ritmo che ha chiamato cha-cha-cha, pare, per il rumore dei passi dei danzatori. Spiegano gli esperti. «E' una danza in cinque parti, tre delle quali si eseguono rapidamente per dare vita a quella specie di salto che gli conferisce grande leggerezza. Le sue variazioni sono molto simili a quelle della rumba». E per finire il KUM60, che affonda le sue radici anche lui nel cubano «danzón» ma ha assuto la forma orchestrale della jazz band, dove la voce umana è stata sostituita dal suono acuto delle trombe. La sua struttura musicale è stata creata da Orestes Lopes, ma sviluppata e modernizzata da Damaso Perez Prado a partire dal 1945. Sergio Trombette Una scena di «Mambo Kings» il film con Antonio Banderas e Armand Assante