Extracomunitari in missione

Extrcomunitari in missione Sacerdoti stranieri trascorrono l'estate nelle nostre parrocchie Extrcomunitari in missione Le vocazioni sono poche, la Chiesa torinese chiede aiuto al Terzo Mondo Don Matteo: «Portano esperienze di vita, aiutano a superare le tensioni» Alla parrocchia di San Luca, Mirafiori Sud, è sbarcato padre Saverio Castillo. A Nichelino, chiesa di Regina Mundi è invece arrivato don Matteo Kim-Jin-Wha, mentre nella parrocchia della Trinità presta la sua opera don Gioacchino Naing Mae. Sono sacerdoti extracomunitari, vengono dall'Asia, dall'Africa e dal Sudamerica. Trascorreranno l'estate nella diocesi di Torino, per dare una mano ai colleglli in difficoltà. Quest'anno sono cinque in tutte, insieme con don Agostino Bita (lavora a Torino, chiesa di Sant'Ignazio di Lojola), e don Marcello Shawnga, destinato a Revigliasco. Da qualche tempo le parrocchie italiane ricevono l'aiuto di sacerdoti stranieri, scelti tra quelli che studiano nelle università di Roma. Un'esperienza utile a tutti, come racconta don Matteo Migliore, parroco a San Luca: «La presenza di don Castillo è importantissima. Si tratta di un sacerdote molto preparato, e ha portato con sé una ricca spiritualità. E' un extracomunitario che è venuto a dare, non a ricevere». Un esempio per tutti, in una zona come Mirafiori Sud e, soprattutto, in una parrocchia come San Luca, dove c'è un centro di accoglienza per stranieri che al suo sorgere ha suscitato non poche proteste tra gli abitanti. «La nostra gente ha bisogno di cambiare mentalità nei confronti dei diversi» dice don Matteo. E anche l'arrivo di un sacerdote straniero può aiutare a eliminare progressivamente le tensioni tra italiani ed extracomunitari. Racconta don Agostino Bita, di Kinshasa: «Dalla gente che sto conoscendo ricevo molto in termini di esperienza di vita, e ho anche modo di far conoscere un po' il mio paese. Ad esempio, ho spiegato a una signora il nostro rituale della messa. Stentava a credere che da noi dura 2 ore». Don Matteo Kim Jin-Wha, sudcoreano, ex parroco nella diocesi di Jeon-Ju, racconta di quando il suo vescovo gli ha chiesto di venire in Italia, a Roma, a studiare diritto canonico: «A me stava bene restare nella mia piccola parrocchia, con i miei mille fedeli. Ma il mio vescovo mi ha ricordato il voto di obbedienza. Sono partito». Poi la richiesta di traferirsi a Nichelino, per i mesi di luglio e agosto. Don Matteo Migliore, parroco