QUEL RITO NEL SALOTTO
Tra i Vip di passaggio anche BB in minigonna QUEL RITO NEL SALOTTO Tra i Vip di passaggio anche BB in minigonna SI dice «Vediamoci al Torino» ed anche un forestiero che abbia appena qualche dimestichezza con la nostra città, sa che dovrà trovarsi li, all'ora concordala, sotto i portici di piazza S. Carlo. Si dice al «Torino» e basta. Come si dice da «Piatti» o da «Mulassano» o da «Baratti». Questi non sono locali pubblici ma simboli, blasoni che stanno dentro la storia spicciola e quella aulica. Per qualche giorno non ci vedremo al «(Torino». E quando ci rivedremo forse non sarà più come l'altro ieri. Qualcuno e scivolato su una buccia da codice penale ed è come se avesse tirato una sassata sulle vetrine arredi, te da lussuriose scatole di morbidi gianduiotti avvolti in carta argento e marchiati d'azzurro denso. E' come se avesse appesanti to con qualche esorcismo malefico un destino che a poco a poco sta annichilendo i nostri amati luoghi del desiderio e della memoria. Il vicino «San Carlo» ha cambiato volto Resiste «'1 Cavai d' Hrons» che ha una sua dignità ed eleganza ma non raccomandabili brioches che sono il tocco bencaugurale del torinese mattiniero. Resiste «Stratta», principe dell'arte del cioccolato. Sorseggiare il caffè al «Tori no», di domenica, era un rito. Ritrovarsi nelle sue sale decorate, un agio. Qui si sono seduti personaggi noti e meno noti ma tutti, per qualche verso, eleganti. Un quadrilatero misterioso e colto quello di piazza S. Carlo che è piaciuto a De Chirico metafisico e prosatore (soltanto qualche eletto ha saputo come lui descrivere con grazia e profondità la Torino che ci piace e poco conosciamo): con ai quattro lati altrettanti «caffè» dentro e fuori dei quali si sono intrecciate storie minime o bizzarre, coltivate passioni di cuore, discussioni d'arte, intese politiche, affari d'ogni genere o semplicemente chiacchiere piacevoli e riposanti, condite da sapidi pettegolezzi. La guida dei «Locali storici d'Italia» alla quote si attinge in occasioni come questa segnala presenze illustri: il Principe Umberto e il principe del bisturi Dogliotti con il collega Re, De Gasperi e Agnelli, Cesare Pavese e il presidente Einaudi, i giocatori della Juve. Tra le star della cinema, Brigitte Bardot, che arrivò in minigonna, uno choc. Anche. James Stewart che degli attori hollywoodiani è tra i più raffinati: una scaglia esotica calata in chissà quale anno postbellico. Il tutto sotto la regia dei Mandino gestori di classe, fino a due anni fa. Fu un Baudino appunto nel 1903 ad aprire, lì vicino, il primo locale all'insegna del «Caffè della Sacrestia» spostato negli Anni Trenta nell'attuale sede. Il «Torino», il nostro «Torino» di ieri l'altro, è però un mito, fuori del tempo. E' il cameriere Luigi che ogni anno riceveva, a Natale, orologi d'oro da anziane signore da lui omaggiale durante l'ora del tè. Era bello, (lo ricorda un cronista da antologia classica, Giovanni ArpinO), alto, distinto, ma non dimenticava mai di essere e saper fare il cameriere. C'erano Luigi Spazzapan e Mino Rosso, pittori, che si affrontavano in interminabili di- scussiom. C'era il farmacista che per trent'anni ha passeggiato su è giù davanti alle vetrine e mai è entrato a prendere un caffè e men che meno un pasticcino. Era ed è il luogo in cui si entra e si frequenta senza salutare, se non con un impercettibile cenno del capo, persone che entrano e frequentano come noi, da decen| ni, rispettando la legge del caffè | o dell'aperitivo che è quella della | discrezione, della tollerante convivenza, della civiltà elegante. Lo sfregio di cui si è scritto e che racconta misfatti da manette ai polsi non ce l'aspettavamo. Poco o tanto ci mortifica, poco o tanto mortifica la «qualità» di Torino. Pier Paolo Benedetto Tra le sur del cinema che hanno dato lustro al Torino anche Brigitte Bardot: la sua minigonna fu uno choc Al Caffè Torino si sono seduti personaggi noti. Il locale piacque molto a Giorgio De Chirico, affascinato dall'eleganza e dai misteri di Piazza San Carlo
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