Biondi svela il suo doping i soldi di Gianni Romeo

Biondi svela il suo doping: i soldi NUOTO Il ventisettenne americano ha già vinto sei ori, ma punta al record dei dieci titoli Biondi svela il suo doping: i soldi «A Seul volevo smettere, poi sono piovuti i dollari» BAHCILLONA DAL NOSTRO INVIATO Li chiamano il re e la regina dell'Olimpiade, perché sono gli sport misurati che ogni quattro anni più di ogni altra disciplina danno il senso della continua rincorsa ai limiti umani. Re nuoto comincia subito, fin da domenica, poi lascerà spazio alla regina atletica. Re nuoto cerca un re. O meglio, sospetta che l'ultimo nobile figlio delle piscine non abbia più le energie per governare. Matt Biondi come Cari Lewis, gli dei se ne vanno? Forse no. Biondi, 27 anni a ottobre, due Olimpiadi e sei medaglie d'oro alle spalle, ha trovato un ottimo doping per chiedere una proroga alle leggi del tempo. Il denaro. Dice il nuotatore americano: «Volevo ritirarmi dopo Seul, quattro anni fa. Mi pareva una vergogna che noi nuotatori americani vivessimo di miseri rimborsi spese, fossimo gli ultimi dilettanti in un circo dove contribuivamo a muovere interessi smisurati. Ma a forza di portare avanti la mia battaglia, insieme a Tom ho aperto la strada del guadagno. Sono in molti a doverci dei ringraziamenti». Tom di nome, Jager di cognome. Il socio in affari di Biondi è il firimatista mondiale dei 50 stile ibero. Anche lui voleva ritirarsi, va verso i 28. Ma ora dice: «Ho quasi deciso di continuare fino ad Atlanta '96. Ho cominciato a Los Angeles '84, sarebbe bello finire con un'altra Olimpiade americana». Bello e remunerativo. La federnuoto Usa versa loro dal '90 un centinaio di milioni l'anno, c almeno altrettanti arrivano dagli sponsor. Evian e Bay bau, per Biondi, che dice: «Lo sport serve a far concosce re i nomi dei migliori atlèti, i nomi aprono il mercato, sul mercato ci sono gli sponsor...». Esprime questi concetti senza ipocrisie. «Finalmente faccio il professionista, nuoto a tempo pieno». E' asciutto, tirato, maturato rispetto all'eterno bambinone che dall'alto del suo metro e novantacinque guardava gli altri con timidezza. Si sente un vip. «Nell'ultimo anno e mezzo ho fatto anche 25 giorni al mese di viaggi per conferenze, colloqui. Ho incontrato pure Nixon». Avrebbe dovuto incontrarlo prima, avrebbe insegnato a un politico come star bene a galla... Ma tutte queste attività come si conciliano con l'allenamento? Avremo a Barcellona un Biondi minore? «No, sono qui al mio miglior livello». Il suo miglior livello è un 48"42 sui cento stile libero stabilito nel 1988, ancor oggi record del mondo. Nessun altro nuotatore è mai riuscito a scendere sotto la barriera dei 49 secondi, ma da allora non ce l'ha più fatta nemme¬ no lui. «So però di essere ancora capace d'arrivarci». Dal 1984 è imbattuto sui 100 nelle competizioni che contano; la sua serie positiva si è allungata ormai a 18 vittorie consecutive. Ma Barcellona gli offre la possibilità di un record assai più affascinante: quello di arrivare a dieci medaglie d'oro, mai successo noi nuoto e nemmeno altrove. Una medaglia l'aveva vinta a Los Angeles 84 in staffetta; cinque a Seul, e fanno sei; qui gareggerà quattro volte: nei 50, nei 100, nella 4 x 100 stile libero e nella 4x 100 mista. Se farà il pieno diventerà «l'atleta della storia». Tre personaggi sono a quota nove, Paavo Nurmi leggenda dell'atletica, Larissa Latynina libellula della ginnastica, Mark Spitz mito del nuoto. «Andateci piano con i conti - dice perché nei 50 Jager è più veloce di me, e nei 100 temo Popov il russo, Borghes il brasiliano. E poi c'è il francese Caron che una volta o l'altra azzeccherà una gara importante». Si mimetizza, ma al «dieci in medaglie» ci pensa, eccome. Per l'uomo che si allenò anche con i delfini, per cercare una penetrazione dell'acqua sempre più corretta, sarebbero altn dollari, altri viaggi assicurati per qualche anno. Anche l'acqua, per chi sa addomesticarla, può diventare una via sicura verso la ricchezza. Gianni Romeo

Luoghi citati: Atlanta, Barcellona, Los Angeles, Usa