«Cara Borsa ormai sei finita lo Stato spa non può salvarti» di Zeni

«Cara Borsa ormai sei finita lo Stato spa non può salvarti» L'INTERVISTA A PIAZZA AFFARI r TROPPO TARDI PER OLI SGRAVI Guido Rossi: le privatizzazioni? Solo attraverso le banche «Cara Borsa ormai sei finita lo Stato spa non può salvarti» MILANO. «Diciamo le cose come stanno: in un Paese dove non esiste un vero mercato finanziario le privatizzazioni, semmai si faranno veramente, passeranno attraverso il sistema bancario. Altro che Borsa». Ma come, professor Rossi, il mercato azionario boccheggia, qua e là già si sentono scricchiolii di alcuni operatori che con l'avvicinarsi dell'agosto mese fatale per piazza Affari danno segni di grande difficoltà, e lei nega una qualsiasi speranza a questa povera Borsa: la speranza che con le privatizzazioni qualcosa si rimetta in moto? «Lasciamo perdere, non vorrei dover ripetere che questa Borsa sarebbe meglio chiuderla, quando l'ho detto l'ultima volta, un paio d'anni fa, in piazza Affari mi diedero del pazzo». No, non è per niente convinto della bontà del progetto di privatizzazione che sta facendo discutere mezza Italia, Guidò Rossi, uno dei più famosi avvocati societari, legale di Mediobanca, amministratore delle Generali, ex senatore della Sinistra indipendente, ex presidente della Consob. «Carino, un progetto carino», ripete un paio di volte con la competenza di chi conosce i mercati finanziari dall'interno e di chi altrettanto bene conosce codici e norme antitrust, esempi esteri di privatizzazioni e disegni di politica industriale. Molto rumore per nulla, insomma? «Dipende, il decreto di Amato è un grosso passo in avanti e la trasformazione in società per azioni degli ex enti pubblici è un punto formo. In un modo o nell'altro è stata detta la parola fine al sistema dell'economia mista di cui si erano impadroniti i partiti e che era sicuramente uno dei responsabili del grave deficit pubblico. Però...». Però, questo progetto non le piace? E' così, lo confesso. Perché? Perché non vi vedo una visione generale. Non vedo un prima, non vedo un dopo. L'unica motivazione che colgo è quella di coprire una parte del debito pubblico: si cedono quote di queste nuove Spa per incassare quattrini. E non va bene? Non è sufficiente. Mi va benissimo chiudere i rubinetti di finanziamento dello Stato, come mi va bene che venga decretata la fine del sistema dei boiardi di Stato e che si dica basta ai privilegi delle imprese pubbliche, che sono tra l'altro incompatibili con l'ingresso nell'Europa. Ma tutto questo non è sufficiente. Il governo privatizza senza avere alcuna idea sulla politica industriale del Paese. Dicono che si tratti di un segnale forte. Lo ammetto. Ma è come se avessero cominciato a costruire una casa sciogliendo un tetto di coppi piuttosto che in lamine di rame senza curarsi delle fondamenta. Siamo al paradosso che si privatizza oggi per la medesima ragione per cui si era pubblicizzato in passato: ieri si pubblicizzava per la decozione dei privati, oggi si privatizza perché decotto è lo Stato. Se poi a questo ai aggiunge che non c'è una sola idea su come questo Paese possa avere un mercato finanziario degno di questo nome. E' quello che dicono anche gli uomini di piazza Affari, professor Rossi: senza una Borsa adeguata come si fa a pensare che un progetto di privatizzazione abbia successo? Dicono questo e dicono anche che, se non esiste un mercato finanziario, non si crea un'economia di mercato perché mancano i capitali di rischio. Ma non è vero. Dimenticano che le aziende hanno tre alternative: autofinanziarsi, finanziarsi attraverso le banche, finanziarsi sul mercato. E dimenticano che in tutti i Paesi il ricorso al mercato finanziario è l'ultimo in ordine di importanza. Insomma, si può fare a meno della Borsa? Non è un bene, ma se il mercato finanziario non esiste, poco male. Non è indispensabile. Per questo, lei dice che il volano delle privatizzazioni in Italia, volenti o nolenti, saranno le banche. Certo, purché anche in Italia si adotti il modello tedesco, quello della banca universale. Chissà come saranno contenti in piazza Affari, tagliati fuori da tutto... Se è per questo, non mi sembra che in questo progetto di privatizzazioni siano stati coinvolti l'antitrust di Francesco Saja o la Consob di Enzo Borlanda. E la Cee, è stata sentita la Cee? Non mi risulta. D'accordo, ma se per la Borsa viene meno anche l'occasione di crescere attraverso le privatizzazioni, cosa le resta? Le agevolazioni fiscali? Gli incentivi per chi investe in azioni? Borlanda ha chiesto segnali immediati, un'esenzione per chi investe fino a 10 milioni in azioni per 3 anni. Mi sembra tanto una Monory dei barboni... Non le piacciono neppure gli sgravi e gli incentivi? Nessun privilegio fiscale potrà mai creare un mercato finanziario. C'è veramente chi crede che con qualche incentivo i piccoli risparmiatori scaricherebbero i loro Bot e i loro Cct per comprare in massa azioni? Ma scherziamo? A un mercato servono innanzitutto forti investitori istituzionali, i fondi pensione che mancano, per esempio. Servirebbe ripensare tutto il sistema previdenziale e assicurativo. Servirebbe aprire sul serio agli investitori stranieri, un'apertura indispensabile semmai verranno fatte le privatizzazioni. Ma soprattutto, è importante ricordare un principio. Quale principio? Che senza una democrazia politica non è possibile concepire una democrazia economica e senza una democrazia economica non è pensabile la costituzione di un mercato finanziario. E ahimè, in Italia, siamo in un perìodo in cui la democrazia politica è a dir poco bloccata. Armando Zeni Guido Rossi

Persone citate: Cara Borsa, Enzo Borlanda, Francesco Saja, Guido Rossi, Guidò Rossi, Monory

Luoghi citati: Europa, Italia, Milano