Superholding, il governo si pente di Ippolito

Superholding, il governo si pente l'è secutivo fa retromarcia e revoca la ripartizione degli enti pubblici in due gruppi Superholding, il governo si pente Iri, Eni, Enel ed Ina passano direttamente al Tesoro ROMA. Hanno scherzato. I ministri economici non facevano sul serio. Non si costituiranno le superholding, i due raggruppamenti di imprese pubbliche. La grande rivoluzione delle aziende dello Stato è annullata. Il governo del socialista Giuliano Amato ha stupito tutti, rinunciando alle superholding con un emendamento al decreto varato dodici giorni prima. La modifica è stata accolta dalle commissioni Bilancio, Finanze e Tesoro della Camera che ieri hanno dato l'okay al provvedimento con le norme per l'immediata trasformazione di Iri, Eni, Enel e Ina in società per azioni e le misure per arginare il catastrofico deficit pubblico. Il ribaltone. In poche ore i ministri hanno smesso di difendere le superholding come grande strumento di riassetto delle imprese pubbliche e proclamano che è meglio non farle. Il Tesoro avrà il controllo diretto di enti spa, Imi, Bnl e Mediocrediti. «Un emendamento necessario» assicura il de Giuseppe Guarino, ministro dell'Industria e architetto delle superholding. E aggiunge: «La manovra mantiene tutto il suo rigore. Mantiene intatto il suo significato». Lasciar perdere «è la soluzione più razionale che semplifica le cose» pr -lama Piero Barocci, il mìhteV/' te del Tesoro. Adesso Barur \nchc Reviglio noe nasconde -, j<> erano perplessi sui lucer. • .mi del decreto. Ma la nuova sorpresa (dopo la smentita della soppressione di Iri ed Eni) non deriva da riflessioni tecniche. C'è stato un aspro scontro di potere. Si sono mobilitati settori politici timorosi di perdere il controllo su industrie e banche dello Stato e managers pubblici preoccupati di perdere posizioni. La fronda. Il de Paolo Cirino Pomicino, legato all'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti con il quale è stato ministro del Bilancio, svela i giochi: «L'eliminazione delle superholding è stata frutto di una lunga e silenziosa battaglia condotta insieme ad un partito liberale determinato e a larghi settori della de e del osi». Qualcuno parla di cordata napoletana tra Pomicino, il ministre liberale della Sanità Francesco De Lorenzo e il vicesegretario socialista Giulio Di Donato. Pomicino ironizza anche sulla «saggezza» di Amato che si è convinto ai «eliminare un impianto inutile e per alcuni versi mostruoso». Invano mercoledì in un incontro alla presidenza del Consiglio con dirigenti del pli, Guarino ha difeso il decreto. Secondo alcune voci avrebbe minacciato di dimettersi, ma si sa anche che è stato Guarino l'artefice delle modifiche. Cambiato il decreto, Silvio Lega, vicesegretario de, applaude per «il comportamento del governo». Visto che Amato è stato ostacolato da chi lo sostiene (de, psi, psdi, pli), l'economista del pds Alfredo Reichlin confessa di non avere lavoro: «La vera opposizione viene dalla maggioranza». Le novità. Cancellate 's superholding, l'emendamento apportato al decreto (oggi all'esame dell'assemblea della Camera) stabilisce che entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione (quindi verso mie anno) il ministro del Tesoro deve proporre un programma di riordino delle partecipazioni affidategli. In teoria, il disegno delle superhoULng e il progressivo I smantellamento dell'ili (ed eveniuabn#te'deU'Eni) resta praticabilA Ma il governo avrà la forza di arrivarci? In base all'emendamento può riuscirci con «cessioni di attività e rami d'azienda, scambi di partecipazione, fusioni ed incorporazioni». Resta l'obiettivo «di portare 4 mila miliardi alle casse dello Stato» entro il '92 dice Reviglio. Abolite le superholding, come voleva il pli, il governo può offrire azioni degli enti spa per incamerare risorse. Ma non sarà facile trovare acquirenti per i titoli dell'Iri che ha 60 mila miliardi di debiti. Afferma Riccardo Paterno, dirigente economico del pli: «Siamo riusciti a eliminare un circuito perverso: le banche pubbliche dovevano collocare i titoli delle holding proprietarie delle banche pubbliche, tenendo per sé quelli invenduti». Soppresso anche come chiesto dai liberali il limite del 45% per le quote di capitale delle società cedibili. H paradosso. Mentre il governo decideva la fine delle due superholding, un ministro ne annunciava una terza. E' Giancarlo Tesini, de, titolare dei Trasporti. «Ne ho già parlato con Amato» ha precisato. Si tratterebbe di raggruppare le aziende di trasporti. Si parta, dalle Fs e ai dovrebbe «estrapolare dall'In - dice Tesini tutto ciò che attiene al settore come Alitalia, Finmare, Società Autostrade e creare un'holding del comparto che si muova come le altre. Le poltrone. Uno dei progettisti della rivoluzione, Pellegrino Capaldo, non dovrebbe più lasciare la Banca di Roma: era destinato alla superholding mista industria-finanza. Forse è uno scampato pericolo, visto il caos del sistema. Chissà se resterà al suo posto anche Luigi Fausti, l'amministratore delegato della Banca commerciale pronto a guidare la superholding energetica con EniEnel. Ora si è infuocata la corsa verso Iri, Eni, Enel, Ina: entro il 6 agosto (giorno delle assemblee) il governo deve decidere se confermare gli attuali vertici. Robortc Ippolito Entro tre mesi Barocci dovrà presentare un piano per il riordino di tutte le imprese pubbliche Al centro Giuseppe Guarino Da sinistra Giancarlo Tesini e Paolo Orino Pomicino

Luoghi citati: Iri, Roma