Saddam America non ci fai paura di Paolo Passarini

Saddam: America non ci fai paura Clinton è con Bush: Baghdad sappia che gli Usa sono uniti anche in campagna elettorale Saddam: America non ci fai paura E la UsNavy allerta la flotta del Mediterraneo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDÈNTE La dichiarazione con cui il vice primo ministro iracheno, Tareq Aziz, ha proclamato ieri che «le minacce non cambicranno la posizione» del suo governo ha aumentato la tensione e suscitato, nello stesso tempo, parecchi interrogativi. «Il popolo e il gover no iracheni sono pronti ad af frontare ogni conseguenza», ha aggiunto spavaldamente Aziz, documentando un'assoluta indisponibilità a trattare con l'Onu da parte di Saddam Hussein. Poche ore dopo, il Pentagono la annunciato che la portaerei «Sa ratoga» e altre tre navi da guerra della marina americana, in mo vimento nel Mediterraneo centrale, hanno cancellato le visite portuali previste a partire da questa settimana, mentre sono stati annullati i permessi per i membri dell'equipaggio. In pratica, stanno prendendo posizione in vista di un'azione possibile, anche se il portavoce del Pentagono, Steve LeShay, non ha voluto precisare se le quattro navi intendano o meno attraversare lo Stretto di Suez per poi fare rotta verso il Mar Rosso e il Golfo Persico, dove si muove già la portaerei «Independence». 11 Consiglio di Sicurezza dell'Orni, che è stato convocato ieri dietro sollecitazione del ministro degli Esteri francese Roland Dumas, ha deciso di non lancia- re alcun ultimatum all'Iraq, ritenendo, come ha precisato una font;: diplomatica, che le forze multinazionali siano già automaticamente autorizzate a un'azione militare punitiva per la violazione, da parte dell'Iraq, della risoluzione 678, che fissò le condizioni per il cessate-ilfuoco. Poiché Dumas aveva fatto esplicito riferimento ad un imminente ultimatum da parte dcll'Onu, la decisione del Consiglio di Sicurezza di non farvi ricorso sembra rispondere a una doppia logica: l'inutilità di avviare una complessa operazione diplomatica per definire un ultimatum che il suo destinatario, con le dichiarazioni di Aziz, ha respinto in partenza, ma anche la speranza, per la verità sempre più tenue, che la crisi possa rientrare come un anno fa, lasciando all'Iraq la possibilità di «salvare la faccia». Tuttavia, i diplomatici dcll'Onu hanno aggiunto che singoli ultimatum possono essere lanciati da ciascuno dei Paesi alleati. La situazione si avvicina, quindi, al margine estremo. Nessuno dei Paesi alleati sembra particolarmente entusiasta di avviare una nuova azione militare contro l'Iraq, anche se tutti sono decisi a far rispettare le risoluzioni dcll'Onu e molto irritati da quelle che considerano aperte provocazioni del governo di Baghdad. «Al-Thawra», il quotidiano portavoce del regime iracheno, ha presentato ieri la decisione degli ispettori Orni di abbandonare il piantonamento del ministero dell'Agricoltura, sospettato di essere il nascondiglio di importanti segreti militari, come una vittoria del popolo: «Le canaglie hanno perso, la risolutezza del popolo ha vinto». «La squadra di spie e manigoldi ha aggiunto - ha abbandonato la posizione senza riuscire a violare la santità del ministero». Abdul Amir al-Anbari, ambasciatore iracheno all'Orni, ha sostenuto: «Ogni aggressione contro l'Iraq si ritorcerà contro gli aggressori, che finiranno con lo spararsi sui piedi». Sembra quasi che Saddam Hussein e i suoi fedeli desiderino essere attaccati e si cerca di ca- Eire perché. Saddam, che ha abandonato la speranza di trattare su un alleggerimento delle sanzioni, punta evidentemente a creare un clima di mobilitazione nel Paese. Lo fa a fini intemi, per mettersi al riparo da minacce contro di lui, oppure si sta preparando a qualche nuova avventura? Questo interrogativo, a cui James Baker cercherà di ottenere qualche risposta ricevendo a Washington la prossima settimana gli esponenti dell'opposizione irachena, è al centro delle consultazioni tra gli alleati. L'obiettivo di George Bush non è <ar saltare qualche ponte con un bombardamento dimostrativo, ma far saltare Saddam, anche se nessuna risoluzione Orni autorizza esplicitamente Su està missione. Prima di deciere bisogna capire. Minori sono le preoccupazioni del Presidente americano sul fronte della politica interna, dopo che ieri, con una presa di posizione netta, il suo avversario democratico Bill Clinton ha dichiarato il suo appoggio all'uso della forza: «Sosterrò la partecipazione americana a un'azione militare in Iraq. Saddam non faccia errori, anche in piena campagna elettorale gli americani sono uniti su questo punto». Paolo Passarini Aziz (foto a centro pagina) fa la voce grossa, Bush, qui a fianco, è pronto a un bis della Tempesta nel deserto