L'Olimpiade scopre il problema-casa

L'Olimpiade scopre il problema-casa Film, videogames e spaghetti a volontà, ma nel villaggio di Barcellona c'è chi si lamenta L'Olimpiade scopre il problema-casa Al telefono risponde solo la polizia BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO E noi protestiamo: abbasso gli asciugamani. L'ultima sul villaggio ce la racconta Gianfranco Cameli, capo della missione italiana a Barcellona. Sono stati gli africani a insorgere, in nome di un «vizio» molto semplice: gli asciugamani che gli organizzatori ci hanno dato, non asciugano. La penultima, viceversa, tocca da vicino i nervi dei nostri eroi. Martedì, la nostra nazionale di calcio è arrivata tardi all'allenamento: mancava il pullman, l'autista si era perso. Cose che succedono. Perché l'Olimpiade è anche villaggio, e il villaggio caos, soprattutto. Ma un caos allegro, simpatico, variopinto. Lasciatemi giocare con questa città che sta in una mano: Stefano Bermi, l'autore, allude a Bologna. A Barcellona, in compenso, c'è un mondo che sta in una mano. Per girarlo, basta un briciolo di fantasia: tutto ti scivola addosso, ai 35 gradi dell'estate catalana, tutti prima o poi finiscono per camminarti al fianco. Solo se vai sempre dritto, sei perduto. Se ti fermi, no: anzi. E l'Italia? C'è, e si sente. La nostra spedizione occupa tre palazzine, fra Australia, Nigeria e San Marino. In segreteria garantiscono che se tutto fila liscio è perché siamo stati fra i primi a sbarcare. Cesare Maldini rimpiange i campus universitari di Los Angeles, lui che in California c'era. Le camere, qui, sono molto spartane. Due letti, due comodini, un piccolo ripostiglio e ciccia. Bagni minuscoli, quasi orientali. Niente tv. Niente aria condizionata. Niente telefono, eccetto un apparecchio che comunica esclusivamente con la centrale della polizia: non fai in tempo ad alzare la cornetta che già una volante ulula alla porta. Le celle di Seul, al confronto, erano suite. Ogni posto letto costa al Coni 150 mila lire, ogni azzurro ha diritto a una diaria di 50 dollari. I cuochi al seguito sono due. Ristoranti sempre aperti, e spaghetti a volontà. Il primo atleta a sbarcare è stato il velista Zuccoli. Gli ultimi saranno i maratoneti Bettiol, Bordin e Faustini, il 6 agosto: oggi, intanto, arriva Cattai. Già fissati, in linea di massima, i «prezzi» delle medaglie: l'oro frutterà 70 milioni a testa; l'argento, 40; il bronzo 25. Ci si può divertire al villaggio? Si può tutto, basta non essere pigri. Otto film al giorno: e per chi non ha l'assillo immediato della gara, «anche» Ultimo tango a Parigi: oggi ce la caviamo con una riga, ventanni fa non sarebbe stata sufficiente una pagina. C'è poi una gigantesca sala di videogames. Che i nostri, per la verità, frequentano a piccole dosi, intimiditi da cotanto sfarzo di sinergie (e dai) elettroniche. Sono giochi troppo intelligenti, borbotta Marco lardelli. Meglio lo scopone scientifico. Ti siedi dentro una capsula, premi un bottone e cominci a girare su te stesso. Volevate le guerre stellari? Eccovi accontentati. Su un altro schermo, va in oncia la FI: e almeno nel reparto giochi del villaggio olimpico di Barcellona, t'imbatti, ogni tanto, in una Ferrari che vince. C'è anche la spiaggia, c'è an- che la chiesa buddista. Gli atleti italiani, assicurano gli esperti, fanno gruppo e sono di una serietà persino ossessiva. Nostalgia degli scherzi atroci, e feroci, dei guerrieri d'antan: dai finti comunicati di Eddy Ottoz, che facevano piangere quel gentiluomo asburgico di Giordano Bruno Fabjan, vicesegretario del Coni (allora) e abituale capo missione, ai gavettoni di Dino Me neghin e Marino Zanatta, ambasciatori di un basket che non c'è più, nemmeno ai Giochi. Altre storie. Altri villaggi. Sarà che il numero di sorveglianti è quasi raddoppiato rispetto ai tempi della scapigliatura; sarà che lo sportivo italiano pratica di più e «pensa» di meno. Tutto quello che vi pare: resta il fatto che, oggi, le italiane e gli italiani d'Olimpia sono più professionali secondo una corrente di pensiero, meno sanguigni e più robotizzati secondo un altra ila nostra). Come si fa a non rimpiangere i trucchi ruspanti di Nereo Rocco buonanima? Al ristorante del villaggio olimpico di Roma, nell'anno di grazia 1960, si faceva mescere di nascosto il proibitissimo vino (rosso, per forza) dentro bottiglie di Coca-Cola rigorosamente vuote. Oggi non sgarra più nessuno, neppure a tavola: fantasia e goliardia sono state messe in minoranza, al potere c'è il grigio dell'uniforme, e dell'uniformità. E così, per inventarsi un brivido degno di una menzione telefonica, bisogna perdere di vista Matrecano, sprofondato in chissà quale antro del villaggio: non a caso. Cesare Maldini, colui che ha lanciato l'allarme, è «figlio» suo, del paron. Roberto Beccantini Barcellona sta vivendo la vigilia del Giochi: ecco a lato, una venditrice di distintivi; al centro la squadra di basket venezuelana va ad allenarsi a tempo di rap; a destra. ultimi ritocchi degli operai Camere minuscole e senza tivù 150.000 lire per posto letto E gli atleti africani si lamentano «Inutilizzabili gli asciugamani» SPORTINERIA Il Coni contro la Fidai, a Barcellona come quattro anni fa a Seul: allora non diede il visto per la 4x400, stavolta non lo ha dato per la 4x 100.1 meriti passati dei velocisti staffettisti, quinti l'anno scorso al Mondiale, non sono serviti nel processo al Foro Italico, processo in cui c'era sì per loro il testimone, ma d'accusa.