Bush ora Saddam deve pagare

Bush: ora Saddam deve pagare Ma l'Iraq irride le minacce americane: «Qualche bomba non cambierà nulla» Bush: ora Saddam deve pagare Baghdad blocca in albergo gli ispettori Onu WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Alle 9 e un quarto dì ieri mattina, Sii ispettori dell'Orni a Baghdad anno definitivamente rinunciato a picchettare a turno il ministero dell'Agricoltura nella vana speranza di entrarvi e si sono asseragliati nell'Hotel Sheraton, perché - ha detto il capo della commissione Mark Silver - «la pressione fìsica e le minacce stavano diventando insopportabili». Poche ore dopo, dalla Casa Bianca, il portavoce di George Bush, Marlin Fitzwater, ha dichiarato che «il regime iracheno deve pagare un prezzo per la sfida che conduce alle risoluzioni dell'Orni e per le minacce alla sicurezza del personale delle Nazioni Unite a Baghdad». «Non escludiamo nessun tipo di contromisura, compreso l'uso della forza», ha precisato, osservando che gli Stati Uniti si considerano già autorizzati dalla comunità internazionale a sferrare un'azione punitiva. Aumentano le voci su un possibile attacco aereo nei prossimi dieci-quindici giorni. «C'è stato un altro paio di occasioni in cui siamo arrivati a questo punto - ha aggiunto Fitzwater - ma credo di poter dire che questa situazione è la più seria di tutte quelle fronteggiate finora». La televisione «Cbs» ha informato ieri che le aviazioni di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Arabia Saudita hanno già messo a punto un piano per colpire ponti e impianti per le comunicazioni in Iraq. Se avrà luogo, il primo attacco «punitivo» dovrebbe avere un carattere molto limitato. «Due o tre bombe non cambiorebbero niente e non sposterebbero il nostro atteggiamento di un centimetro», ha dichiarato ieri l'ambasciatore iracheno all'Orni, Abdel Amir al-Anbari. Numerosi segnali inducono gli americani a ritenere che il governo iracheno sottovaluti la loro capacità di reazione. «Questo crescendo di minacce verbali non fa più paura a nessuno», ha scrìtto ieri il quotidiano ufficiale «Al-Thawra». Saddam, secondo informazioni raccolte dai servizi di sicurezza degli Stati Uniti, si sarebbe convinto che Bush è «troppo debole» presso l'opinione pubblica del suo Paese per poter sferrare un attacco alla vigilia di una campagna elettorale molto diffìcile. E, in effetti, secondo tutti gli osservatori, Bush, nel caso decidesse una nuova, per quanto limitata, azione militare, dovrebbe mettersi assolutamente al sicuro del sospetto di aver agito in base a un cinico calcolo di politica intema. Un attacco dovrebbe apparire all'opinione pubblica del tutto giustificato. Ma gli americani, nella stragrande maggioranza, saluterebbero con gioia la caduta di Saddam e, secondo il professor Geoffrey Kemp del Carnegie Institute, gli iracheni stanno compiendo «un fatale errore» nel sottovalutare la reazione di Bush. Rolf Ekeus, responsabile della commissione Onu incaricata di sovrintendere all'eliminazione delle armi di distruzione di massa possedute dall'Iraq, ha riferito alcuni particolari della situazione a Baghdad ricevuti per telefono da Silver. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, ieri mattina, è stato l'assalto di un iracheno a un ispettore Onu. «L'uomo ha raccontato Ekeus - ha cercato di pugnalare il commissario con un cacciavite. Ma la cosa più incredibile è che non solo i poliziotti iracheni stavano a guardare, ma poi lo hanno anche avvicinato, intrattenendosi tranquillamente a parlare con lui». Era dal 5 luglio che gli ispettori vigilavano a turno di fronte al ministero dell'Agricoltura, dove pensano siano nascosti i piani per la costruzione di armi importanti e dove i militari non li lasciavano entrare. Attorno a loro le manifestazione e le minacce dei sostenitori del regime continuavano a crescere, mentre un funzionario governativo dichiarava all'agenzia di Stato «Ina» che «la gente ha il diritto di esprimere la propria insoddisfazione». Paolo Passerini