Psi il garofano non è più di ferro

Psi,il garofano non è più di ferro Per la nomina a capo dei deputati ha avuto 49 voti: 25 sono andati a Capila, 11 schede bianche. Acquaviva capo dei senatori Psi,il garofano non è più di ferro La Ganga eletto capogruppo, ma il partito si divide ROMA. Alle 15 e 10 di ieri pomeriggio nel psi è finita un'epoca: il psi «monolitico» di Bettino Craxi non c'è più, c'è un altro psi. Ieri a quell'ora, infatti, a distanza di 13 anni dall'ultimo duello tra Vincenzo Balzamo e Aldo Aniasi per l'elezione del presidente del gruppo della Camera, il vicepresidente, Andrea Buffoni, ha annunciato la nomina di Giusy La Ganga a capogruppo. Ma questa volta non si è trattato né di un voto unanime, né è stata l'espressione di una maggioranza bulgara come in passato: il successore di Andò ha avuto 49 voti, centrando il quorum necessario per soli tre voti. Dietro a lui Nicola Capria, candidato degli insorti, ha ottenuto 25 voti, ci sono state 11 schede bianche (Martelli e i suoi seguaci) e due voti dispersi sono andati, con una punta d'ironia, a Craxi e al cognato, Paolo Pillitterì. Nell'altro ramo del Parlamento i senatori socialisti hanno chiesto al segretario di cambiare il candidato: a Luigi Covatta hanno preferito Gennaro Acquaviva e Craxi ha accettato. E pensare che a questo cambio d epoca ha contribuito, involontariamente, lo stesso leader del psi. Fino a ieri mattina infatti le tante riunioni tra Formica, Manca e Signorile non erano approdate a nulla. Né tantomeno gli abboccamenti avuti dagli insorti con Martelli. Nella giornata di martedì erano tramontate tutte le possibili candidature di «rinnovamento». Si era tirato indietro Mauro Del Bue («se mi candido dicono che ho dietro Martelli»), non era decollato il nome di Raffaeli! e anche l'idea di lanciare Valdo Spini si era arenata. Lo stesso Martelli aveva ipotizzato quest'ultima candidatura mettendo però le mani avanti con Manca e eli al- mani avanti con Manca e gli altri: «Non potete pretendere che io mi alzi m assemblea lanciando la candidatura di Valdo». E questo era bastato a Manca e Formica - definiti da Spini in un'intervista «vecchi arnesi» per accantonare quel nome. Alla fine era rimasto solo il nome del solito Nicola Capria, ma pieno di «se». «Voi sapete - era stato l'avvertimento con cui Manca si era congedato dagli altri prima di andare a dormire - che Nicola non è un cuor di leone». Ieri mattina, però, è stato lo stesso Craxi a favorire involontariamente il passaggio ad un'altra epoca. Il segretario si è presentato al gruppo con il piglio di sempre, dimenticando le sconfìtte degli ultimi mesi. Ha risposto con un perentorio «no» alla richiesta di Formica di aprire un dibattito sulle candidature: «Questo - ha detto - è un seggio elettorale. Mi sembra che sia stata ventilato solo il nome di La Ganga». Né ha dato spazio alla replica dell'ex-ministro. Anzi, per apparire più categorico, Craxi ha deposto la sua scheda nel¬ l'urna. l'urna. In quell'assemblea attonita però qualcuno ha avuto ancora il coraggio di spendere una parola. Dal fondo della sala si è sentita la voce di un volto oscuro ai più, un deputato pugliese che risponde al nome di Mimi Romano. «Ci sarebbe - ha spiegato anche la candidatura di Capria». Forse Craxi quell'uscita non se l'aspettava, ma senza pensarci due volte il segretario socialista ha reagito alla notizia a suo modo: «Chi c'è, Capria?» ha domandato. Poi ha scrutato la sala alla ricerca dell'interessato e individuatolo gii ha domandato: «Allora Nicola ti candidi o no?». Dietro ad un giornale aperto si è sentita una voce quasi impercettibile rispondere: «Beh, veramente, se i compagni me lo chiedono...». Capria non aveva ancora finito di mormorare, che è stato lo stesso Craxi a tagliare corto: «Allora ci sono due candidati: La Ganga e Capria». Lo avrà fatto perchè è ancora sicuro di sè, perchè anche se volesse non riuscirebbe a cambiare, ma sta di fatto che in questo modo Craxi ha sancito la nascita modo Craxi ha sancito la nascita di una opposizione nel psi. E forse il primo a rendersene conto è stato lo stesso segretario. Per un'ora e mezzo è rimasto seduto davanti all'urna, seguendo tutte le varie fasi della votazione. Ha discusso per mezz'ora con Manca, si è intrattenuto per dieci minuti con l'alleato De Michelis. Quando poi è apparso sulla porta con la pipa in bocca Silvano Labriola, un altro ex-demartiniano come Manca e Capria, gli ha detto: «Silvano, io diffido degli uomini con la pipa». Forse in quel momento il segretario del psi aveva capito che era finita l'epoca del psi «monolitico». Ma ha tentato di gettare acqua suol fuoco: «Io - ha detto sull'ascensore prima di lasciare Montecitorio - ho una lettera di Garibaldi alla madre sui fatti di Roma nella quale c'è scrìtto: "Ho partecipato ai fatti romani, ma ì giornali esagereranno". Già, i giornali est^erano. Comunque non capisco questa storia del dibattito chiesto da Formica. Il capogruppo è una carica istituzionale, come il presidente della Repubblica o della Carne della Repubblica o della Camera. Non è previsto dibattito in questi casi. Abbiamo sempre votato in questo modo: anzi, in passato si è votato a scrutinio palese ma io non l'ho mai chiesto. Per esempio Formica e Capria furono eletti in quel modo». Andato via Craxi, è arrivato con precisa scelta di tempo Martelli. Poche parole sul partito. «Non siamo ancora tornati - ha spiegato - al psi pre-craxiano, sarebbe un male. Questo capita perchè c'è un capo supremo e tanti generali, bisogna rigenerare il partito». Sarà, ma a sera, come in un lontano passato, i capi del vecchio psi sono tornati a cantare vittoria. «Non parlo perchè non voglio maramaldeggiare» è stata la battuta di Formica. «Per Craxi questo è un campanello di allarme» ha spiegato Manca. Mentre Paris Dell'Unto, tornato alla ribalta copo anni di oscurità, ha sentenziato: «Non possiamo avere il socialismo, ma almeno un po' di democrazia quella sì». Augusto Ménzofini Giusy La Ganga, neopresidente dei deputati socialisti

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