La guerra via computer più immediata della tv

La guerra via computer più immediata della tv Docenti torinesi di Fisica e slavi «dialogano» sulla Bosnia La guerra via computer più immediata della tv L'ox-Jugoslavia chiama e l'università di Torino risponde. Al corso di laurea di Fisica arrivano appelli via video con notizie e richieste di notizie dai Paesi in guerra. Sulla rete internazionale Internett, collegata con tutto il mondo, e usata dai ricercatori e dai gruppi scientifici, da qualche mese «viaggia» la solidarietà. «E* cominciato all'inizio di aprile - spiega Stefano Forte, ricercatore dell'Istituto nazionale di fìsica nucleare - quando ho ricevuto il primo messaggio da un amico di Sarajevo. Dal Politecnico di Zurigo, dove adesso lavora, mi ha mandato un appello: "Vorrei chiederti un favore - diceva - per la guerra in Bosnia", e raccontava brutture e violenze di laggiù, con la richiesta di farle conoscere il più possibile in giro». Da allora, a Fisica, è arrivata una lettera via computer ogni due-tir giorni. Una sorta di bollettino di guerra. Coinvolti nella rete di comunicazione molti Paesi: le notizie arrivavano sia dalla Jugoslavia, di prima mano, sia in risposta da tutto il mondo, con stralci di articoli di giornale presi dalla stampa internazionale, cleri per esempio ne è arrivato uno del Washington Post spiega Forte - e io ne ho inviato un altro che ho ritagliato e tradotto da La Stampa. Si è formata una vera e propria ragnatela di notizie sulla situazione di laggiù: tra professori e ricercatori è una specie di passaparola universitario». Duplici gli intenti. Da un lato informare quelli che abitano nei Paesi in guerra e che non hanno accesso alle fonti della stampa internazionale. Dall'altro diffondere fuori dalla Jugoslavia notizie di prima mano considerate attendibili. «Secondo loro - dice Forte - c'è una grande distorsione nei fatti. Sembra che la propaganda interna abbia raggiunto un punto tale che molti in Serbia credono che sia già iniziata la terza guerra mondiale. I messaggi, che ci arrivano di là, sono in genere tratti dall'agenzia di stampa Vreme di Belgrado, che pare sia in mano a gente illumi¬ nata che conosce la situazione reale del Paese». «Secondo gli jugoslavi che ci scrivono - continua Forte - noi stranieri abbiamo una percezione sbagliata di quello che sta davvero accadendo laggiù. Non si tratta di una guerra civile, secondo loro, ma di una vera e propria aggressione da parte della Serbia. La violenza dilaga molto più di quanto si possa immaginare. Le sparatone viste in tv, a Sarajevo dove ci sono i giornalisti esteri, non sono nulla, dicono, rispetto alle stragi nelle campagne dove non c'è testimone che possa raccontarle». [c. caci Le notizie dalla Bosnia arrivano sulla rete Internett, usata dal ricercatori

Persone citate: Stefano Forte

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Sarajevo, Serbia, Torino, Zurigo