Faremo sul serio parola di Jordan

Faremo sul serio, parola di Jordan Ieri a Montecarlo il Dream Team statunitense ha schiacciato la Francia: 111 a 71 Faremo sul serio, parola di Jordan «Se qualcuno pensa ad una vacanza, si sbaglia» Attimi di paura ieri per un camion senza freni MONACO DAL NOSTRO INVIATO «Mister Jordan, dobbiamo chiudere». L'ometto che la notte scorsa si è rivolto alla superstella del basket mondiale invitandolo a uscire non era il custode della palestra dove si allena la Nazionale americana, ma uno dei croupier:; del Loews, disfatto dal sonno. Era quasi l'alba di martedì. Per quattro ore la mano di Michael Jordan aveva accarezzato i dadi con lo stesso rispetto che usa al pallone. Altrettanto ha fatto la sera successiva e ancora ieri, dopo la partita con la Francia. Sarà così fino a venerdì quando un charter trasferirà gli ottanta del Dream Team nel ritiro dorato di Barcellona, lontano dagli appartamenti spartani del Villaggio. Noblessc oblige. E questo è davvero il top del professionismo mondiale disceso a rimettere a posto le cose sulla terra. Senza faticare troppo, però. Michael Jordan dice che era nei patti. «Ho vissuto l'esperienza dell'84, a Los Angeles - racconta il Fenomeno • e se Chuck Daly non mi avesse garantito che qui avrebbe suonato un'altra musica non ci sarei venuto. Allora si facevano due o anche tre allenamenti al giorno e poi c'era la seduta con gli audiovisivi. Una scocciatura». Qui invece è un po' come stare al Mediterranée. Il gruppo si allena un paio d'ore in palestra provando 1 attacco alla zona e il tiro da fuori, quanto basterà per tenere a freno Croazia e Lituania, gli unici avversari che godono di un briciolo di considerazione. Il resto è sole, mare, relax. A parole naturalmente tutti negano di sentirsi in vacanza, a cominciare da Jordan che è un po' il leader del gruppo, che ha imposto pure qualche scelta: si dice sia stato lui a far escludere Isiah Thomas dal Dream Team. Ma l'asso dei Bulls nega: «Che c'entro io?» e poi si lancia in una filippica contro quelli che si impegnano poco nel lavoro. «Se qualche mio compagno pensa di essere venuto a Fare una passeggiata si sbaglia. Non conta la quantità di allenamento, ma l'intensità. Daly metterà a posto chi si rilassa», dice Jordan. Intanto si dedica al golf. Dicono che lascerà il basket per diventare un professionista delle 18 buche. Non nega. «Ma non sarà una decisione a tempi brevi». Jordan e gli altri stanno sag- {[iando il soffice impatto con 'Europa. Attesi, coccolati. E la polizia vigila. Il controllo è pignolo, discreto, ma come sempre la sicurezza va in affanno se succede qualcosa. Come è accaduto ieri, mentre i giocatori salivano sul pullman per lo stadio. Un camion senza il conducente è scivolato giù per la discesa, forse per il cedimento del freno a mano, ha sfiorato il gruppo degli americani e si è abbattuto su una Mercedes, scaraventandola dentro un negozio di porcellane. Grande fragore, molta paura, la zona era piena di tifosi. L'insolita anteprima non ha distratto comunque il Dream Team, che ha sbriciolato la Francia in amichevole, 111-71, con 21 punti di Jordan e Barkley, ma soprattutto un'esibizione di Magic da spellarsi le mani. L'avvio è stato lento, deconcentrato. La Francia ha approfittato delle imprecisioni dei rivali ( 1613 al 7' 20), poi è finito il sogno. Costretti a forzare sempre 1 impossibile, i francesi hanno pagato in fretta il pegno agli assist di Magic, alle accelerazioni di un Jordan neppure smagliante, alla potenza di Barkley. Al 19' gli Usa erano 50-27, giocando solo sul rimbalzo e il contropiede. Uno schiacciasassi inarrestabile persino quando s'innamora troppo delle proprie qualità. Marco Arnaldo Michael Jordan, da stella del basket a campione sui campi di golf?