Lentini contro i miliardi

Lentini contro i miliardi MILAN-JUVE NUOVI ACQUISTI Il rossonero combatte un'ombra, il bianconero deve vincere una concorrenza agguerrita Lentini contro i miliardi «Quella valutazione è un incubo» MILANELLO DAL NOSTRO INVIATO Porta sulle spalle quei 18 miliardi abbondanti (cifra ufficiale) con una certa fatica. Come non capirlo. Con tutto il can can che si è scatenato attorno al trasferimento dell'anno, macche, del secolo, Gianluigi Lentini avrà qualche problemuccio a ritomare alla normalità. A suo parziale conforto c'è da dire che sul pianeta Milan tutto è grandioso, imponente, esagerato. Così con quei 1600 milioni annui di ingaggio, il Gigi da Villastcllone non deve sentirsi una rarità, la compagnia è ottima ed abbondante. Certo, rispetto ai Gullit ed ai Baresi, lui ha in più il fardello di essere stato il «caso» dell'estate e sa benissimo che, al primo errore, ci sarà qualcuno pronto a rinfacciarglielo a fargli pesare miliardo su miliardo. Lentini non è un ingenuo. Certe cose le sa: «Questa valutazione astronomica, tutte le polemiche che sono state fatte, saranno la mia croce. Al primo passo falso verrà fuori tutto. Al secondo pure. Quando andrò in tribuna tirerete fuori la storia del miliardario in castigo. E' il calcio, lo so. Io per ora taccio. Prometto il massimo impegno e basta». Tutto qui. Ma nella seconda giornata di lutto stretto che il Milan si è concesso in seguito alla strage di Palermo, non si può pretendere la luna. Muto Capello, poco espansivi i giocatori. Il Dottore non ha preteso il silenzio stampa, ma è chiaro che un invito alla moderazione è partito. Così il Lentini-day si trasforma subito in una monotona litania, un rosario di impressioni gettate lì senza entusiasmo e senza la voglia di battute al veleno. Eppure i bersagli non mancherebbero. O forse Lentini non ha neppure voglia di sparare sul Toro, perché anche lui si sente qualche peso sulla coscienza. Ma non può esimersi del tutto. E allora ecco cosa ci offre: «Non rispondo alle frecciate di Borsano. Faccio gli auguri al Toro e basta. E' ancora da zona-Uefa, non si è indebolito anche se sono partiti giocatori importanti. Mi spiace che Bruno abbia detto certe cose sul mio conto. Chissà cosa voleva dire. Pasqualino non riesce mai a farsi capire. Poveretto, non è colpa sua. Ho un solo rammarico: di avere lasciato con tanto clamore. Da questa vicenda siamo usciti male tutti, si poteva evitare tanto putiferio». Ingenuo? Furbetto? O cosa altro? Ognuno scelga. Lui intanto cerca scampo nella fuga: «E' assurdo sprecare tante parole. Pensiamo a cose più importanti, a quello che sta accadendo in Sicilia. Il Milan deve essere un esempio in tutto, anche nella sensibilità verso chi soffre. Berlusconi l'ha spiegato ad ognuno di noi. Credetemi, non sono nello spirito adatto per parlare». Così si procede a fatica. Sempre quegli occhi bassi, la voce che è un bisbiglio. Da «sirenetto» sull'ultimo numero del solito settimanale rosa, a serio professionista. E' la vita. Ammette: «Chiudiamo con il passato. Il Torino adesso ha nuovi idoli. Io spero di diventarlo al Milan. Non sarà facile, la concorrenza è spietata. Però se accetti il Milan devi anche accettare il rischio di non essere sempre titolare». Ha conosciuto Capello: «E' come Mondonico. Per ora non abbiamo parlato di tattica, cercate di capire non è il momento. Qui posso giocare come nel Toro: sulla fascia destra o da seconda punta. Rivalità con Gullit? Non credo. Purtroppo per lui possono andare in campo solo tre stranieri». Quindi Ruud rassegnati e fatti più in là. Nessuna soggezione: «Vedrò di rifarmi in fretta. Non ho traguardi particolari, voglio arraffare più cose possibili. Mi sa che anche quest'anno si lotterà per il 2° posto. Juvc, Inter e Lazio sono sullo stesso piano dopo di noi e dovranno correrci dietro». Per ora anche lui deve inseguire. Dopo l'operazione ha ripreso in maniera diversa dai compagni, ma non dovrebbe mancare al debutto. Fabio Vergna no Fantasisti insieme: Gianluigi Lentini (a sinistra) si allena con lo jugoslavo Savicevic

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