Riccardo Muti, tutto Scala, scuola e rigore

Riccardo Muti, tutto Scala, scuola e rigore Incontro con il maestro dopo i trionfi spagnoli e il no secco alla «Clemenza di Tito» a Salisburgo Riccardo Muti, tutto Scala, scuola e rigore Vuole che il teatro diventi punto di riferimento per gli artisti nel mondo DA quando Riccardo Muti ha lasciato l'Orchestra Filarmonica di Filadelfia, diretta per 12 anni dali'80 al '92, ha scelto: dedizione assoluta alla Scala. Ma questa non è una novità. Assolutamente nuova sembra invece l'immagine che Muti da di se in questi anni e, particolarmente, dalla «prima» di Traviata alla Scala nell'aprile dell'89 sino alla tournée a Siviglia, Madrid e Barcellona con Traviata e il «Requiem» di Verdi. Da allora ad oggi Muti va esprimendo con forza la convinzione che la Scala debba essere rifondata, debba accrescere il proprio prestigio, «divenire punto dì riferimento nel mondo per artisti, cantanti e direttori, giovani o già celebri». E così abbandona l'abito del direttore apparentemente distaccato, a volte ar:igno, per indossare i panni del Maestro: affabile, paterno, vici¬ no ai giovani artisti, consapevole delle loro difficoltà. «L'era-Muti» sta iniziando soltanto adesso, con i cinquantanni della piena maturità, in un momento che gli offre l'opportunità di porre mano alla rifondazione della Scala, partendo proprio dai giovani artisti di talento. Ecco quindi Tiziana Fabbricini, oggi, finalmente, la «Violetta» più intensa e commovente; ecco Roberto Alagna, che già alla «prima» della Scala si era rivelato tenore di bell'avvenire. E ancora, nel «Requiem» di Barcellona, Maria Dragoni: «Una voce - ha osservato Muti - di ottima qualità, da seguire con attenzione». Dunque Muti sta facendo esattamente quello che ogni grande direttore dovrebbe fare: un'opera di rieducazione musicale per riparare i disastri com- Iliuti in tanti anni da molti enti irici, da non pochi direttori arti¬ stici e d'orchestra anche illustri. L'esempio del maestro vale anche per orchestra e coro della Scala con cui ha stabilito un feeling di grande sollecitazione emotiva. Che Muti consideri il teatro lirico «soprattutto musicale» e tenda a riproporre la figure del direttore d'orchestre al centro della vita teatrale e quindi a prendere le distanze da certi registi d'avanguardia che non conoscono neppure la storia della musica, né dove sia il «do» sul pentagramma, lo dimostra la sua decisione di abbandonare durante le prove il podio di «La Clemenza di Tito», opera a lui tanto cara, che avrebbe dovuto eseguire con i Wiener Philharmomker lunedi prossimo a Salisburgo. Muti, in perfetta coerenza con ciò che va predicando, non ha tollerato lo stravagante allestimento di Ursel e Karl Ernst Hcrrmann. Ma a Salisburgo tor¬ nerà a dirigere e a Vienna toccherà proprio a lui inaugurare il Concerto di Capodanno 1993. «Questa volta sarà un concerto solare, mediterraneo. Forse inserirò "Rose del Sud". Voglio che la gente sorrida. Il concerto di Capodanno da quando non c'è più Boskowski ha perduto la sua tradizionale freschezza, è diventato triste, commerciale con le case discografiche pronte a sfornare nuove incisioni». A metà ottobre di quest'anno Fontana e Muti guideranno la Scala nella tournée oltre Oceano: a Washington, Città del Messico e New York ancora con il «Requiem». E per il '95 nuovo viag- Sio in Giappone. Il programma è a definire. Speriamo che Muti decida per «Traviata» perché con Fabbricini, Alagna, Paolo Coni nel ruolo di Germont, Enrico Cossutta (Gastone), Orazio Mori (Barone Douphol), Nicoletta Za- nini (Flora) l'opera di Verdi rischia di passare alla storia (recente) della Scala. Lo straordinario successo a Siviglia di «Traviata» e «Requiem» eseguiti al Teatro de La Maestranza, la presenza all'Auditorium Nacional di Madrid del ministro al Turismo e Spettacolo, Margherita Boniver, ha indotto il sovrintendente Carlo Fontana a invocare ancora una volta una «legge per la Scala, perché la Scala è diversa da tutti gli altri teatri, è il vero ambasciatore della cultura italiana nel mondo». La richiesta ufficiale dovrebbe essere inoltrata da Pietro Borghini sindaco di Milano e presidente dell'ente lirico. Ma quale esito avrà? E' diffìcile dirlo considerando la drammatica situazione finanziaria e politica italiana e la prevedibile reazione degli altri teatri. Intanto ieri la terza sezione del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, ha infatti ritenuto die non sussistano i presupposti per la sospensione del decreto di nomina del sovrintendente Carlo Fontana, rigettando cosi la domanda presentata dal sindacato autonomo snater nel Bugno scorso. Ne ha dato notizia stessa direzione del teatro Armando Caruso Il Tar del Lazio conferma la nomina di Carlo Fontana Riccardo Muti da tempo esprìme con forza la convinzione chi» la Scala debba essere rifondata, debba accrescere il proprio prestigio, «divenire punto di riferimento nel mondo per artisti, cantanti e direttori, giovani o già celebri»