FRACCI Antipatica questa Isabella
FRACCI Antipatica questa Isabella FRACCI Antipatica questa Isabella MILANO. Venticinque minuti filati di applausi alla seconda replica. La Scala sempre esaurita in questi torridi giorni di metà luglio. Critici per Io meno imbarazzati, ma pubblico in delirio Kr «Cristoforo Colombo», rutiite ballettone che più pompier di così non si può. Per musica, un collage di Donizetti, coreografia di Mendez e regia di Beppe Menegatti. E al centro dello spettacolo, non l'ardimentoso navigatore (interpretato da un Maurizio Vanadia definito dai critici unanimemente «pallido»), ma Nostra Signora della Danza Carla Fra cri nei panni tragici e storici di Isabella la Cattolica, in degna compagnia di Orietta Dorella e Luciana Savignano interpreti di una giovane sposa e una regina india. Dunque a cinquantanni suonati per la signora Frecci ecco un nuovo personaggione, molto cinematografico, kolossal, di quelli che commuovono i cuori semplici e fanno storcere il naso a critici sedicenti sofisticati. Una regina detta «la cattolica», ma che ha sulla sanguinaria coscienza la cacciata degli arabi, la persecuzione degli ebrei e tre fighe mandate a ripetizione in sposa al re del Portogallo e tutte morte. Poco simpatica Isabella, non le pare signora Fracci? E' un ruolo tragico, prigioniero del suo concetto di fede, ma nel balletto è raccontato come una favola. Isabella è una donna del suo tempo, tormentata da terribili solitudini e allucinazioni, ma capace di giocare coi figli, con Colombo, capace di sentimenti di pietà. Mélisande, Duncan, Ofelia, Benedetta dei «Vespri siciliani», Medea, Fedra, Lulù, Mila in «La figlia di Iorio». Da molti anni la sua carriera è costantemente alla ricerca di grandi personaggi pescati nella letteratura, nella lirica, nella mitologia. Non le pare un atteggiamento anacronistico, ottocentesco, quando il balletto traeva spunti appunto dall'opera e dalla letteratura? Neanche per idea. Le pare anacronistica «La donna del lago», o «Lucia di Lammermoor» o «Traviata»? A me sembra molto più anacronistico il pubblico di Spo- loto che si scandalizza per due piselloni neri in scena, se mi consente l'espressione. Ma signora, cosa dice? Dico quello che penso. E poi attenzione: nel secolo scorso balletto e opere si copiavano a vicenda. Verdi ha avuto l'idea di Nabucco vedendo un balletto dello stesso titolo. Poi, a un certo punto della storia del teatro, questo doppio binario si è interrotto. Più o meno quando le ballerine hanno incominciato ad essere considerate poco al di sopra delle prostitute. Quindi lei non demorde e dal suo futuro artistico c'è da aspettarsi altre poetesse, sante e navigatrici? Certo. E incomincio dal prossimo dicembre a Bologna con «Eleonora dalle belle mani», un balletto costruito da mio marito Beppe Menegatti intorno alla figura di Eleonora Duse. Poi, a marzo dell'anno prossimo c'è in preparazione a Palermo un balletto su Ciajkovskij con Vladimir Vassiliev, in qualche modo ispirato a «Sinfonia patetica», la biografìa di Klaus Mann, dove darò vita ai sogni femminili del musicista, da Francesca da Rimini alla Baronessa von Meck, dalla madre alla moglie Antonina. Spero di riuscire a realizzare un progetto su Maria Stuarda, con Luciana Savignano come Elisabetta. Magari da recitare alternando i ruoli come facevano le grandi dame del teatro col dramma di Schiller? Potrebbe essere un'idea. E poi mi aspetta Tatjana, lo splendido personaggio creato da John Cranko per «Eugenio Oneghin», il balletto ispirato all'opera di Ciajkovskij. Lo affronterò la prossima stagione alla Scala, e per farlo prima di tutto mi rileggerò il poema di Pushkin. Non so se tutte le ballerine che danzano il ruolo di Tatjana lo fanno... Da anni pensavo a questa parte. Peccato che questa occasione arrivi tardissimo nella mia carriera. A proposito di età, signora, sino a quando si ostinerà a ballare? Il problema non è smettere, il vero problema è affrontare il do¬ po. Il futuro è più pesante del presente, per quanto possa essere faticosa la vita di una ballerina. L'anno scorso proprio di Sesti giorni mi è successo un to che non dimenticherò mai. Mi trovavo a New York per provare «Fall River Legend» che dovevo ballare con l'American Ballet Theatre. In sala prove arrivò la ballerina cubana Alicia Alonso, che ha 20 anni più di me, cioè 72 e si mise a provare il passo a due dal «Lago dei cigni». Sono rimasta ad osservarla all'oblò della porta d'ingresso della sala per tutto il tempo, senza osare entrare per non disturbare: non avevo mai visto in vita mia una tale perfezione stilistica, una simile purezza accademica. Per me è stata una lezione immensa che avrei voluto ricevere quando avevo 30 anni. Se è per quello anche il giapponese Kazuo Ohno, maestro di Butoh, a quasi 80 anni continua a danzare, ma con gesti e movimenti consoni alla sua età. Ma solo la maturità ci dà la piena coscienza del gesto. Nel «Colombo» ci sono tre prime donne: lei. Dorella e Savignano. Come avete su- Eerato le solite «incoronatiilità» fra ballerine? Anche nella danza bisogna capire che l'unione fa la forza, come si è sempre fatto nella lirica. Certi spettacoli d'opera sono passati alla storia perché nel cast c'erano nomi indimenticabili come Callas, Simionato, di Stefano. E di Alessandra Ferri che cosa dice? Si gioca spesso a contrapporvi come primedonne in lotta della danza italiana. . Alessandra è una ragazza deliziosa, e sono stata felice di ricevere per la prima del Colombo un bellissimo biglietto che accompagnava un mazzo di fiori. Mi piacerebbe fare un balletto con la Ferri, dove io sono la madre e lei la figlia. Già, ma ci sono anche madri castratrici. Basta che le figlie non si lascino castrare. Sergio Trombetta Scandalizzarsi per i nudi in scena? Mi sembra assurdo. 11 futuro senza danza sarà più faticoso del presente FRACCI Antipatica questa Isabella Nella foto in alto la Duse, un altro personaggio affrontato dalla Fracci. Sotto, la ballerina milanese Alessandra Ferri
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