Sesso a scuola senza Moane di Ferdinando Camon

Sesso a scuola senza Moane Corsi utili, non nuovi tabù Sesso a scuola senza Moane "IlPPENA il Parlamento I riprenderà la sua vita II normale, il ministro ri dell'Istruzione tornerà AJfialla carica, lo ha promesso su questo giornale: vuole che sia subito varata la legge che introduce l'educazione sessuale nelle scuole. Già approvata dalla Camera nel gennaio di quest'anno, la legge sconta ormai dodici anni di rinvìi. E sono anni tremendi, per i problemi del sesso. Il sesso è diventato «mortale» nel significato clinico del termine: l'ignoranza sessuale uccide. Lo Stato manda in giro quel, suo spot che dice: «Aids, se lo sai io eviti. Se lo conosci non ti uccide». Ma si può spiegare l'Aids senza spiegare il sesso? Non è un po' come spiegare una foglia senza dir nulla sull'albero? Di più: l'aver negato per oltre un decennio, «questo» decennio, l'insegnamento sessuale alla generazione che veniva su, non significava, sotto sotto, giudicare meno grave la tempesta di scombussolamenti e di tragedie che l'ignoranza le scatenava addosso, che non la scomparsa di quell'ignoranza e l'approdo alla conoscenza? L'introduzione dell'insegnamento sessuale nelle nostre scuole, ai ragazzi dai 3 ai 18 anni, è infatti un atto dalle conseguenze radicali: creerà, se sarà fatta bene, una generazione senza peccato. La prima in Italia, nel cuore del Cattolicesimo. Una rivoluzione. Chi frenava questa caduta dei tabù non necessariamente voleva mantenerli, ma semplicemente sentiva, dentro di sé, la rivoluzione in atto come un salto dalla finestra. Alle spalle bruciava l'edificio della vecchia educazione reticente, tabuizzata, repressiva; ma davanti si spalancava un vuoto senza fine. Quindi, la paralisi. Che la paralisi si sblocchi adesso, ha i suoi pericoli. Perché un conto è l'informazione anti-Aids, l'insegnamento contro la violenza sessuale, la campagna per una riduzione degli aborti, una messa in guardia contro le malattie veneree, e tutt'altro conto è l'educazione sessuale. Sbloccandosi in questo momento, l'educazione sessuale tenderà per forza di cose a rientrare in tutte quelle attività pedagogiche, igieniche e mediche che abbiamo appena elencato. Le quali, se c'erano, stavano sepolte in profondità nella mente di chi da decenni proponeva questo insegnamento, e net ragazzi che da sempre lo chiedono. Insegnanti e genitori si preparano a dire: «Attenti ai pericoli, che sono tanti». E' vero, ma il. sesso non è soltanto pericoli, se no avrebbe smesso di essere cosi tenacemente praticato. E quel che ' giovani vogliono in primo luogo sentirsi spiegare, non sono i pericoli, con i quali faranno i conti subito, ma qualcosa che non riceveranno mai: in ordine decrescente vogliono sapere cos'è e come si pratica il sesso, come si evita la gravidanza, com'è fatto esattamente il corpo umano, le differenze tra il corpo di lui e il corpo di lei. Il fatto che vengano prima le richieste di «cos'è e come si fa», e ultime «come siamo fatti», rivela qualcosa di delicato: i ragazzi delle medie superiori intendono l'educazione sessuale come una propedeutica al godimento, una anticipazione del piacele, una guida e un avviamento al rapporto fisico. Questo spiega perché, dove hanno avuto via libera, hanno subito chiamato come esperta Moana Pozzi, o hanno preso iniziative del genere. Se questa è l'attesa, non potrà che restare insoddisfatta adesso e sempre: la scuola può e deve dispensare cultura, non eros. E l'eros è indipendente dalla cultura. Non è detto che colui che sa goda più dell'insipiente, anzi forse non è impossibile, con qualche argomentazione c non pochi esempi, dimostrare il contrario. Moana non è «esperta», e nemmeno «libera». Non s'è svincolata dai tabù. Ne ha fatto un'industria e ci guadagna sopra, ma questa è ben altra cosa. I ragazzi non hanno bisogno di chi sfrutti i loro tabù, ma di chi li liberi. E di tabù ne hanno molti, per questo sono così aggressivi. E' straordinariamente alto, lo dice una statistica, il numero delle adolescenti convinte che c'è un rapporto tra «piacere» e «fecondazione», e che la mancanza del primo produce l'assenza della seconda. Niente orgasmo, niente gravidanza: «Se io resto fredda, lui può fare quel che vuole». Com'è alto il numero dei ragazzi, lo si deduce dalle telefonate che arrivano ai centri informativi, convinti che ci sia un rapporto tra godimento e, diciamo cosi, dotazione fìsica. Il problema è: chi può istruirli? La legge che sta per essere varata risponde: tutti. Nella nuova scuola ogni insegnante parlerà di sesso tutte le volte che lo incontrerà. Naturalmente, l'insegnante di italiano 10 troverà scorrendo la letteratura, l'insegnante di biologia spiegando il corpo umano, l'insegnante dì storia seguendo l'evoluzione della civiltà, e così via di disciplina in disciplina. Il ministro è convinto che procedendo a pettine i nodi del sesso verranno sciolti dappertutto. Gli studenti non sono dello stesso parere. Preferirebbero, lo ripetono ogni volta che vengono intervistati, che a parlare di sesso fossero due competenti: il medico e lo psicologo. A parere di chi scrive, hanno perfettamente ragione. 11 sesso interdisciplinare significherebbe semplicemente che tutte le materie, incontrando quel tema, lo inglobano, allargando la loro area, ieri chiusa dai tabù. Ma non significa che si fa educazione. L'educazione' ha bisogno di programma, metodo, testo, verifiche. Coerentemente, il ministro evita i programmi, lasciando che siano i consigli di istituto a formarseli. Ma questo che vuol dire, che avremo una cultura sessuale di Monza diversa da Viterbo? Una dei Nord e una del Sud? Una delle scuole conservatrici, e una delle scuole innovatrici? Una del centro, e una delle periferie? Se è così, allora vuol dire che finisce la costrizione, ma comincia l'anarchia. Non mi pare un buon sistema. Tanto più che gli insegnanti, che dovrebbero non solo spiegare la nuova materia ma fissarne il programma, non sono mai stati formati a questo compito, da nessuna università. Sono esattamente come i genitori dei ragazzi: o analfabeti o autodidatti. «Frequenteranno corsi di aggiornamento», promette il ministro. Ma i corsi di aggiornamento sono una scorciatoia, e questa non mi pare materia da scorciatoie. Verrebbero fuori dei «sessuologi selvaggi», che invece di trasmettere guarigione trasmetterebbero disturbi, come gli psicanalisti selvaggi replicano nei pazienti le proprie nevrosi, chiamando questa operazione «terapia». Sta per partire, dunque, l'educazione sessuale. Ma è possibile, purtroppo, che sia una falsa partenza. Ferdinando Camon

Persone citate: Moana Pozzi

Luoghi citati: Italia, Monza, Viterbo