Ligresti resta in carcere

Ligresti resta in carcere Ligresti resta in carcere «Può inquinare le prove». Un arresto MILANO. Il «re del mattone» resta in carcere. Italo Ghitti, giudice per le indagini preliminari dell'inchiesta sullo scandalo tangenti, ha respinto ieri l'istanza di scarcerazione presentata dai legali di Salvatore Ligresti. Secondo il magistrato c'è il rischio di «inquinamento delle prove»: sono infatti in corso accertamenti e perquisizioni nelle società del gruppo Ligresti e quindi sarebbe teoricamente possibile per il finanziere, una volta in libertà, «alterare o nascondere» documenti e altri elementi di prova. L'ordinanza del gip ha provocato la protesta dell'avvocato di Ligresti, Ennio Amodio: «E' una decisione assurda - commenta -. L'ingegner Ligresti, davanti all'unico fatto contestato, ha risposto, ammettendo di aver autorizzato il pagamento di tangenti. Non capisco proprio perché continuino a tenerlo in carcere». Ligresti è accusato di aver pagato tangenti per i lavori alla linea 3 della Metropolitana Milanese effettuati dalla Grassetto. Lui stesso ha am¬ messo di aver autorizzato i dirigenti della società, in particolare il presidente Giovan Battista Damia, arrestato insieme con lui, a fare tre versamenti: 800 milioni, poi 80 e poi ancora 160, per un totale di un miliardo e 40 milioni. Beneficiario dei versamenti, secondo quanto ha raccontato Ligresti, sarebbe stato un altro costruttore, Mario Lodigiani, il quale poi doveva versare il denaro ai vertici della Mm. Ligresti è stato nuovamente interrogato ieri mattina, prima che il gip decidesse di tenerlo in carcere. Ufficialmente le domande vertevano su «chiarimenti e precisazioni» rispetto agli episodi già noti, ma non è escluso (anzi, è più che probabile) che gli inquirenti stiano lavorando su altri fatti e per poi contestare al costruttore-finanziere altri episodi. Le porte di San Vittore, chiuse per Ligresti, si sono aperte (ma in ingresso, non in uscita) per un nuovo arrestato: Achille Iorio, 47 anni, funzionario del Comune di Cesa¬ no Boscone. Prima aveva lavorato in un altro Comune dell'hinterland, Arese: e qui secondo l'accusa • avrebbe intascato circa 60 milioni per autorizzare i lavori di ampliamento del locale cimitero. Personaggio di secondo piano, quindi, tirato in ballo dal costruttore bergamasco Giorgio Schiavi. Su di lui, comunque, gli inquirenti avevano messo gli occhi da diverso tempo, visto che il suo nome compariva nell'elenco di possibili titolari di conti in Svizzera (elenco su cui deve pronunciarsi definitivamente la magistratura elvetica). Oltre all'arresto, ieri in Procura (assenti il sostituto Gherardo Colombo e il capo Francesco Saverio Borrelli, a Palermo per i funerali della strage) sono proseguiti interrogatori «di routine»: risentiti Roberto Mongini e Sergio Soave. Il clima però è meno «di routine»: i carabinieri, su richiesta della stessa Procura, hanno effettuato una «bonifica» sui telefoni dei tre sostituti impegnati nell'inchiesta. Secondo quanto si è saputo non è stato trovato nulla di irrebi.lare, e anzi si tende a dire che si è trattato solo di «normali controlli periodici». Però anche altre voci si accavallano, come quella di un rafforzamento delle scorte. Ci sono state precise minacce? Nessuno conferma. C'è il timore che effettivamente qualcuno cerchi di spiare, e magari anche di inquinare, il lavoro dei giudici? Anche qui nessuna risposta. Però c'è la sensazione palpabile di un clima più teso, almeno osservando il sostituto Di Pietro che passa via spedito e ombroso lungo i corridoi, senza neppure salutare. [s. mar.) Salvatore Ligresti

Luoghi citati: Boscone, Comune Di Cesa, Milano, Palermo, Svizzera