Mitterrand toglie i fiori al maresciallo Pétain di Enrico Benedetto

Mitterrand toglie i fiori al maresciallo Pétain FRANCIA Dopo le proteste della comunità ebraica che non dimentica le deportazioni del regime di Vichy Mitterrand toglie i fiori al maresciallo Pétain Abolita la tradizionale cerimonia in onore delV«eroe di Verdun» PARIDI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mitterrand non renderà più omaggio al maresciallo Pétain. Ogni anno faceva deporre una corona sulla tomba per onorare il «vincitore di Verdun». Ora non più. L'Eliseo sospende l'ambigua tradizione - che indignava ebrei, deportati, maquis e non pochi cittadini francesi - per dissociarsi, almeno simbolicamente, da Vichy. Lo annuncia (senza conferme ufficiali) Serge Klarsfeld, una tra le personalità più in vista nella Francia «che non dimentica», infaticabile «cacciatore di nazisti» insieme con la moglie Beate. Il gesto sembrerebbe voler porgere l'olivo a quanti (comunità ebraica, 300 illustri firmatari di un. - ••Ilo. intellettuali e politici) contestarono qualche giorno fa il silenzio mitterrandiano nel commemorare - mezzo secolo dopo - i grandi rastrellamenti parigini Mitterrand onorò le vitti¬ me con un bouquet, ma senza aprir bocca. E, nel pubblico, alcuni fischiarono. Gli si chiedeva che la Francia attuale assumesse le responsabilità petainiste. Invano. L'Eliseo ritiene assurdo il «mea culpa» della V Repubblica per crimini imputabili a un regime antidemocratico, sulle cui ceneri nacque il sistema post-bellico. Nulla cambia in tale visione, ma l'iniziativa odierna vuole comunque addolcire il contrasto e mostra una sensibilità nuova verso gli anni bui. Insorge l'Associazione Fétain -Verdun, che rammenta a Mitterrand la promessa fattale l'O aprile '81 di non interrompere la consuetudine: «Bocci il diktat estremista, che seminerebbe la guerra civile infamando 40 milioni di francesi». L' 11 novembre - festa nazionale per l'armistizio nella guerra '15-'18 - lo Stato francese diserterà insomma Yeu, l'isola al largo della Vandea ove Philippe Pétain finì i suoi giorni in detenzione, novantacinquenne. Era il 1951. Già nell'anteguerra, quando gli domandavano un giudizio sul suo ex superiore, ('allora colonnello de Gaulle rispondeva: «Pétain? E' morto dopo la Vittoria». Una boutade, ma che ben rileva il dualismo gollista nell'esaminare questa controversa figura. Eroe a Verdun, boia senile a Vichy: un sol uomo ma due personaggi storici non comunicanti. Il Generale «salvò» il primo e rimosse l'altro. Fu lui a introdurre i fiori sul sepolcro, uso cui l'unipidou, Giscard e Mitterrand non osarono derogare. Quell'abitudine era solo ipocrisia, dice Klarsfeld: «Se davvero la Francia voleva far rivivere i successi della Prima guerra mondiale avrebbe dovuto riservare egual trattamento a Foch o Joffre. Invece no. Segno che il messaggio fu politico». Adesso lui e gli altri «contestatori» esprimono «soddisfazione». Ma lascia planare un dubbio. A suo avviso, dietro la mossa può esservi semplice opportunismo. Mitterrand desiderava evitare che 1' 11 novembre «si manifestasse una protesta ancora più vigorosa» contro l'Eliseo. E su futuri nuovi passi ostenta scetticismo. «Credo che il Presidente non condannerà mai la politica ebraica di Vichy. In fondo, prima di entrare nella Resistenza, Mitterrand servì il regime vichysta». Il Paese s'interroga. L'«Expresse ha pubblicato un dossier dal quale evinciamo che i fantasmi collaborazionisti non abbandonano la Francia di Maastricht. La nostalgia per il Maresciallo sembrerebbe conoscere nuovi adepti. O meglio, non ci si vergogna più di rimpiangere un regime paternalmente autoritario, cattolicissimo, xenofobo. Passatismo? Non solo. Con la sua diffidenza per l'industrializzazione e l'appello alle campagne, qualcuno lo trova verde ante litteram. Enrico Benedetto

Luoghi citati: Francia, Maastricht, Verdun