De Mita la dc è da rifare

De Mita: la dc è da rifare Impietosa analisi del presidente sul «partito che non c'è» De Mita: la dc è da rifare Propone di azzerare il tesseramento e dare più potere politico agli eletti «Segni è astratto, l'uninominale portò al fascismo». «Il pri è stalinista» ROMA. La struttura organizzativa della de va «sbaraccata», «smantellata», perché il partito «non c'è più», almeno non come «partito popolare che organizzi i bisogni in speranze». Così dice Ciriaco De Mita, presidente della de, alle dirigenti del movimento femminile democristiano riunite ieri in convegno nazionale alla Domus Pacis. La incompatibilità fra mandato parlamentare e incarichi di governo e solo «il primo passo di una riforma radicale della de, un partito che occorre ricostruire come strumento di eia borazione di proposta, perché non c'è più il partito popolare di Sturzo» La linea demitiana sarà sviluppata in consiglio nazionale e al prossimo Congresso lungo queste direttive: si azzeri il tesseramento, la gestione del potere politico passi ai gruppi parlamentari e, su scala locale, ai gruppi consiliari per quel «congruo periodo di tempo» necessario a recuperare il ritardo accumulato rispetto alla crescita del Paese. Una strada di rinnovamento forte - spiega il presidente - lo scudocrociato l'ha già intrapresa con l'incompatibilità. Eppure, «quanti mugugni, sofismi, dubbi su chi possa o sia legittimato a prendere certe decisioni, anche se varate in tutte le sedi del partito e con l'impegno di tutti ad adottarle al più presto...». E De Mita trova «singolare» la conlesa interna per dirigere «un partito che non c'è». Propone: «Organizziamo un periodo di ricostruzione della de. C'è bisogno di un'unità dei democristiani per un'analisi impietosa, perché un sistema politico, di fronte alle difficoltà che ha, non risponde giustificandosi, ma producendo fatti nuovi». E un fatto nuovo potrebbe essere quello di affidare ai gruppi parlamentari, e localmente ai gruppi consiliari, il potere politico, riservando invece agli organi di partito la riflessione e la ricostruzione della de. Riforma elettorale: De Mita critica quelle proposte che «non sono correlale con la nostra storia, ma sono riferite, in astratto, al modello più efficiente: e la partita politica grossa è sulla ridistribuzione del potere». «Quando l'on. Mario Segni, suggestionato anche dai titoli dei giornali, propone l'uninominale e la fine dei partiti, io ho alla memoria che il sistema uninominale, senza i partiti organizzati, portò al fascismo». Segni «fa come il medico che, invece di curare sulla base della cartella clinica, fa la diagnosi su un modello di sanità in astratto ed ammazza l'ammalato». E' «positivo» che le classi dirigenti si siano accorte del livello raggiunto dalla crisi, ma «negativo» il fatto che si proponga di abol're le regole senza avere un'alternativa: «In questo modo il rise1 ' è di approvare la regola di i forza contro quella della resone». Sollecitato dai giornalisti, a margine del convegno, De Mita non ha risparmiato una battuta sulle conclusioni del consiglio nazionale del pri: «La Malfa non pensa a sbaraccare, ma pensa a chiudere. Il pri oggi è il partito più stalinista». |r. i.)

Persone citate: Ciriaco De Mita, De Mita, La Malfa, Mario Segni, Sturzo

Luoghi citati: Roma