Le lacrime del superstite

Le lacrime del superstite Le lacrime del superstite «Ho visto i mìei compagni a pezzi» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Al di là degli scarni curriculum forniti dal Viminale, le storie dei cinque agenti di polizia assassinati con Paolo Borsellino testimoniano che la mafia continua a colpire con inaudita crudeltà anche la povera gente, i «figli del popolo». Nessuna differenza, in questo, fra la violenza dei mafiosi d'un tempo al servizio dei feudatari (il massaro di fin nome della legge» che uccideva i braccianti ribelli) e quelli di oggi che lucrano miliardi con la drogaEmanuela Loi addirittura aveva chiesto di far parte di una scorta e aveva preferito lasciare un tranquillo lavoro in un commissariato. E, come la sua, le storie degli altri quattro poliziotti massacrati in via D'Amelio sono esemplari. Il più anziano - 43 anni - Agostino Catalano, nato a Palermo, era rimasto vedovo due anni e mezzo fa e ha lasciato orfane due figliole, Emanuela di 20 ed Emilia di 18 anni. Poco dopo essersi sposato Catalano, che ere poliziotto da circa tre anni si dimise, ma otto anni dopo, nel 1978, si arruolò un'altra volta: la carriera in polizia gli era sembrata l'unica soluzione per uno stipendio sicuro sebbene modesto. Era assistente capo dal 1990 e, aspirando a diventare vicesovrintendente, in settembre avrebbe dovuto frequentare un corso. Claudio Traina, pure di Palermo, 27 anni e poliziotto da cinque, aveva ottenuto nel 1991 di essere trasferito a Palermo perché a Milano, dove prestava servizio in Questura dopo essere stato anche ad Alessandria, era stato minacciato dal marito che la sua convivente, Maria Petra sia Dos Santos, aveva abbandonato per vivere con lui. Era dunque passato da un pericolo tutto sommato limitato per una comunissima vicenda sentimentale al rischio mortale della mafia. Anche Vincenzo Li Muli, il più giovane dei cinque poliziotti uccisi, nato il 19 ir*rzo del 1970, era ùi Palermo e e- 19 anni si era arruolato, frequentando quindi il corso che il 2 aprile scorso gli aveva consentito di diventare agente effettivo prima al reparto mobile, poi m Questura al servizio scorte. Un viso da ragazzino, Li Muli viveva con i genitori e con due sorelle e un fratello. Era celibe pure Eddie Walter Cosina, 31 anni, nato a Muggia un paese a 8 chilometri da Trieste dove sarebbe dovuto tornare ieri per trascorrere le vacanze con Fa madre lil padre morì 14 anni fa) e la sorella maggiore Edna di 30 anni in attesa dell'altra sorella che, in ferie all'estero, ha saputo soltanto ieri della nuova strage di mafia. Cosina era stato trasferito a Palermo soltanto 15 giorni fa. In ospedale l'unico superstite della scorta, Antonio Vullo, di 32 anni, di Palermo, è sotto choc, con lievi escoriazioni. Dopo aver frequentato a Trieste nel 1989, è al servizio scorte da 5 mesi. Sposato da un anno con Maria Letizia Maone e padre di un bambino, Vullo dice: «Ho visto una grossa fiammata mentre ero ancora sulla vettura assegnata a me e sono stato sbalzato al suo interno. Poi sono uscito e ho visto quanto era successo, i pezzi dei corpi dei miei colleglli, il corpo del dottor Borsellino». Con i cinque di domenica sono 27 gli uomini delle scorte uccisi in Italia dal 1976 a ora. Il Siulp, il sindacato unitario dei lavoratori di polizia, ha reso noto che a Palermo 271 agenti, 127 carabinieri e 70 militari della guardia di finanza scortano 22 uomini politici, 47 giudici e 16 personalità varie. la. r.l