Una agricoltura corretta è la miglior difesa contro l'erosione del suolo

Una agricoltura corretta è la miglior difesa contro l'erosione del suolo AMBIENTE Una agricoltura corretta è la miglior difesa contro l'erosione del suolo STIAMO perdendo nelle varie forme di erosione più o meno la stessa quantità di terre che riusciamo a bonificare, afferma il direttore generale della Fao, Edouard Saouma. Dei tre elementi che compongono la biosfera, il suolo è il più complesso e quello che più facilmente può essere distrutto. Eppure quella che è la risorsa naturale per eccellenza (senza suolo non vi sarebbe «crescita») viene spesso trascurata o non valutata nella giusta dimensione. La perdita degli elementi nutrienti dei terreni agricoli non riduce soltanto i raccolti, ma aumenta i rischi della siccità, poiché ad essa si accompagna la distruzione della materia organica ed una inferiore capacità dei suoli di ritenere le acque. All'agricoltura vengono troppo spesso addebitate colpe ingiuste per l'inaridimento dei suoli. Essa può invece contribuire a mantenerli fertili usando tecniche adeguate e rotando i raccolti, integrando l'uso dei fertilizzanti minerali a quello della massa organica disponibile localmente. Ma bastano poche scelte sbagliate per causare reazioni a catena che si tramutano in erosione, desertificazione o salinizzazione fino a ridurre la terra in polvere. Un raccolto medio di grano, sottolinea la Fao, toglie al terreno da 100 a 150 chilogrammi di sostanza nutriente per ettaro ogni anno. Nutrienti che vanno rimpiazzati. Un rapido sguardo al consumo mondiale di fertilizzanti indica che il loro consumo medio si aggira sui 90 chilogrammi di azoto, fosfato e potassio per ettaro. Alcuni Paesi industrializzati ne usano dosi massicce, fino a 700 chilogrammi per ettaro, contro gli 11 dell'Africa (esclusi i Paesi nordafricani), i 48 dell'America Latina ed i 62 dell'Asia. L'uso massiccio di questi fertilizzanti minerali può provocare il degrado dei suoli negli ecosistemi particolarmente fragili e pone un altro grave problema, quelle dell'inquinamento delle falde acquifere. Fino a una decina di anni fa le conoscenze sul potenziale pro¬ duttivo dei suoli erano schematiche. Una stima semplicistica suddivideva le terre in un 20 per cento troppo fredde, 25 per cento troppo secche, 20 per cento troppo in alto o in conche troppo basse, 5 per cento troppo umide e 10 per cento troppo poco fertili per la produzione agricola. Del 20 per cento considerato adatto all'agricoltura, soltanto la metà era coltivata. Un inventario globale delle risorse dei suoli arrivò agli inizi degli Anni 80, con la pubblicazione della mappa mondiale dei suoli, che avrebbe aperto la strada ad una serie di ulteriori importanti ricerche sulla desertificazione ed altre forme di degrado, incluso l'impatto della pressione demografica. Dal 1950 in poi, in quasi tutto il Terzo Mondo i terreni adibiti all'agricoltura sono andati aumentando nonostante l'impoverimento e l'infertilità dei suoli e benché l'inurbamento abbia continuato ad ingoiare terreni agricoli per fare spazio a strade e ad altre infrastrutture. Costrette a trovare nuovi spazi per l'agricoltura, le popolazioni rurali hanno occupato i pendii e le terre meno favorevoli, spesso ricorrendo al disboscamento. Ma non vi è soltanto l'azione dell'uomo a minacciare il territorio; vi è spesso il problema dell'intrusione delle acque marine o fluviali che tendono ad impossessarsi di sponde e coste. Il mare che si infiltra nelle terre e nelle acque costiere costituisce un grave problema per la produttività dei terreni agricoli. Se il livello del mare dovesse aumentare, questo significherebbe un ulteriore sconfinamento delle acque saline, con serie riper¬ cussioni per le attività agricole e per l'inquinamento dei corsi d'acqua dolce. Un problema tanto serio quanto inesplorato che la Fao ha intenzione di approfondire cominciando con il bacino del Mediterraneo e Paesi come il Marocco, la Tunisia, l'Egitto e la Siria. Entro la fine di questo secolo la produzione alimentare sarà aumentata del 39% in America Latina, del 26% nell'Africa subsahariana, dell'I 1% in Asia (esclusa la Cina) mentre non aumenterà affatto nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Il totale del territorio agricolo ai primi degli Anni 80 ammontava a 770 milioni di ettari ed entro il 2000 si sarà dovuto espandere dell' 11% cioè di 83 milioni di ettari; di questi, la metà dovrà sostenere il fabbisogno alimentare dell'America Latina. «E' possibile - dice Wim Som ■ broek, direttore della divisione che alla Fao si occupa dei suoli e delle acque - avere uno sviluppo agricolo compatibile con l'ambiente, valido tanto dal punto di vista ecologico quanto sotto gli aspetti economico e sociale, praticando sistemi di nutrimento integrato delle piante che assicurino i raccolti, oggi e domani». Francesca Steinman

Persone citate: Edouard Saouma, Francesca Steinman, Wim Som