Primo non farsi mangiare

Primo, non farsi mangiare FARFALLE Primo, non farsi mangiare Ingegnose strategie per sfuggire alla catturq NESSUN insetto sembra più fragile e indifeso della farfalla. Non possiede armi naturali: né il pungiglione delle vespe o delle api, né la dura corazza dei coleotteri. Sembra assolutamente alla mercè dell'appetito altrui. E invece ne esi-; stono sulla terra 150 mila specie, rappresentate ciascuna da un numero astronomico di individui, che se la cavano brillantemente, nonostante la loro presunta vulnerabilità. Come fanno? Quando un nemico la insegue, la coloratissima Kallima asiatica elude l'inseguimento posandosi su un mucchio di foglie secche. E improvvisamente scompare. Rimane invisibile anche all'occhio dell'osservatore più esperto, perché la faccia inferiore delle ali riproduce con una perfezione che ha dell'incredibile la forma, il colore, l'aspetto di una foglia avvizzita. E la rassomiglianza non si limita all'imitazione del contorno, delle nervature e del peduncolo. Giunge a riprodurre nelle false foglie le macchiette o i forellini prodotti in quelle vere da funghi o da muffe parassite. Anche le nostre vanesse dalle ali fulve macchiate di nero sul cui margine spiccano tante piccole falci di un bel celeste cielo, lasciano in asso l'inseguitore quando si posano sul tronco di un albero. In posizione di riposo, le ali combaciano perfettamen- te, nascondendo la faccia colorata e mostrando invece la pagina inferiore che ha lo stesso colore di una corteccia rugosa. La selezione naturale imposta dai predatori ha portato poi alcune farfalle ad evolvere una particolare strategia vincente: la capacità di ricavare sostanze di sapore repellente, spesso tossiche, dalle piante di cui si nutrono allo stato larvale. Così i bruchi delle monarca nordamericane (Danaus plexippus) si cibano di asclepiadacee, piante assai velenose, e gli adulti risultano immangiabili. Se un uccello ne addenta una, la sputa immediatamente e impara che quella è una specie da evitare. Ma c'è una farfallina inerme (Limenitis archippus) che copia alla perfezione forma, disegni e colori della monarca. Come ha detto il naturalista inglese Henry Bates che per primo ha scoperto il fenomeno, diventa «una pecora in veste di lupo». Resta da scoprire come diavolo facciano a sopravvivere le farfalle incapaci di mimetizzarsi o di secernere sostanze tossiche. Una prima risposta la dà una ricerca fatta da Peng Chai e da Robert Srygley, da cui risulta che farfalle commestibili e farfalle non commestibili (per gli uccelli) hanno forma diversa e un diverso modo di volare. Le specie commestibili sono più robuste e hanno un volo più erratico. Lo zoologo americano James H. Marden trascorre vari mesi nel Corcovado National Park nel Costa Rica, acchiappando farfalle, sezionandole e pesando con certosina pazienza le varie parti del loro corpo con una Mancina elettronica. E' un lavoraccio, ma dà i suoi frutti. Egli conferma che esiste effettivamente una differenza, tra specie commestibili e non commestibili, per quanto riguarda la distribuzione della massa corporea. Nelle prime, che hanno maggior bisogno di fuggire rapidamente, la massa corporea investita nei muscoli del volo è veramente considerevole: 35 per cento nelle femmine, 41 nei maschi. Mentre nelle seconde, protette naturalmente dalla colorazione mimetica, c'è un minor investimento nei muscoli del volo: soltanto il 22 e il 28 per cento rispettivamente. Si tratta ora di stabilire se il maggior investimento nei muscoli del volo nelle farfalle commestibili consenta effettivamente a queste specie di sottrarsi alla cattura. Le farfalle hanno indubbiamente a loro vantaggio il singolare modo erratico di volare, per cui l'inseguitore, se vuol tenere loro dietro, è costretto a compiere continuamente brusche virate. Lo studioso ricorre ad una serie di calcoli applicando il secondo principio della dinamica e riesce a scoprire che il novantacinque per cen¬ to delle farfalle più vulnerabili ce la fa, ossia riesce ad accelerare il volo più degli uccelli insettivori che le inseguono. L'accurata misurazione delle varie parti del corpo delle farfalle rivela che le specie non commestibili sono cattive volatrici in confronto a quelle commestibili, perché sono più pesanti. Le femmine infatti hanno grossi ovari, in grado di ospitare più uova, mentre i maschi posseggono una maggior massa intestinale. Un'ultima scoperta di Marden. Le colorazioni brillanti non sono monopolio esclusivo delle specie repellenti, che sembrano lanciare agli uccelli il messaggio «Non ti conviene mangiarmi. Ho un pessimo sapore». Ci sono anche specie commestibili in Costa Rica che hanno particolari colorazioni e iridescenze. Ma sono quelle più veloci degli uccelli che, con il loro volo estremamente erratico, costringono a un inseguimento difficilissimo con continui cambiamenti di direzione. Anche in questo caso gli uccelli finiscono per riconoscerle. Ma il messaggio che proviene da queste creature imprendibili si può interpretare come un: «E' mutile che sprechi tempo ed energia, tanto non riesci a raggiungermi». Isabella Lattes Coifmann Alcune mangiano piante velenose per assumere un gusto sgradevole E le specie più appetite hanno imparato7 Svolare a zig-zag ' I : Il ; ' ; AlcpiapeunE lpiùhaSv E Mercgiare catturq

Persone citate: Henry Bates, Isabella Lattes Coifmann, James H. Marden, Kallima, Marden, Peng Chai, Robert Srygley

Luoghi citati: Costa Rica