LOLA, LA BALLERINA CHE STREGO' LUDWIG

LOLA, LA BALLERINA CHE STREGO' LUDWIG LOLA, LA BALLERINA CHE STREGO' LUDWIG PER una rosa rossa, Ludwig di Baviera perse il trono. Travolto da quel dono, travolto dalla passione per la donna che glielo stava porgendo, il sessantenne re-poeta, dopo due anni di passione, in una notte tormentata abdicò. Era il 1848, per Monaco ultraconscrvatori e proletari sfilavano fianco a fianco, decisi a fare la rivoluzione se la «meretrice di Babilonia» che aveva tenuto in scacco il sovrano «scodinzolandogli sotto il naso» una carica di erotismo mai concessa (sostengono gli ingenui) non fosse stata cancellata dalla vita privata e pubblica del monarca. La bufera rivoluzionaria che stava travolgendo l'Europa delle monarchie, in quell'oasi provinciale della Mitteleuropa prese il nome di una ballerina: Maria Dolores Eliza Rosanna Gilbert, in arte Lola Montez, contessa von Landsfeld per volere del re ammaliato. Un Cesare travolto dai tempi potè vantarsi, nelle righe dei biografi, di aver perso la corona per un «Kavalierdelikt», un peccato da gentiluomo troppo condiscendente con il gentil sesso. Dopo aver scandalizzato l'intero vecchio continente, da Lon¬ dra a San Pietroburgo, aver fatto innamorare Liszt, Alexandre Dumas padre - ma c'è chi giura anche il figlio -, essere stata pupilla di George Sand, aver fatto impazzire di bramosia e gelosia nobili e nababbi dell'epoca, aver fatto scomodare dozzine di padrini in duelli più o meno da farsa, si concludeva, con uno sberleffo della storia, il primo atto della vita-feuilleton della donna più amata e disprezzata dall'epoca Biedermeier. Primo atto perché la sua energia le permise di ricostruirsi una «verginità» tra i cercatori d'oro d'America e d'Australia - dove era diventata Mount Lola - e di finire i suoi giorni a New York citando Aristotele e Virgilio in un manuale di etichetta e di bellezza ad uso delle buone signorine. Una faticaccia, quella di Roberto Giardina, autore della biografia Lola Montez (Rusconi, pp. 415, L. 38.000), che per inanellare, con un minimo d'attendibilità, le mille avventure della ballerina ha dovuto schivare le trappole di cui la «contessa» ha disseminato le sue Memorie e le esagerazioni delle gazzette. Bugie raccontate ad arte, a partire dall'età, con l'immediato effetto di ingarbugliare amori e fatti storici. Per vederci un po' chiaro, Giardina ha dovuto graffiare quella patina di mitologia e di pettegolezzo che tempesta la vita di una donna estremamente volitiva ed arrivista decisa a dipingersi come suffragetta ante litteram e rivoluzionaria. Quando George Sand le offro il sigaro, lei risponde «già lo fumo»: bugia. Conosce Mazzini, ancora bimba, e nelle cronache posteriori è «la sua amante». Ammira Marx e Michail Bakunin - che ha un debole per lei -, ed ò già barricadera, pur non rinunciando a spillare quattrini a qualunque «pollo» le passi per le mani. Ha sangue irlandese, ma nel mito è la caliente spagnola di nobili origini con la vita segnata dalla guerra civile che flagella la sua terra d'adozione. Prima al seguito del padre, poi del marito, soggiorna a lungo in India e che le capita? Ovviamente di essere rapita da un principe che ne fa la favorita del suo harem. Naturalmente lo lascerà con un palmo di naso grazie ad una fuga rocambolesca, salvo aver prima creato scompiglio in quella terra «generosa e selvaggia». Non c'è personaggio degno di menzione nell'epoca compresa tra il Congresso di Vienna e il '48 che non abbia sfrucugliato: lo zar Nicola I si apparta con lei; il Kaiser Guglielmo la vuole a Sans-Souci; non si fa sfuggire Mettermeli e Luigi Napoleone; Wagner la snobba: «E' una donna dagli occhi svergognati», ma che importa a Lola, ammirata da Victor Hugo o da Théophile Gautier, a cui preferisce comunque Balzac, di cui condivide la nostalgia per la Russia? Per i patiti della congiura, la ballerina altro non è che un'invenzione della massoneria, un demone evocato dall'inferno per contrastare il partito dei gesuiti. Non era una gran bellezza, Lola Montez, anche se il povero Ludwig le scriveva in versi che nessuna perla esisteva al mondo migliore di lei. Forse la sua arma più micidiale fu quella di non concedersi mai: solo la caviglia, una straripante carica erotica. Ad un amante confessò: «Si tranquillizzi, a me gli uomini non piacciono, comunque, belli o brutti». Dovette certo patire le pene dell'inferno, la povera Lola, per costruire il suo «impero» proprio su quei «segreti dell'alcova» che tanto poco la coinvolgevano. Pier Luigi Vercesi Maria Dolores Eliza /{osanna (iilberl. in arte Lola Montez, conlessa con Landsfeld, sedusse Ludici}!: di Baviera