CELATI SI FA IL MONUMENTO

CELATI SI FA IL MONUMENTO CELATI SI FA IL MONUMENTO IN Narratori delle riserve (titolo tanto seducente quanto avventuroso) Gianni Celati raccoglie una varietà di testi e racconti, anzi raccoglie una varietà di autori (noti e non noti), alcuni dei quali sono rappresentati da un solo testo, altri da più scritti. Si tratta in genere di testi autonomi (e inediti), qualche volta di brani da opere più ampie (e già pubblicate). Confesso che durante la lettura della raccolta non sfuggivo a un certo disagio, certo non provocato dagli scritti che via via leggevo (alcuni davvero interessanti) ma dall'autore che li aveva raccolti. Narratori delle riserve mi appare impresa sospetta di presunzione (nel senso che dichiara un obiettivo diverso da quello che persegue). Un po' come quel signore che nelle generose elargizioni che non fa mancare agli handicappati non è mosso dal sentimento grande della solidarietà ma dal sentimento grande che ha di sé. In fondo Narratori delle riserve non è altro che una antologia. E che cosa sono le antologie? Sono uno squarcio trasversale o uno sguardo orizzontale aperto su un periodo o su una determinata porzione della realtà letteraria per uso didattico o comunque a scopo dimostrativo. Comunque servono sempre a chi legge, per meglio (o più rapidamente) orientarlo nella comprensione di quel particolare periodo o fenomeno o, anche, per piegare (forzare) la sua attenzione verso quella o questa prospettiva critica. L'antologia di Celati, al contrario, serve soprattutto all'autore. Gianni Celati non si sforza di dar conto di una realtà preesistente o, comunque, non è questo il significato prevalente del suo gesto di «raccoglitore». Il suo non è uno sguardo orizzontale, teso ad esplorare questa o quella sezione della scrittura letteraria ma è uno sguardo circolare e a tutto campo volto a individuare quelle testimonianze (dovunque si trovino e qualunque sia il loro valore) che, trasportate in territorio amico, e sovrapposte l'una sull'altra (come pietra su pietra) siano capaci di erigere un monumento alla sua (di Celati) intelligenza della letteratura. Narratori delle riserve è un omaggio che l'autore fa a se stesso e con il quale si ringrazia per la sua perspicacia e si firma un attestato di serietà. E che Celati sia uno scrittore intelligente e serio non vi è dubbio; qualche dubbio persiste (anzi qualche imbarazzo ci prende) nell'accorgerci che egli (Celati) da qualche tempo tende a spingere verso una soglia narcisistica la consapevolezza della sua intelligenza e della sua serietà. Celati ama la scrittura «che basta a se stessa, nel senso che non ha bisogno di ricorrere a stimolazioni esterne, ai problemi sociali e di attualità, a qualche tipo di saputezza o a rivelazioni eccitanti». Ama nella scrittura «un atteggiamento che è come quello della lettura, uno sguardo che ripercorre le cose come leggendo un testo già dato». E che questi siano i suoi convincimenti appassionati ce lo ha rivelato da tempo con le sue opere fino all'ultima Verso la foce che quando uscì apprezzammo e celebrammo come un esempio degno del grande Perec. Ma negli ultimi anni, forse tradito dalla solitudine in cui si è chiuso, Celati ha sbagliato la misura dei suoi slanci, scambiando la giustezza delle sue intuizioni estetiche con la necessità di predicarne la verità. In altre parole, Celati si è fatto vate e i vati sono pericolosi così indecisi fra l'imperiosità del richiamo (di cui si sentono privilegiato oggetto) e l'amore di sé. A questo punto nulla è più bastevole per soddisfare la sua ansia; le sue opere letterarie non sono uno specchio sufficiente in cui riflettersi (e ammirarsi); ci vuole qualcos'altro e di più. E allora Celati si fa regista di cinema e con un gruppo di gitanti realizza un film in cui ripercorre (e perlustra con occhio minuzioso) un itinerario perduto della Pianura Padana. Ma non basta ancora: convinto che scrivere (non importa se con le parole o con le immagini) non è scoprire il mondo ma è sempre riscoprirlo e dunque che «il visibile è sempre il già visto, il dicibile è sempre il già detto» Celati si mette alla ricerca di opere che allarghino lo specchio in cui questa verità, di cui si sente il solitario e insieme felice profeta, si rifletta e rifulga. E nascono i Narratori delle riserve in cui confluiscono autori che, tuttavia, a ben guardare, hanno poco o nulla a che fare (o se hanno a che fare è solo per caso) con il significato che la raccolta esibisce e cui mira. Infatti Nico Orengo e Ermanno Cavazzoni, Ginevra Bompiani o Valerio Magrelli, Alice Ceresa o Sandra Petrignani, Luigi Monteleone o Gaetano Testa sono autori ciascuno con una storia propria e diversa e comunque lontana da quella auspicata da Celati. E' che Celati si è appropriato di matoriali non suoi per costruire una cosa tutta sua o comunque funzionale ai suo' fini: erigere la statua della sua genialità. Angelo Guglielmi Gianni Celati Narratori delle riserve Feltrinelli pp. 318, L 32.000 Lo scrittore Gianni Celati